Il Shinnprevisto

Premessa

Avrebbe dovuto essere un pezzo scritto per altra sede ma è rimasto lì, dormiente e dato il periodo, se qualcuno volesse leggerlo per ingannare il tempo in giornate pittosto irriconoscibili, è un piccolo contributo.

Il titolo era un calembour tra George Shinn, proprietario degli Hornets e tutti gli imprevisti che hanno caratterizzato la franchigia dalla propria nascita, mai avrei pensato ad un imprecisto così colossale come quello targato Covid 19.

In verità faccio fatica oggi a scrivere (sto comunque lavorando lentamente nel tempo cui dispongo a casa oltre al lavoro che svolgo, per creare una video top 20-30, non so… della prima parte di questa stagione NBA per gli Hornets) , tutto appare più futile di fronte all’emergenza mondiale di un nemico invisibile il quiale si è preso il “rispetto” in maniera aggressiva a dispetto di molti che hanno sottovalutato o ucciso le piccole realtà.

Un pensiero va anche a un amica ed ex collega positiva che sta uscendo pian piano da quello che è stata l’infezione che ha avuto.

Un pensiero va a chi lotta nelle corsie degli ospedali e a chi per questo non c’è più a causa troppo spesso di mancanze strutturali atte a difendere chi è già a rischio.

Non è retorica, nel mio piccolo, immerso in un ambiente a rischio come quello della G.D.O., per fornire un servizio alle persone direi che non va meglio.

Troppa leggerezza nei comportamenti a rischio per sé stessi e per gli altri e ancora qualcuno che non ha capito che solo insieme se ne potrà uscire.

Purtroppo la struttura economica influenza la sovrastruttura culturale e siamo ancora prigionieri di questa economia con visibili limiti e iniquità, in questo posso scorgere un trait d’union con ciò che avevo pensato per l’intro di questo pezzo.

Intro

E’ verosimile che il giudizio non stia nel soggetto giudicato ma nella cultura d’appartenenza.

Ogni persona, in base alla propria cultura, alla società in cui e ad altre variabili (tempo, condizione, ecc.) vive tenderà ad avere un criterio di giudizio differente rispetto al medesimo soggetto giudicato.

Qui sta la verità per Protagora, la verità vista come relativa poiché varia in base all’immersione in una determinata società o alle singole caratteristiche da parte di chi giudica.

Per spiegare il Deus Ex Machina dei Charlotte Hornets, colui che ha dato vita a “questa franchigia” (poi ne parleremo verso la fine), ci vorrebbe un libro ma accontentiamoci di ripercorrere a grandi linee la sua storia, almeno quella che ha a che fare con il basket…

Una storia che per noi, amanti del basket, si intreccia indelebilmente con quella dei Calabroni 1.0.

Proveremo così a toccare qualche aspetto del passato correndo velocemente sulle note del tempo…

Bio & Info

George Shinn nasce a Kannapolis in North Carolina l’ undici maggio 1941.

Attualmente vive a Franklin, vicino Nashville (Tennessee) con la moglie Denise e ha tre figli, Susan, Chris (frontman di una band chiamata Live) e Chad.

Il primo proprietario degli Hornets da giovane fa i lavori più disparati: impiegato in un’industria tessile, lavora in un autolavaggio e fa anche il bidello in una scuola…

Nulla farebbe prevedere un futuro così radioso per George, tuttavia dopo aver frequentato l’Evans Business High School e aver ottenuto la laurea, compra l’Evans stessa e altre scuole con programmi a breve termine (18/24 mesi) mettendole sotto l’insegna “Rutledge Education Systems”.

Ciò che fa per acquistare quella che sarà la ventiquattresima franchigia NBA è semplice dal punto di vista economico, vende le scuole.

Ben più difficile si prospetta far parte della lega di pallacanestro più importante del pianeta, tuttavia la buona stella degli affari di Shinn, splende.

Il sogno americano del self-made man per lui si realizza, anche se in percentuale rimane un miraggio per i più ovviamente.

