Game 64 – Charlotte Hornets Vs Miami Heat 111-121

Intro

Tutto ciò che non si omologa a gusti costruiti e artefatti dalla cultura dominante del proprio tempo risulta incomprensibile.

Dovevano risultare incomprensibili anche le parole dei marinai veneziani che superstiti al naufragio della Querina, nel 1431 furono tratti in salvo da dei pescatori norvegesi che li salvarono da morte certa grazie a un prete tedesco che poté per loro spiegare in che situazione si trovassero queste persone esortando alla solidarietà la popolazione scandinava che rispose con generosità durante tutto il tragitto per tornare a Venezia.

Ciò che non si conosce fa paura, talvolta lo si odia così rimangono a volte inspiegabili, a volte sovrapponibili e molte volte per motivi differenti si tende ad accomunare alcuni eventi.

Se David Bowie, oltre a cantare canzoni ormai mitiche, aveva creato attraverso i colori e l’immagine che dava si sé un perfetto modello di bisessualità e Boy George con i Culture Club aveva creato un’immagine omosessuale, oggi per alcuni artisti può andare di moda utilizzare alcune icone controcorrente per crearsi un’immagine reale o furbescamente menzognera creando attorno a sé più interesse, specialmente in un tempo laddove la qualità è stata sostituita da un like.

David Bowie e la particolare immagine, la particolare ambientazione costruita nel video di Ashes to Ashes che unita alla musica crea un’atmosfera aliena aldilà del testo.

C’è una cosa che amo in tutto ciò, ovvero l’apertura mentale poiché personalmente non ricordo di aver atteso una fila davanti all’onnipotente per scegliere se nascere, quando e dove.

Se il sesso è una contingenza la nazionalità è una volubile casualità mentre sull’unicità e la ripetibilità dell’essere il punto interrogativo è ampio come l’universo.

Cosa siamo e perché siamo dunque, se non ci si ferma a leggi fisiche, rimane un puro caso strutturato da una lunga serie di eventi i quali potrebbero non avvenire mai per uno scherzo di Eolo, un soffio di vento.

Trascendere la realtà andando oltre sé stessi, il proprio io, il proprio ego, il proprio fisico e soprattutto il proprio tempo inteso come cultura e materia è un’impresa ardua essendo sempre a contatto con ciò che ci circonda eppure da esperienze al limite o di sofferenza si possono trarre insegnamenti e avere nuove energie sebbene oggi nella società dell’immagine si sarà giudicati in primis per l’impatto visivo e in secundis per la serie di caratteristiche che scaturiscono da esso, sottese nella visione stessa.

Difficile che qualcuno colga l’essere in sé reale.

Se nei rapporti interpersonali qualsiasi tentativo di esser altro può dimostrarsi vano nei confronti dell’altro, generando delusioni, in ambito sportivo la fortuna è poter esprimere le proprie qualità nel proprio campo dando la parola ai risultati.

Quasi nessuno a inizio stagione aveva colto la reale forza degli Hornets: oltre all’arrivo di Hayward, più che in Ball (il quale era più che un grosso punto interrogativo per me) credevo nella resilienza del team mostrata l’anno precedente.

Un team giovane ma affiatato che ha saputo resistere alle difficoltà anche in ambasce dovute alle traversie dei lunghi infortuni a diversi pezzi da 90.

Oggi gli Hornets, comunque vada, cercano di avvicinarsi ai PO giocandosi la partita.

Non ci sarebbe dovuta esser storia contro i finalisti dello scorso anno ma Charlotte è sul 2-0 in stagione contro Miami e se le energie che profonderà saranno capaci di trascendere il risultato i Calabroni potrebbero avere un finale in discesa.

Analisi

La partita ci dice che Charlotte è troppo mortale, poco concreta e fantasiosa al contempo, così la partita spareggio va nelle mani di Miami, la quale oggi traccia una linea di confine netta tra le prime 7 squadre e le altre tre impegnate a darsi battaglia per agguantare l’ottava piazza, vantaggio non indifferente in vista dei play-in.

