Ma-son in una Bouknight?

La serata degli Hornets comincia prima del Draft ma l’aperitivo per i tifosi è quello che è, un po’ da after hour.

I tifosi avrebbero voluto scegliere alla carta e invece si ritrovano costretti a scegliere nel piatto ciò che c’è.

La serata era partita con lo scambio che ha portato Westbrook ai Lakers (in cambio di Kuzma, Caldwell-Pope, ecc.) ma per quanto riguarda il mondo Hornets, Mason Plumlee, ex giocatore dei Pistons che lo scorso primo dicembre aveva firmato un pluriennale con i rossoblù e lo vedrà percepire la prossima stagione poco più di otto milioni di dollari ($8,137,500 che salirà oltre gli 8,5 per la 2022/23, ultimo anno di contratto), è stato scambiato da Detroit (per liberare spazio salariale) con Charlotte la quale ottiene in cambio la posizione numero 37 spedendo anche la posizione numero 57 dell’attuale Draft in Michigan.

Plumlee, ex Nuggets, ancor prima dei Pistons, ha disputato in Oregon, parte della sua miglior stagione (la 2016/17) finendo in Colorado nella medesima Regular Season.

Lo scorso anno a Detroit ha giocato 26,8 minuti segnando 10,4 punti.

Il trentunenne di Fort Wayne aggiunge 9,3 rimbalzi ma non ha tiro perimetrale, gli Hornets sono quindi ancora nell’ambigua situazione di essere senza un centro “moderno” come vorrebbe Borrego.

Dipende da ciò che Kupchak ha in mente – detto che l’accorso non potrà essere ratificato fino al 6 agosto – il dubbio è se Plumlee rimarrà agli Hornets e con che ruolo.

Centro titolare o di riserva?

Diciamo che il nome non è da sogno, le statistiche in carriera sono stabili e potrebbe tornare utile a rimbalzo ma non è uno di quei giocatori esplosivi alla Allen o alla Turner che ti permette di aprire il campo, sembra un po’ più il solito feticcio jordaniano del lungo bianco, infatti, anche il fratello più anziano di qualche anno era finito nel 2017 a giocare per gli Hornets se vi ricorderete la comparsata di Miles, ultimo anno in Australia.

Non disdegnerei Mason come backup, inoltre questa mossa potrebbe significare la rinuncia dei centri storici degli Hornets (Zeller e Biyombo).

C’era da chiedersi se si era entrati in una buonanotte viste le premesse ma di certo, pur essendo – dal mio punto di vista – il futuro un’incognita tremenda, Charlotte ha scosso un po’ il Draft con un paio di piccole scosse telluriche che hanno dato agli Hornets un paio di prospetti interessanti.

La serata poi è passata finalmente quindi al Draft, dove, Kupchak – dopo aver cercato di entrare in trattative per cedere la posizione numero 11 si è ritrovato in mano anche la 37.

Alla numero undici è giunto un prospetto che sarebbe dovuto entrare nelle prime 10 ma che forse, per l’infortunio dello scorso anno e l’incidente in macchina occorsogli il 27 settembre è sceso leggermente.

Charlotte non si aspettava di poter scegliere James Bouknight, la guardia tiratrice di UConn nata il 18/09/2000 a Brooklyn.

193 cm x 86 kg, Bouknight potrebbe essere esattamente ciò di cui gli Hornets hanno bisogno anche se il suo impatto da rookie dovrà essere indubbiamente verificato.

In primis perché, anche se il rookie dovesse aver bisogno di tempo per crescere, attualmente, nel ruolo saremmo coperti con Terry Rozier mentre la QO da oltre 7 milioni di un altalenante Malik Monk potrebbe esser lasciata decadere.

A proposito di giocatori di Charlotte da tenere, Jalen McDaniels al momento sembrerebbe far parte del gruppo se gli Hornets non decidessero di tagliarlo ma dovrebbero farlo entro il primo agosto mentre i Martin il cui taglio eventuale dovrebbe avvenire entro il 15 agosto, sembrerebbero avere ancora un contratto garantito nonostante il rischio taglio.

Bouknight dicevamo…

James Bouknight è una guardia tiratrice che all’università ha dimostrato di poter segnare in svariate maniere e questo potrebbe aiutare enormemente gli Hornets a non avere lunghi blackout mentre la panchina è in campo.

Esplosivo e con buoni mezzi atletici nel ruolo, è capace di creare separazione (cosa che a Graham non riusciva spesso) sia per il tiro in sospensione che per andare dentro in velocità e chiudere al ferro con buone percentuali.