La NBA a metà anni ’80 è in cerca di nuovi mercati e si dovranno scegliere le città più adatte per espandere il proprio business.

Ah, facendo un passo indietro, a 34 anni, alla Casa Bianca dal presidente Bush riceve anche un American Success Award, uno di quei premi che danno per imprenditoria, patriottismo, ecc., non l’hanno ancora ben capito in America ma a me suona male.

Charlotte nella NBA

George comunque pensa alla Charlotte dell’epoca (una città in espansione con 350.000 abitanti circa contro gli 872,00 attuali), una città che con queste premesse sembrerebbe spacciata ma Shinn ha spiccate doti da self-made man e un destino scritto perché prima di tentare per la nuova franchigia di basket provò a contattare Bobby Brown, presidente dell’American League e Peter Ueberroth (ex commissario della Major League Baseball) per cercare di ottenere una squadra di baseball a Charlotte.

Con il primo non si combinò nulla, il secondo gli rispose che Charlotte era troppo piccola.

Dopo aver lasciato l’ufficio di Ueberroth, Shinn si recò (almeno così dice lui) direttamente alla sede NBA e scoprì che si stavano espandendo.

Shinn con Mulhemann (esperto di marketing) e il governatore Jim Martin si trovano catapultati quindi nell’ufficio di David Stern a New York quando l’ex commissioner, tirando fuori un grosso sigaro lo puntò verso di loro in stile Hannibal Smith, dicendo: “Perché Charlotte?”

Lo stesso Stern, per sua stessa ammissione, nonostante non fosse sicuro dove fosse Charlotte fu colpito di come il “fagiolo saltellante” (così chiamò Shinn in un’intervista successiva) riusciva con enfasi a mostrare le possibilità di un mercato regionale (Carolina, Duke, N.C. State, Wake Forest sono la terra promessa del basket) e non solo cittadino.

Le variabili in gioco però erano tante e le city in lizza per conquistare quattro posti al sole erano ben undici.

20/10/1986: Shinn, insieme ad altri due originari Hornets (Hendrick, Mulheman e Sabates) viaggiano verso Phoenix per presentare il loro piano per portare Charlotte in NBA.

Sabates ricorda che quando arrivarono a Phoenix stavano ridendo di loro come se avessero visto arrivare degli alieni o dei montanari del North Carolina del tutto fuori contesto.

Shinn fece il suo discorso e alla fine concretamente esclamò: “Ho 10.000 prenotazioni per la mia squadra.”

Red Auerbach dei Boston Celtics, fu il primo ad alzarsi e cominciare ad applaudire.

Si avvicinò e abbracciò George.

Il piano di Murdock il pazzo (per tornare al telefilm dell’A-Team) aveva funzionato alla grande.

Una squadra fantasma che ha già venduto tutti quegli abbonamenti…

La mattina seguente il Sacramento Bee, asseriva ironicamente che l’unico franchising che a Charlotte stava per arrivare avesse gli archi dorati, alludendo alla catena McDonald ma Stern chiamò Shinn e gli disse: “George, oggi è il primo di aprile, ma questo non è un pesce d’aprile. Sei stato selezionato come N°1.”

Qui iniziano i problemi per un neofita del settore ma avendo qualche conoscenza, Shinn per le uniformi pesca bene Alexander Julian, famoso stilista di Chapel Hill ma ha in mente di fare le divise bianche, blu Carolina ma soprattutto come colori dominanti un verde che lui definisce teal ma è proprio un verdone chiaro e rosa.

Julian fa slittare il verde in foglia di tè (girandolo un po’ più sull’azzurro) e piazza il viola al posto del rosa che non si combinava.

Il pagamento fu abbastanza strano perché la richiesta di Julian del 5% su eventuali repliche vendute, per via delle entrate condivise sarebbe stata difficile da esaudire, quindi non chiese niente se non una fornitura di Carolina barbecue per due anni…

Julian: “Mi chiesero di riassumere l’intera esperienza. Beh, George è diventato ricco ed io sono divenuto grasso. Ho scambiato 10 milioni di dollari di royalties per ingordigia”.