Gli Hornets se vogliono avere ancora qualche speranza saranno costretti a vincere le prossime 4 partite, tutte nelle possibilità di Charlotte e aspettare di vedere se sopra qualche team commetterà più di un passo falso.

Charlotte ha preso qualche rimbalzo in meno e ha subito un 9-22 importante nei fast break che ha influenzato la partita nonostante da fuori tirasse con un 42,4% finale contro il 28,9% della squadra di Spolestra che tuttavia si è avvantaggiata nel pitturato dove gli Hornets, salvo qualcosa da P.J. non hanno saputo tenere Adebayo, Dedmond, Butler e le incursioni occasionali.

L’ovvietà è che urga un centro vero.

50-64 il computo bieco nel pitturato con un Adebayo da 20 punti e 10 assist seguito da Nunn da 19 punti, dalla coppia Dragic/Butler (il secondo sempre troppo tutelato come star NBA), da Dedmond con 14 punti e infine da Duncan Robinson, sesto uomo a entrare per gli Heat in doppia cifra con 10 punti.

Il raffreddamento di Ball e un Monk sottotono rispetto alle recenti partite con gli Heat hanno dato minori soluzioni a una squadra che è naufragata nel volgere di breve tempo.

Dal -11 a poco dalla fine del primo tempo al -7, poi a inizio ripresa ecco il -2 la perdita di Cody Martin per distorsione alla caviglia e un paio di canestri Heat che risolvono mentalmente la partita.

Gli Hornets chiudono il quarto sul -20 (80-100) e fanno riposare i titolari in vista delle prossime 4 partite che saranno oltremodo fondamentali a partire da quella magari non eccitante a Detroit ma che obbliga gli Hornets a un solo risultato.

La partita

I quintetti:

1° quarto:

Il salto della palla a due premiava Miami che usava tutti e 24 i secondi per esaltare Adebayo in fade-away dal mid range sx oltre il più piccolo Cody Martin: 0-2 grazie alla precisione.

Un taglio verticale di Ariza era servito e l’appoggio dell’ex NOLA arrivava puntuale come la drive atletica con appoggio al plexiglass di Bridges che segnava così i primi due punti Hornets.

Adebayo con un gancio su Cody martin sfruttava ancora la differenza di cm quindi, dopo alcuni errori da ambo le parti, Bridges serviva in corsa P.J. che dal pitturato metteva dentro facile il 4-6.

Rozier, intercettando un passaggio arretrato di Adebayo faceva partire la transizione triangolando sotto con Cody Martin, ultimo a smistare l’assist per il reverse di P.J. del pari.

A 8:34 la terna propendeva per il fallo di Cody Martin in blocking su Adebayo piuttosto che per lo sfondamento: two and one con FT mancato con pari di Rozier e nuovo vantaggio by Ariza che tuttavia osservava a 7:32 il vantaggio dei bianchi con la tripla dalla diagonale destra realizzata da P.J. Washington (11-1).

P.J. agganciava anche un lob nel pitturato schiacciando il +3 ma un reverse layup di Nunn e un bad pass di McDaniels che innescava due punti facili per il play di Miami in transizione a 5:48 restituivano il vantaggio agli ospiti.

Time-out ed errore di Miles mentre Adebayo portava successivamente sul +3 gli ospiti in schiacciata.

Altro errore di Bridges da fuori ma Charlotte tenendo viva il possesso segnava dalla diagonale destra con Rozier il pari a quota 16, peccato che Robinson, al settimo tentativo da fuori per Miami indovinasse la prima tripla.

½ di Biz ai liberi, seconda tripla MIA by Strus, dunk di Biz ma Butler con una finta su Bridges guadagnava due FT a 4:03 allungando sul 19-24, un +5 che resisteva a elastico dopo due punti di Graham, due di Butler, il gancio di Biz e il piazzato di Dedmond aiutato da Butler.

23-28, 24 scaduti per Charlotte e allungo sul +7 di Dragic ma Borrego rimandava in campo Ball che improvvisamente prendeva velocità in un corridoio libero in diagonale per schiacciare oltre la zona di Miami.
Reverse di Dedmond, P.J. disturbato toccava la palla che gli era sfuggita in aria per mandar dentro dal pitturato due punti acrobatici e a :42.3 un Ball non contenuto in transizione appoggiava il two and one per il 30-32.

