Game 34: Charlotte Hornets @ Denver Nuggets 115-107

Intro

Siamo a un passo dal Natale, la festa che più di altre annuncia la nascita della speranza.

Questo perché Gesù, bambino, incarna la purezza e l’innocenza di un messaggero ricolmo di insegnamenti che vogliono dar speranza, anzi, certezza ai credenti.

Anche il Dalai Lama si reincarna in un bambino da individuare nel buddismo ma la speranza esiste anche da prima che i dogmi religiosi principali di oggi si affermassero.

Anche per i pagani pre-cristiani il 25 dicembre rappresentava il giorno della nascita del Sole invincibile per cui secondo questa teoria la nascita di Gesù non sarebbe esattamente certificata ma corrisponderebbe per comodità all’antica festa pagana.

Anche qui però notiamo come al centro della speranza ci sia la luce del nostro astro madre che si rigenerava con le stagioni uscendo prepotentemente dopo il rigido inverno.

La parola ne suo etimo (spes) indica una fiduciosa attesa.

Il sentimento però è molto vago nel suo insieme perché la speranza può essere debole, forte, pensata, fondata su validi criteri oppure totalmente inconsistente.

Di certo, nel frattempo venga attesa o disattesa la speranza è incertezza che sorregge l’utopia dell’uomo.

Credere in qualcosa, sia essa vera o falsa può dare un senso momentaneo di fiducia che in determinati casi (quando una persona è coinvolta direttamente) può aiutare a superare gli ostacoli.

Per scalare le alte vette innevate del Colorado e della Mile High City, Charlotte dovrà fare affidamento sulle talentuose e brillanti giovani leve.

Chi meglio dei nuovi giovani giocatori può rappresentare la speranza di un futuro luminoso per Charlotte?

Riuscirà Charlotte a muovere la classifica grazie a un atteggiamento mentale atto a superare la montagna di Denver alla vigilia di Natale dopo ben tre sconfitte consecutive preoccupanti?

James Bouknight (visto da me con Sid tra i ghiacciai delle Montagne Rocciose), scelto al Draft più recente, incarna le nuove speranze dei giovani Hornets per superare le montagne del Colorado.

Andamento della partita

I quintetti con il rientro di Hayward.

Nonostante la palla a due vinta da Jokic il Big Honey falliva il primo jumper mentre Charlotte con pazienza trovava Ball per l’open dalla diagonale sinistra che portava i Calabroni in vantaggio.

Denver rispondeva con Jokic in turnaround ma un’infilata verticale di Rozier con appoggio valeva il 5-2 aumentato da un catch n’shoot di Bridges dall’angolo sinistro prima di due punti di Jokic che in transizione prendeva troppi rimbalzi per fallire da sotto l’ultimo tentativo.

Charlotte rubava palla a Jokic con ball in ripiegamento e partiva in transizione con l’appoggio intenzionale di Rozier alla tabella per la dunk volante di Bridges del 10-4.

Gancio di Jokic dal post basso destro e tripla di Hayward comoda dalla sinistra (13-6), fallo di Bridges sul tentativo di jam di Green e due FT in arrivo per il Verde Nuggets che a 6.55 splittava.

Da un dribble hand-off Bridges portava a casa l’appoggio in uno contro uno in velocità quindi Cancar – servito da Jokic – realizzava da sotto.

A 5.23, Oubre Jr. (al secondo tentativo) faceva centro da oltre l’arco e ball in difesa favoriva la schiacciata di McDaniels (FT addizionale mancato) per il 20-9.

A 4:44 un fallo di Oubre per spinta su Campazzo a metà campo mandava in bonus i Nuggets poi McDaniels a 4:20 stoppava Jokic in aiuto a Richards e 6 secondi più tardi era Ball in help a stoppare ancora il Joker incredibilmente.

La partita cambiava quando la panchina dei Nuggets, in particolare Rivers, entrava in campo, due sue triple accorciavano il gap a 4 punti (20-16) prima di una possente dunk di P.J. Washington quindi una correzione dello stesso numero 25 e un tecnico a un nervoso Campazzo a 2:25 restituivano 9 punti di vantaggio a Charlotte colpita però da una tripla di Campazzo e da un’altra granata di Rivers (3/3) su Oubre Jr. mentre due schiacciate di Nnaji completavano il parziale da 0-10 con il quale i Nuggets passavano avanti 25-26 anche se due FT di Miles chiudevano il quarto lasciando un punticino di vantaggio agli Hornets.