Spettro

Dopo aver pensato come primo nome a Spirit (certo che con la Sprite avrebbe fatto faville), una votazione tra i fan decise per Hornets, quindi serviva una mascotte e a realizzarla fisicamente poi fu una figlia d’autore: Cheryl Henson, figlia di Jim, il creatore dei Muppets.

Il primo Hugo diverte arbitri e pubblico.

Forse uno stravagante spirit effettivamente nell’arena si aggirava già poiché il nuovissimo megascore, dopo una benedizione, ancor prima dell’apertura, andava frantumandosi sul parquet, fortunatamente non coinvolgendo nessuno, lasciando il danno economico.

Spettro Elettromagnetico

Dell Curry (mio giocatore preferito all-time), papà di Steph è sposato con la splendida Sonya Curry.

Dell and Sonya Curry con le particolari maglie bi-team differenti per i figli che giocavano nei Warriors (Steph ovviamente è ancora lì) e ai Trail Blazers (Seth oggi è ai Dallas Mavericks).

Ora, non si sa bene per quale motivo, il buon George era convinto che la moglie di Dell fosse bianca, allora telefonò a un giocatore bianco del roster dell’epoca dicendogli:

“We drafted you. We know who you like to date. But we just want to tell you to really be careful about letting people see because Dell Curry is married to a white woman and we don’t know how people are going to take them either.”

Che insomma, se non è proprio razzismo, è un bel tentativo di scoraggiare i matrimoni misti…

Dell Curry con il suo futuro ricambio generazionale in NBA.

First Win, 8 Novembre 1988

Charlotte Hornets Vs Los Angeles Clippers 117-105 (3^ stagionale)

Prima della partita ci fu una riunione per cambiare il nome dell’arena che Shinn non voleva cambiare tenendo poi come nome “Charlotte Coliseum”.

Durante la riunione mentre parlava il suo braccio sinistro si contrasse involontariamente più volte.

Si sdraiò sul divano addormentandosi ma un suo collaboratore (Stolpen), lo portò all’ospedale intuendo che qualcosa non andasse.

Aveva avuto un ictus che per due settimane lo cancellarono dalla scena, avvenuto proprio durante la prima vittoria.

Hornetsmania

Il primo dicembre 1988 gli Hornets batterono sul fil di lana i forti Philadelphia 76ers di Sir Charles Barkley ma a far scoppiare la Hornetsmania fu la partita del 23 dicembre 1988 quando tornando in North Carolina un certo Michael Jordan si pensa che i Bulls debbano far un solo boccone di questo expansion team…

A pochi secondi dalla fine però si è sul 101 pari e la spicchiata è nelle mani di Charlotte che sfrutta male il possesso, anyway l’operaio (ex Lakers) Kurt Rambis recuperando la sfera sotto il tabellone convertiva sulla sirena i due punti per la vittoria facendo quasi venir giù il “The Hive” che si gremirà poi con 364 sell-out consecutivi (circa 9 anni) in un’arena da 24.042 posti per il basket (la più grande concepita “solo” per il basket).

I primi anni sul parquet sono comunque di gavetta e sconfitte, come per tutte le squadre recenti NBA, poi con l’acquisizione di Kendall Gill, Larry Johnson e Alonzo Mourning gli Hornets si presenteranno ai playoffs del 1992/93 vincendo la prima serie contro Boston 3-1 grazie a un tiro a fil di sirena di Mourning scioccando l’ambiente NBA.

L’annata successiva il duo Mourning/Johnson ha problemi di infortuni e non basterà il miglior sesto uomo, un gran Dell Curry per portare Charlotte ai playoffs.

Trouble

Nel frattempo Shinn sciocca la NBA firmando un contatto complessivo da quasi 84 milioni di dollari per Larry Johnson, spalmato in 12 anni.

All’epoca era il più ricco contratto complessivo.

Nel 1994/95 gli Hornets vanno alla post season (eliminati dai Bulls con qualche recriminazioni per un paio di falli che avrebbero potuto portare gara 5 a Charlotte) ma il peggio è che l’agente di Mourning, David Falk (lo stesso di MJ) chiede più soldi per il suo assistito in estate.