Altro fallo in contenimento di Strus su Graham a :05.3 con il numero 4 che pareggiava dalla lunetta ma Dragic in corsa contro il tempo saltava Monk e superava Biz con il runner subendo fallo.

Two and one che chiudeva il primo tempo nonostante Ball provasse a dare la possibilità di tiro un paio di volte ai nostri con il cronometro agli sgoccioli.

Monk in azione contro Miami in serata. Questa volta Malik si fermerà a soli 11 punti. Foto tratta dal sito ufficiale degli Charlotte Hornets.

2° quarto:

Sfera in mano a Charlotte che andava a vuoto alla prima occasione ma segnava a 11:12 due liberi per il fallo di Robinson (invasione cilindro) su Graham al tiro in area.

Nunn segnava il +3 ma Ball in entrata superava Dragic cambiando elegantemente mano sull’appoggio per supera anche il tentativo di Robinson in stoppata.

Dragic segnava la tripla da sinistra (36-40), un vantaggio che aumentava dopo la schiacciata di Adebayo (38-44) costringendo ancora LaMelo a entrare in azione per realizzare il quarantesimo punto Hornets.

Nonostante ciò gli Hornets continuavano a inseguire nel quarto e la dunk di Bridges su assist di Monk (42-46) e l’open 3 in catch n’shoot di P.J. Washington frontale (50-55) rappresentavano punti importanti per resistere a un finale nel quale prima Dragic allungava sul +10 con l’appoggio al vetro (51-61) per poi trovare anche in facile entrata il +12 (53-65) ma gli Hornets a :10.3 trovavano ossigeno con un deep 3 di Graham dalla diagonale destra e da un rimbalzo di Ball traevano un baseball pass verso la pronta fuga di Rozier che tutto solo batteva il cronometro in appoggio tagliando il divario a 7 punti per il 58-65.

3° quarto:

La ripresa sorgeva con la tripla morbida di Rozier dalla diagonale destra e un jump stop di Ball che appoggiava il banker del -2 (63-65).

P.J. stoppava da dietro Butler ma per la terna il body check c’era quindi ecco i due liberi che davano il là a Miami per riprendersi un vantaggio che si dilatava dopo la steal subita da Monk con due punti facili in transizione di Adebayo.

Ball, perdeva un po’ la testa cercando un passaggio in angolo fuori misura intercettato ma si faceva perdonare tenendo Butler in avvicinamento a canestro.

Le triple di Nunn e P.J. Washington in catch n’shoot portavano la partita sul 66-72 quindi su un generoso tentativo di Martin in stoppata , la caviglia dell’ala degli Hornets si girava andando sul piede di Ariza.

Martin, sostenuto dai compagni si avviava negli spogliatoi per la distorsione mentre gli arbitri decidevano per il flagrant 1.

Uno su due di Ariza e palla in mano a Miami non sfruttata da Adebayo contro Biyombo così a 8:38 Nunn commettendo fallo sull’entrata di Bridges regalava dalla lunetta il -5 a Charlotte (68-73).

Da lì in poi però Miami accumulava vantaggio: +8 con la tripla aperta di Ariza, +11 con quella di Robinson dalla perfetta rotazione che mandava in time-out a 7:36 Charlotte sul 68-79.

Biz in aggancio dal pass di Graham si spostava per schiacciare il 70-79 ma gli Hornets resistevano ancora per poco quando Rozier segnava il 75-85 a 5:02 e poco dopo con la tripla di Monk per il 78-87 ma un fallo di Monk sulla tripla di Robinson mandava la guardia avversaria in lunetta.

Solo 1/3 per il tiratore a 4:06 tuttavia Zeller, mandato sul parquet per i problemi di falli di P.J. catturava il rimbalzo ma si faceva toglier palla da Dedmond che in tre secondi segnava il two and one complice il fallo di Cody.

