Strategia Rozier

Terry Rozier sarà un giocatore degli Hornets.

Con un giro a tre tra Boston, Nets (doppio colpo Irving/Durant) e Hornets, Charlotte porta a casa la PG ex Celtics.

Sfortunatamente, nonostante il discreto valore del giocatore la tendenza della Buzz City è quella di pagare salatamente i propri player.

La point guard dei Leprechaun guadagnava poco più di tre milioni a stagione lo scorso anno con la rookie scale mentre a Charlotte dovrebbe stabilizzarsi intorno ai 19,3 poiché il contratto offerto da Kupchak è di 58 milioni per tre anni.

Una mossa insensata per un team che ha perso il miglior giocatore dell’era moderna della propria storia e non sembra destinato quest’anno a fare sfracelli…

Quando nacque la franchigia di Charlotte, per lanciare l’expansion team, il front office degli Hornets andò a lezione da Donald Carter, presidente dei Dallas Mavericks, un modello da imitare per imparare a lanciare una squadra, una franchigia.

Oggi, quali siano modelli e strategie da seguire non è dato sapere.

E’ stato spiazzante veder partire Kemba, probabilmente Lamb (stesso agente) e poi Frank e Parker, il cui ritiro fu campanello iniziale d’allarme non ben compreso.

Monk al terzo anno non andrà alla Summer League ma ci sarà Bacon.

Credo che dopo la ventilata cessione ai Cavs nel “megaffare” Love, anche le parole di Kupchak sul fatto che non sia obbligato a parteciparvi (un giocatore che deve migliorare non stabile in rotazione) facciano percepire una sfiducia nei confronti di questo ragazzo.

Quale sia la strategia che alberga in casa Charlotte ormai è mistero della fede, come domandarsi qual’è il senso della vita ma potrebbe essere anche una domanda sbagliata partendo dal presupposto che non esista e così sembra essere anche l’attuale strategia di Charlotte che va a intasare nuovamente il proprio cap facendomi pensare che forse una franchigia in North Carolina non si possa mantenere o forse servirebbero semplicemente persone differenti per far decollare un progetto…

L’entusiasmo è poco, il pezzo non è edulcorato ma crudo e credo che leggendo i commenti dei fan oltreoceano vi sia un certo sgomento misto a scoramento con un pizzico di autoironia, quella che serve per non morire travolti dalle incomprensibili e insane strategie di una società che vive in un universo parallelo, quello di Alice nel Paese della Meraviglie…

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Informazioni su igor

La mia Hornetsmania comincia nel 1994, quando sui campi della NBA esisteva la squadra più strana e simpatica della Lega, capace di andare a vincere anche su campi ritenuti impossibili. Il simbolo, il piccolo "Muggsy" Bogues, il giocatore più minuscolo di sempre nella NBA (che è anche quello con più "cuore"), la potenza di Grandmama, alias Larry Johnson, le facce di Alonzo Mourning e l'armonia presente nella balistica di Dell Curry, sono gli ingredienti che determinano la mia immutabile scelta.