Zo, ha in atto una tensione nascosta con Grandmama (Johnson) per equipararsi anche monetariamente ed esser riconosciuto come stella della squadra dopo che in passato Shinn aveva definito LJ “leader”.

Hugo, Bogues, Larry Johnson e Alonzo Mourning in stile Willy, Principe di Bel Air davanti a uno dei famosi murales in città.

Shinn decide che la richiesta economica per Mourning sia eccessiva rispetto a ciò che era in grado di offrire e al valore del giocatore, così, alla vigilia della stagione NBA 1995/96 in fretta e furia arriva una multitrade (brutale per i fan) che spedisce Mourning a Miami mentre dalla Florida arriveranno il realizzatore Glen Rice insieme a Matt Geiger, ecc…

Rice si dimostrerà uno dei migliori giocatori mai avuti a Charlotte così come farà anche Anthony Mason arrivato successivamente al posto di Larry Johnson e poi Mashburn, Jones e altri ma di fatto l’anima della squadra è compromessa anche se gli Hornets dei 90s sono una squadra che spessissimo fa i playoffs arrivando magari talvolta al secondo turno nonostante Shinn continui a praticare queste politiche, ma per il nostro “eroe” il peggio deve ancora arrivare…

L’inizio della fine dell’era Charlotte

L’escalation in negativo non si arresta e Shinn viene accusato di molestie sessuali e sequestro di persona da una donna alla quale aveva offerto il suo aiuto per problemi di affidamento del figlio (dopo aver palpeggiato il seno e messo una mano sugli slip della Donna, l’avrebbe condotta a casa sua offrendole dei soldi per del sesso orale)…

Non che Stern dicendo che: “Shinn non sa come prendere un no come risposta” lo abbia aiutato molto…

A ogni modo le due certezze sono che questo è uno dei comportamenti più odiosi e che il suo indice di gradimento, specialmente in un’America puritana (lo stesso Shinn è super religioso) e quasi rurale nel DNA, inizia a cadere pesantemente.

Le accuse di molestie decadranno in seguito (inizialmente un giudice del South Carolina è convinto ci sia stato qualcosa ma non ha prove sufficienti) ma lui ammetterà di aver avuto due storie, una di un paio d’anni con una dance bracket…

La prima moglie Carolyn non prende bene la situazione e chiederà il divorzio.

Carolyn “Shinn” da giovane.

Lo scontro si fa aspro anche con i fan che iniziano a lasciare posti vuoti al Coliseum, sia per lo scandalo che per gli scambi degli iconici giocatori.

Il Diversivo

Shinn, mal consigliato (così asserisce lui) dal socio di minoranza Ray Wooldridge (detentore del 35% delle quote degli Hornets), chiede alla città di Charlotte di contribuire pesantemente alla costruzione di una nuova arena nonostante il Coliseum fosse nuovissimo e avesse la maggior capacità come capienza (come arena specifica per il basket) per ospitare i game dei Calabroni.

La scusa è che non ci siano gli skybox e la franchigia perda moltissimi possibili introiti per questo motivo.

Il 57% dei fan è a sfavore della richiesta dell’owner e glielo fanno sapere con un calo netto dei presenti al Colosium.

Shinn, praticamente “emarginato” decide di trasferire la franchigia a New Orleans (Wooldridge era intenzionato comunque a lasciare Charlotte secondo Shinn) ed è così che i playoffs 2002 si giocheranno in un clima surreale nonostante gli Hornets del Barone Davis al primo turno battano gli Orlando Magic in una memorabile serie.

La sconfitta 1-4 contro i Nets di Jason Kidd è salutata dall’ultimo tiro, una tripla siderale di David Wesley che poi si legherà a New Orleans come giocatore e oggi come commentatore tecnico per NOLA.

Wooldridge e Shinn hanno già una megamaglia ipotetica per i nuovi New Orleans Hornets.