Il trend ravvicinato continuava con Ball al vetro, due FT di Green a 10:56, tripla di Green dal corner (29-31) e risposta di Rozier a 10:55 (32-31).

Charlotte aggiungeva un hammer a una mano pazzesca di McDaniels ma l’errore da tre di Hayward in transizione con spazi era punito da Green che infilava i punti del pareggio.

Rozier riprendeva il vantaggio con un catch n’shoot 3 ma Cancar dal corner sinistro lanciava un arcobaleno che accarezzava il cotone per il nuovo equilibrio a quota 37.

Due FT di Hayward a 8:13 restituivano il vantaggio ai bianchi e poi Rozier sulla stessa azione mancava una tripla, si faceva stoppare ma lanciava anche McDaniels in alley-oop vincente prima che Hyland a 6:57 trovasse il fondo del secchio da oltre l’arco (41-40).

Ball, nell’arena con il suo stesso cognome mandava dentro due FT ma Green con un paio di colpi issava i Nuggets sul +1, un sorpasso che gli Hornets accusavano perché si scioglievano tra TO e soprattutto rimbalzi concessi e su uno di questi Jokic riprendendo da un suo errore infilava il 44-50.

Il time-out di Borrego non serviva, Cancar due volte da sotto trovava una difesa di Charlotte inesistente con P.J. Sul parquet e quando Campazzo sparava sui ferri un pallone che entrava grazie allo spin, Charlotte finiva sotto di 14 (45-59) prima di vedere una dunk cattiva di Miles ma Morris da tre sul giro di passaggi aveva spazio per la tripla del 47-62…

Oubre Jr. rispondeva da fuori dalla sinistra però da una second chance i tre punti di Campazzo restituivano una quindicina di punti alle Pepite che erano colpite da Miles (second chance) prima dell’intervallo per il 52-65, un punteggio deterioratosi in pochi minuti per Charlotte con scelte tattiche errate e reiterate di Borrego.

25,9% da 3 punti contro il 50,0% e 28-37 a rimbalzo decidevano la partita con brutte percentuali dal campo di Rozier e Hayward.

Ripresa che iniziava con due punti di Cancar restituiti da Plumlee servito alla mano da Ball sotto canestro quindi Green in transizione verificava l’inconsistenza della difesa di Charlotte prima dell’errore da due di Hayward che riprendendo serviva Rozier sulla sinistra per un open catch n’shoot da tre vincente.

A 9:29 Ball realizzava con esitazione e cambio velocità superando il suo uomo e Jokic il 59-69 mandando Malone in time-out.

Jokic mancava il tiro da dotto sfiorato da Plumlee ma sul rimbalzo non falliva e Ball poteva solo con un elbow jumper ripristinare il -10 che tuttavia crollava perché Charlotte tentava quasi esclusivamente triple che si infrangevano sull’anello mentre la bomba di Barton a 6:27 segnava il -17 (61-78).

Nonostante 5 punti di Ball i Nuggets rispondevano con altrettanti di Barton portandosi a 3:12 sul 71-90, un divario sulla ventina ormai difficilmente colmabile anche in relazione alla povertà di gioco proposta in attacco.

Dentro anche Ish Smith per dare un po’ di verve all’attacco ma nonostante un assist per McDaniels e un paio di canestri su tre tentativi personali il divario a fine quarto si ancorava a un glaciale -17 (77-94).

Il pieno garbage time era in parte evitato da Oubre Jr. che dopo una steal su Hyland segnava da tre punti dalla destra venendo toccato: 3 and one a 10:09 poi a 8:38 in entrata altro fallo su di lui consentiva all’ex Warriors di ricavare altri tre punti.

Rientrava Jokic ma due liberi di Oubre Jr. a 7:06 trascinava a -5 (93-98) il volo dei Calabroni che vedevano Oubre Jr. sprecare una schiacciata sul ferro dopo una buona steal ma Rozier riprendendo a 6.49 portava gli Hornets molto vicini e il pari arrivava a 5.30 per mano di P.J. Washington a 5:30 dalla fine.

Un fallo fischiato contro Ish Smith (personalmente sembrava più Campazzo ad andare a spingere il numero 10) costava due liberi a Charlotte che recuperava con l’alzata di Oubre Jr. su Jokic.

La bench rimaneva in campo essendo in ritmo e il flusso magico continuava con una stoppata di McDaniels in aiuto a P.J. Su Jokic in difesa mentre a 3.15 P.J. Washington flexava dopo aver emesso una tripla per il 104-101.