78-91, un’azione chiave che lasciava qualche tossina, oltre tutto un crossover con dunk di Butler su Bridges era zelantemente accompagnata con riverenza da un fallo di Miles da dietro piuttosto discutibile.

Libero mancato ma a 3:35 il vantaggio Heat prendeva la consistente forma del +15, un gap destinato ad aumentare quando Zeller in lunetta ricavava un 2/4 che non faceva altro che avvantaggiare gli avversari.

Miami finiva con l’entrata di Dragic sul +20 (80-100).

4° quarto:

Quella ormai sporca dozzina di minuti non serviva più a nulla anche se Bridges partiva scagliando dal proprio arco la freccia dell’83-100.

Miami rispondeva con 6 punti consecutivi prima che un ghiacciato Ball segnasse dalla lunetta un solo libero.

Il finale riservava solo emozioni per i nuovi con Carey Jr. bravo a mettere un paio di tiri, McDaniels a realizzare una tripla e così si accorciava il divario sino al 111-121 finale con Spolestra a tenere in campo a lungo ancora l’asse play-centro titolare non fidandosi di un Monk capace di infilare un paio di triple.

LaMelo Ball: 6

14 pt. (6/14), 6 rimbalzi, 5 assist, 4 rubate, 1 stoppata, -17 in +/-. 5 TO in 30:17. 11 punti e 4 assist nel primo tempo, cuore della squadra, si blocca nella ripresa e la squadra non gira più. Si fa portare via una palla e fa un brutto passaggio a inizio terzo quarto. Lentamente va fuori giri forzando qualche situazione in entrata o al tiro da fuori dove arriva anche un air-ball. Ci vorranno ancora delle partite per vedere un Monk al 100% forse. Gli sprazzi visti nel primo tempo con un elegante canestro in cambio mano fanno ben sperare, forse la tenuta atletica è ancora un pochino da migliorare benché apparentemente non sembrerebbe fare sforzi eccessivi. Bell’assist lungo per Rozier che batte il cronometro a fine primo tempo e veloce nelle steal ma anche 5 TO.

Terry Rozier: 6,5

14 pt. (5/10), 3 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, -18 in +/- in 26:34. Segna un canestro importante a inizio terzo quarto con una tripla per il -4, poi cerca di resistere con la squadra in difficoltà segnando ancora a 5:02 del terzo quarto ma esce e la squadra in difesa va in barca, va da sé che finirà in panca la partita visto il gap quindi gioca meno minuti. Ne approfitta per riposare visto che già dopo la prima uscita pare provato fisicamente. Si spende anche se non eccessivamente al tiro dove va al 50,0% anche da tre con un 2/4.

Cody Martin: 6

0 pt. (0/0), 1 rimbalzo, 1 assist, rubate, -2 in +/-. 2 PF in 6:49. Parte in quintetto ma Adebayo lo batte un paio di volte sfruttando i cm nonostante il buon piazzamento in difesa, poi Borrego lo toglie quando viene vessato su un possibile sfondamento visto come blocking. Non ha i cm e il nome.

Miles Bridges: 5,5

15 pt. (4/12), 4 rimbalzi, 5 assist, -17 in +/-. 2 TO, 4 PF. 7 punti nel primo tempo, in difficoltà al tiro e in difesa (fallo su Adebayo con trattenuta nel finale per evitare due punti) che segna il terzo personale. Nella ripresa segna altri 8 punti con un paio di triple ben estratte dalla faretra ma continua a non rendere come ha fatto ultimamente. Peccato perché aldilà di cifre rispettabili non riesce a uscire vincente da diverse situazioni con un passaggio alla cieca per nessuno in orizzontale in attacco che l’arbitro si rifiuta di afferrare.

P.J. Washington: 6,5

21 pt. (9/13), 6 rimbalzi, 3 rubate, +1 in +/-. 2 TO, 4 PF in 29:33. Esce lui e si spegne la luce. Non sarà Superman e nemmeno il più umano Batman ma in compenso è meglio degli altri lunghi. Se Adebayo è in grado qualche volta di scavalcarlo e lui comincia in generale ad accusare problemi di falli (piuttosto delittuosa la chiamata sulla stoppata che da dietro rifila a Butler, per via del contatto con il corpo), rimane il migliore disponibile in frontcourt in serata. 21 punti con un 3/6 da oltre l’arco mostrando un tocco più rapido e preciso nei catch n’shoot rispetto a qualche tempo addietro.