Gli ultimi anni a New Orleans/OKC

Shinn non fa in tempo ad accasarsi a NOLA quasi che dopo un paio d’anni deve ricostruire il roster e vivere la devastazione dell’uragano Katrina a New Orleans, il provvisorio ricollocamento a Oklahoma City (non è che il karma gliel’abbia messa giù facile e favorendo indirettamente anche Oklahoma City fa sparire Seattle, purtroppo), la grande annata di CP3/West, Stojakovic e Chandler prima di ammalarsi di un tumore alla prostata (dal quale poi guarirà).

Shinn ha bisogno di vendere ma non trova acquirenti, la trattativa con il socio di minoranza Gary Chouest stagna, finisce perciò per rivende la squadra alla NBA stessa uscendo di scena dal mondo della grande pallacanestro nonostante poi l’avvento di Tom Benson porti ancora sconvolgimenti d’identità.

Un aereo utilizzato per i trasferimenti dei giocatori dei New Orleans Hornets.

Oltre alla perdita di West/Paul e degli altri Hornets d’oro (famosa la trattativa bloccata per Paul ai Lakers da alcuni proprietari NBA, ricordiamo tutti detentori del team di NOLA, con CP3 che finirà ai Clippers), il rebrand come Pelicans priva di totale identità la consecutio temporum della squadra acquisita successivamente dal proprietario dei New Orleans Saints Tom Benson, mentre in North Carolina Michael Jordan, essendosi liberato il brand per stessa decisione di Benson, sotto la spinta di alcuni tifosi, riacquisiva il marchio oltre alla storia dal 1988 al 2002 restituendo giustamente la storia alla Buzz City (Shinn in un’intervista ha detto di essere felice di questo avvenimento) ma dividendo in maniera inaccettabile il percorso come Hornets, come se ci dicessero che hanno scherzato sulla gestione come Hornets negli anni a New Orleans…

The End

Cosa rimane quindi del modello del cristiano ideale e del filantropo?

Shinn ha anche fatto numerose buone azioni Hoops for Homes è un programma finanziato da Shinn per ricostruire case a New Orleans dopo il passaggio di Katrina, alla Lipscomb University fa piovere aiuti per 15 milioni (nel 2017), l’iniziativa a Haiti per una clinica a tre piani in collaborazione con la Casa della Speranza di Amer-Haitian Bon Zami a Tabarre, un sobborgo situato vicino a Port-au-Prince ha dato aiuto ai bambini poveri e orfani ma oltre ai soliti gala di beneficenza si potrebbe esser retroattivi tornando anche a Charlotte.

Se gli chiedete se gli Hornets avrebbero potuto rimanere a Charlotte, lui dice:

“Non lo so. Gli errori sono stati fatti. Le persone commettono tutti i tipi di errori. Negli affari, commetti errori, gli individui commettono errori, in qualunque cosa. Gran parte della mia vita è guidata dalla mia fede e anche quando le cose accadono, pensi che non siano buone, è perché Dio ha piani più grandi per te. All’epoca avevo un partner (Wooldridge) che era davvero intenzionato a uscire da Charlotte. Venivo trascinato in tutte le diverse direzioni. Era una situazione che, con il senno di poi, se le cose avessero potuto andare meglio”…

L’agatodemone e il cacodemone dormono in noi e anche in Shinn, le condizioni circostanti come la scalata al successo possono aver manipolato i due angeli, di certo il “Rodman dei presidenti NBA” (scusate se ho coniato questa definizione al volo) ha fatto pagare il conto anche a Charlotte per i suoi errori (dai quali mi auguro abbia appreso qualcosa), l’eventuale giudizio se l’avete lo lascio a voi, giudicare è uno sport ipocrita a volte, a me interessava capire e ricordare l’uomo dell’ascesa e della caduta degli Hornets originali, quelli che forse i più giovani non hanno conosciuto ma popolarissimi a metà anni ’90 tanto da vender nel 1995 più merchandise dei Bulls di Jordan che oggi è il proprietario degli Hornets.

Il fondale della piscina di George Shinn in disuso. Sommersi, riaffiorano i ricordi e le passioni in tempi calmi e irrequieti al contempo.
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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.