Entrata di Jokic, pull-up fallito da Rozier ma liberi recuperati e splittati, Green in mischia, 105 pari.

Per districare la situazione P.J. Folgorava nuovamente le Pepite facendole brillare da oltre l’arco con carica dinamitarda ma un suo incrocio lontano da canestro consentiva a Jokic di realizzare due punti bonus in lunetta: 108-107 a 1:16 dal termine.

P.J. Vestiva i panni dell’uomo assist con drive e bound pass verticale per la schiacciata di McDaniels sula linea di fondo e la steal di Ish Smith su Jokic completava quasi l’opera che, con una pennellata dall’angolo sinistro lo stesso play giramondo, terminava con la ciliegina da tre punti servito da P.J. Washington: 113-107 a .38.3 dalla fine.

Denver a vuoto e due FT di Rozier chiudevano de facto la partita a :24.8 grazie a una difesa avversaria nel finale non perfetta e alla voglia della nostra bench che faceva la differenza sui due fronti trascinando al miracolo di Natale la squadra compresi i titolari entusiasti in panchina.

Ball out nel finale per lasciare spazio a Smith termina con 16 punti. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

Analisi

In una partita dal terreno sconnesso, dopo il buon avvio i Calabroni si disconnettono nel secondo quarto nelle percentuali al tiro mentre nel terzo quarto si vedono a un tratto i peggiori Hornets dell’anno con una difesa inesistente e zero gioco, solo tiro da tre senza ritmo che non funziona.

Dal -19 Charlotte rientrava incredibilmente con Ish Smith, mandato sul parquet per tentare il tutto per tutto a tempo perso contro una difesa che qualcosa avrebbe potuto concedere in velocità.

Quando Oubre Jr. con due and one portava a casa 7 punti Charlotte si riavvicinava, quindi toccava a P.J. Washington a riaprire totalmente il match e ancora Smith a chiuderlo incredibilmente dopo averlo dato ormai per perso.

57-42 il confronto tra panchine, 28-23 negli assist, 11-15 nei TO, 8-2 nelle stoppate risolvono la partita nonostante il fastidioso 6-24 nei fast break con i quali i Nuggets avevano promesso di chiudere la partita ma le percentuali nettamente più alte di Denver si sono abbassate nel finale (quando Charlotte ha chiuso gli spiragli su Jokic e soci) risultando solo leggermente migliori di quelle degli Hornets (41,5% Vs 41,7% dal campo e 34,0% Vs 35% da 3 punti).

La costruzione del gioco degli Hornets è stata decisiva.

Non bastano ai Nuggets i 54 rimbalzi contro i 50 di Charlotte, ben 21 a opera di Jokic (13/34 e 5 assist oltre 6 TO) capace di convertirne molti in rapide second chance che lo trascineranno a 29 punti totali nonostante gli Hornets gli dedichino un’attenzione speciale, decisiva però nel finale.

Per Denver anche altri 6 giocatori in doppia cifra ma tutti appena sopra la decina di punti: 12 pt. Per Campazzo, 11 per il quartetto Jeff Green, Cancar, Barton e Rivers mentre JaMychael Green chiudeva con 10 pt..

LaMelo Ball: 6,5

16 pt. (5/11), 5 rimbalzi, 4 assist, 4 rubate, 1 stoppata, 3 TO in 24:56. A parte la stoppata su Jokic, apre le danze del match con una tripla che rimarrà l’unica a bersaglio su 5 tentativi totali. Meglio da due punti, decisamente concreto in affondo o tiro, anche se gioca una discreta partita, rimane fuori nel finale perché Smith è on-fire.

Terry Rozier: 6,5

17 pt. (5/15), 7 rimbalzi, 4 assist, 2 TO, +15 in +/-. 4/10 da fuori e solo 1/5 da due punti ma a prescindere dall’appoggio al vetro per la schiacciata di Miles. Dopo aver sbagliato qualche tiro di troppo in diversi momenti anche se segna la tripla del 57-69 in un momento delicato, non si intende con Plumlee un paio di volte lasciando due TO sul campo ma nel finale fa il play riuscendo a dare una palla semplice ma buona a P-J.

Gordon Hayward: 4

6 pt. (1/10), 4 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 2 TO in 29:59. Non è ancora a posto con la schiena probabilmente ma è imbarazzante al tiro e l’1/10 penalizza fortemente gli Hornets. In più si unisce ai compagni nel terzo quarto nel prendere e tirare da tre senza ritmo sebbene sia un veterano, aggiunge uno sdeng ai precedenti finendo con un 1/5 da dentro e da oltre l’arco.