Il tiro da tre è scemato molto la scorsa stagione, passando dal 34,7% al 29,3% ma quest anche per il fatto che prendendosi maggiori responsabilità e tiri, oltre all’infortunio hanno creato incongruenze mostrando l’instabilità di queste cifre che potrebbero tornare a rialzarsi con accanto Ball se la sua salute fosse ottimale, step-back, floater, giochi in isolamento, tiri dietro allo schermo non mancano, l’impatto con la NBA potrebbe sempre essere difficile ma le caratteristiche per non fallire le possiede.

Il suo ruolo all’interno del team lo scorso anno si è anche però fatto più serio riuscendo sì a segnare più punti ma anche a distribuire più assist tra schemi e fantasia.

In difesa sul perimetro si è mostrato più aggressivo di altri compagni e potrebbe usare la sua velocità per infastidire i tiratori avversari, cosa che a Charlotte è mancata spesso in questi recenti anni.

• Classificato 1° nel Big East in isolamento (1.9 punti a partita)

• 2° classificato nel Big East nel punteggio di hand off (1,7 punti a partita)

• Si è classificato 5° nel Big East per punteggio di transizione (3,7 punti a partita)

• 5° classificato nel Big East per punteggio fuori campo (1,5 punti a partita).

Nei minuti in cui scrivo arriva anche lo scambio tra New York e Charlotte.

La franchigia del North Carolina ottiene la posizione numero 19 in cambio di una futura scelta al primo giro e per fortuna che Kupchak non avrebbe dovuto prendere nessuno in questo Draft.

Alla 19 arriva Kai (Martinez) Jones, lungo di 211 cm per 99 kg nato il 19/01/2001 a Nassau, Bahamas impegnato fino a ieri co i Texas Longhorns.

Curiosità, nell’estate 2018 ha partecipato all’NBA Global Camp di Treviso.

Di lui, come anche su Bouknight, nel pezzo precedente potrete trovare i pezzi audio in Podcast realizzati da Filippo Barresi.

Episodio 9 – Draft Room: Kai Jones – Casa Hornets | Podcast on Spotify

Ora il reparto lunghi – anche senza Zeller e Biyombo – sembra intasato, dagli switchabili Bridges e P.J. Washington per arrivare a Carey Jr. e Richards che saranno sophemore più le intro di Plumlee e Kai Jones.

Dal mio punto di vista mancherebbe un big nel ruolo di centro e si dovrebbero tagliare un paio di giocatori, il tutto potrebbe essersi stabilizzato o essere in divenire, di certo gli Hornets hanno sorpreso con la loro attività.

Charlotte, sul finire del Draft avrebbe ancora la scelta numero 56 ma il lavoro chiama e le prime scelte, quelle più interessanti sono svanite.

Ecco la tabella dei primi 20 della classe (sulla carta) nei novizi dell’annata 2021/22 ricordando che la scelta numero 19 è stata ceduta da New York a Charlotte:

Per quanto riguarda il completamento delle posizioni di Charlotte, alla 37 è arrivato JT Thor da Auburn, (in cambio dei diritti di Balsa Koprivica finito a Detroit), nato a Omaha in Nebraska è un ottimo atleta e un buon stoppatore mentre alla 56 Scottie Lewis, atletico giocatore da Florida che sa difendere.

Per approfondimenti mi rifaccio al pezzo in podcast di Filippo Barresi post Draft:

Spotify – Episodio 13 – Pensieri post Draft – Casa Hornets | Podcast su Spotify

Ora c’è da attendere le prossime mosse degli Hornets che per necessità e abitudine potrebbero essere effettuate presto, anche prima della fine della moratoria il 6 agosto.

A Charlotte c’è da capire se rimarrà Rozier all’ultimo anno di contratto (purtroppo per due anni ancora peseranno quei 9 milioni da dare gratuitamente a Batum) mentre mancherebbe un lungo titolare, magari Turner sarebbe l’ideale…

Io per una volta la butto lì… se i Pacers prendessero P.J. Washington, magari McDaniels e Monk con una sign and trade o qualcosa del genere, magari modificando i pacchetti con aggiustamenti di giocatori (si era parlato anche di Lamb) forse Charlotte potrebbe ottenere il lungo moderno che cercava per avere le spaziature ideali sul parquet e una squadra titolare composta da: Ball, Rozier (fantastichiamo con Bouknight e Lamb in alternativa), Hayward, Bridges e Turner non sarebbe malvagia benché la panchina sarebbe piuttosto giovane ma piccoli assestamenti credo indubbiamente saranno realizzati, almeno per avere dei punti di riferimento per la stagione, delle “gerarchie”.

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.