Malik Monk: 6

11 pt. (4/9), 5 assist, 1 rubata, -2 in +/- in 27:01. Freddo nel primo tempo si scalda nella ripesa ma non abbastanza. Due sue triple arrivano quando ormai non conta più il risultato ma mettono paura a Spolestra che chiama un time-out per togliere verve a Malik, molto pressato in serata. Proprio per questo manca un’entrata, non protesta ma seguendo il “metro Butler”, quel metro per il quale ogni minimo sfioramento viene considerato fallo, gli mancano due liberi almeno…

Bismack Biyombo: 6

7 pt. (3/3), 3 rimbalzi, 2 assist, -9 in +/- in 16:27. Usato qualche volta come terminale per punti di rottura è abile a destreggiarsi sotto le plance. Nulla di eccezionale in difesa dove fa il suo anche se su una tripla scagliata di Robinson flotta eccessivamente lasciando al tiratore lo spazio per infilare una tripla che acuisce il divario in una fase delicata.

Brad Wanamaker: 6

2 pt. (1/3), 1 rimbalzo, +13 in +/- in 6:54. Garbage time per Brad che sostituisce Ball mettendo a referto due punti da sotto e fa registrare un assist.

Jalen McDaniels: 6,5

12 pt. (4/7), 9 rimbalzi, 2 assist, +6 in +/-. 2 TO in 26:35. Non sempre vincente ma spesso funzionale in attacco dove segna sia con una tripla quando conta sia in garbage time alla stessa maniera. Ci prova, prende rimbalzi e smista un paio d’assist. Per ciò che può rendere al momento il giocatore va bene.

Caleb Martin: 6

0 pt. (0/0), 1 rimbalzo, 2 assist, +9 in +/- in 4:53. Scuote la testa vedendo il fratello uscire dopo la distorsione alla caviglia. Più preoccupato comprensibilmente dell’infortunio a Cody che di una partita che va naufragando, nel finale fa una comparsata dove comunque mette un paio di assist a disposizione dei compagni.

Devonte’ Graham: 6

9 pt. (2/6), 2 rimbalzi, 5 assist, +6 in +/-, 2 TO in 23:37. Torna disponibile dopo un problema nella scorsa partita segnando qualche punto. Ossigeno il suo deep 3 (unica tripla di serata con un ¼) nel finale di primo tempo ma arrivano anche altri errori al tiro. Bene negli assist, con lui in campo un +6 in plus/minus ma anche due TO.

Cody Zeller: 5

2 pt. (0/1), 1 rimbalzo, -10 in +/-. 1 TO, 2 PF in 5:02. Entra per dare tempo a P.J. che al quarto fallo deve riposare e tenersi per l’ultima frazione che però sarà solo garbage time. Sovrastato a rimbalzo si fa rubare da Dedmond anche quello preso dopo il libero mancato da Robinson commettendo fallo per l’and one del lungo avversario. 2/4 in lunetta che non tiene il passo degli avversari. Rientrava dopo qualche partita d’assenza per decisione del coach. Avrebbe dovuto portare più esperienza, invece, nonostante guadagni qualche libero, è un notevole minus.

Vernon Carey Jr.: 6,5

pt. (/), rimbalzi, assist, rubate, in +/-. TO. Un paio di canestri ravvicinati dopo aver sbagliato un jumper con tiro un po’ incerto appena oltre il post sinistro.

Coach James Borrego: 5,5

Hornets in difficoltà nel primo tempo sempre alla ricerca della rimonta. Sfortunato quando perde Martin. Da lì non riesce più a riadattare la squadra che tornata sul -2 a inizio ripresa alla fine del terzo quarto piomba sul -20 tradita da Zeller e da una mediocrità di soluzioni offensive statiche che spesso portano a iniziative personali discutibili.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.