Miles Bridges: 5,5

16 pt. (6/14), 5 rimbalzi, 3 assist, 2 TO in 26:11. Alcune ottime entrate in corsa ma nei momenti decisivi, come Hayward, si perde in attacco e difesa con un pessimo 1/7 da tre reiterando quel tiro dalle diagonali diventato meno fluido e un po’ corto. Il -14 in plus minus racconta le sue difficoltà.

Mason Plumlee: 6

3 pt. (1/3), 6 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata, 3 PF in 19:46. Buona partenza sull’ex compagno Jokic anche se commette due falli veloci all’inizio. Rimane ancora un po’ sul parquet. Non è così bravo quando rientra nel secondo tempo. Il serbo gli prende le misure e al limite se sbaglia la prima volta, corregge. Un solo canestro con la palla data da Ball alla mano nel suo marsupio sotto canestro.

Kelly Oubre Jr.: 7,5

23 pt. (7/15), 4 rimbalzi, 1 assist, 4 rubate, 1 stoppata in 32:19. Stava giocando un po’ a sparacchiare senza troppa convinzione poi gli entra un 3 and one su difesa aggressiva di Rivers e decide poco dopo di entrare in area per appoggiare trovando un two and one. Decisivo nel portare punti rimonta. Mani rapidissime sui tentativi degli avversari, una specie di riccioluto super saiyan nell’ultimo quarto.

Ish Smith: 9

9 pt. (3/6), 2 rimbalzi, 4 assist, 2 stoppate, +27 in +/- in 14:48. Mossa disperata di Borrego sul finir del terzo quarto che paga immediatamente. Un paio di canestri poi un paio di passaggi a vuoto (tiri fai da te) subito ripresi con ottimi assist. Un close-out in angolo con stoppata volante alla Mourning su Hyland. Passaggio con tripla per Oubre Jr., steal a Jokic e tripla finale ammazza partita e caffè con correzione gusto vittoria Hornets. Big game per lo small player che nel finale resta in campo per inerzia al posto di Ball.

P.J. Washington: 7,5

13 pt. (5/6), 9 rimbalzi, 5 assist, 2 stoppate, 4 PF in 26:41. Inizia bene in difesa in maniera aggressiva poi sembra tornare uno dei peggiori quando oltre a commettere qualche fallo non riesce a farsi rispettate sotto le plance ma inverte la tendenza nel tiro da tre. Di solito nei momenti importanti non gli riesce, stasera ne infila tre importantissimi con buona mano nei momenti decisivi e riscatta la sua difesa nel finale. Nel finale incandescente il passaggio sotto per McDaniels e l’apertura per la tripla di Ish Smith in angolo sinistro sono sue. Ottima condivisione della sfera con i compagni per far girare l’attacco.

Jalen McDaniels: 6,5

12 pt. (6/13), 6 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata. Peccato sbagli i tiri da fuori finendo con uno 0/4 ma a parte questa nota stonata nella serata si fionda diverse volte a canestro segnando di destra con una hammer per il 34-31 replicando con forza su Jokic nel secondo tempo, posterizzato. Fa piacere notare questa decisione, questa bidimensionalità, questo dualismo di un giocatore che troppo spesso era abituato a colpire sugli scarichi in angolo. In difesa va in aiuto a stoppare alla grande Jokic.

Nick Richards: 6

0 pt. (0/1), 2 rimbalzi, 1 assist in 2:16. Manca l’unico tentativo ma cattura un paio di rimbalzi e serve un assist. Avrebbe potuto essere utile nel pessimo periodo del terzo quarto quando Charlotte non mostra tracce di difesa nemmeno sotto il ferro…

Coach James Borrego: 6,5

Veramente spettacolo miserevole e senza idee, una squadra ai limiti delle imbarazzanti categorie armene che ogni tanto ci propinano in video meravigliosi per la passione quanto sanguinosi per gli occhi, che nel terzo quarto tocca il suo apogeo con una difesa inesistente e un attacco senza ritmo e idee che prende e tira senza ritmo o passaggi con tre punti che non entrano mai. Si va sull’orlo del collasso e persa per persa James si gioca la carta Ish. Esce il jolly e la panchina con Oubre e P.J. Washington da una gran mano. Decide di seguire il flow lasciando sul parquet le assatanate riserve e ha ragione perché la portano a casa con grinta e voglia.

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Versione 2.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.