Il Punto @ 51

 

Il punto della situazione dopo gara 51.

 
Dalla trentacinquesima alla cinquantunesima gara, passando per il giro di boa della quarantunesima.
Come il solito cerchiamo di capir che stia succedendo ogni “tot” partite, riepilogando il momento ma non solo.
Nemmeno a farlo apposta queste diciassette partite partono e coprono tutto gennaio affacciandosi alle prime due di febbraio.
Gennaio è stato un mese terribile per gli Hornets che si sono ibernati.
Sono arrivate 11 sconfitte a fronte di sole 4 vittorie, tutte ottenute in casa, dove gli Hornets hanno statistiche migliori rispetto alle trasferte, affrontate bene solo a inizio stagione e poi divenute un problema perché non si vince fuori casa dal 28 dicembre 2016 a Orlando.

In casa e fuori.
La differenza c’è.

 
Una follia, una lucida follia come quella che diede il via alla prima guerra mondiale.
Caso, sfortuna e follia combinate insieme fecero morire Francesco Ferdinando, erede al trono di “Cecco Beppe” (Francesco Giuseppe), imperatore d’Austria, regnante assolutista d’altri tempi che comunque aveva dovuto concedere ai magiari il nome (Austria-Ungheria), le libertà erano in aumento, anche sotto la spinta della ricercata indipendenza italiana “ottenuta” con il Veneto unificato nel 1866…
Francesco Ferdinando cadde a Sarajevo, insieme alla moglie Sofia, sotto i colpi di Gavrilo Princip, uomo della Mano nera (gruppo nazionalistico serbo).
Un caso che la macchina passasse di lì, dopo il cambio di percorso non programmato causato da un altro attentato (erano diversi gli attentatori piazzati in vari punti della capitale bosniaca).
Un caso non fortuito però, da qui ad arrivare alla guerra per le mire sui Balcani delle superpotenze Austria-Ungheria (ma con Vienna a prender le decisioni militari), Russia (alleata con i Serbi per panslavismo e possibili sbocchi sui Balcani), Francia, Germania (duplice alleanza con gli Asburgo) e anche Italia (che con i patti di Londra rompeva la triplice alleanza per passare dalle parti franco/russe…), il passo fu breve.
Le difese sul campo furono trincee fatte di sacrificio, morte e sangue, se andate a Kobarid (in Slovenia), troverete il museo di Caporetto (il nome in Italiano), per farvi un’idea libera e indipendente su ciò che fu.
 
Tornando agli Hornets, dal mio punto di vista a essere incriminata è proprio la difesa in primis, il gioco moderno in NBA è divenuto una specie di blitzkrieg (guerra lampo), fatto di fisicità estrema, triple e pick and roll, su alcuni di questi elementi Charlotte è troppo latitante per i miei gusti, ma anche l’attacco e l’approccio ai finali punto a punto non sono dei migliori, palloni persi, scelte di tiro non delle migliori e forzature di Kemba monotematiche più protagonisti non all’altezza (vedi recente air-ball di Kaminsky nel finale contro Sacramento per il sorpasso e probabile vittoria).
Periodo nero che potrebbe diradarsi vincendo qualche partita, non è importante come, è essenziale riprendere quota e ridare entusiasmo ai Charlotteans se il progetto di MJ (parole sue) è riportare a medio/breve termine i teal & purple tra le quattro migliori a Est. MJ però ha anche detto che il suo fascino è limitato, facendo capire che “pecunia non olet”, ciò che il denaro non è maleodorante e che i giocatori sono attratti dai soldi e non dall’appeal di ex mostri sacri del parquet.
Per questo Lin ha cercato un contratto migliore per se in estate finendo a Brooklyn ma più spesso nella lista infortunati dei Nets, la squadra di Clifford in estate ha subito quindi mutazioni profonde che hanno mutilato certi tipi di giocate, anche se si sono cercate soluzioni in parte aderenti, Walker era preoccupato che Marvin e Nic scappassero, la società li ha blindati facendoli firmare dei contrattoni (è anche una strategia rifirmare ora per non spendere l’anno prossimo o tra due anni, quando l’inflazione programmata sarà certamente altissima giacché è stata decisa a tavolino in base ai ricavi complessivi della NBA in aumento grazie ai soldi delle TV) ma la resa non è stata quella prevista, gioco di squadra ok, ma meno qualità e profondità nella panchina e nelle soluzioni dal campo.
 
In trasferta gli Hornets hanno perso troppe (otto) partite di fila, continuando con la nona il primo febbraio a Oakland (il campo meno indicato per interrompere la striscia) e con la decima a Salt Lake City, in una sequenza incubo iniziata (per quanto riguarda queste diciassette partite prese in considerazione) a Chicago e terminata con sette sconfitte consecutive, l’ultima delle quali è ferita fresca e brucia salatamente in quel del Lago dei mormoni.
L’occasione per ripartire sarà prossima; la prossima sfida con i Brooklyn Nets, una gara casalinga da giocare al “The Hive” (come lo chiamavano i vecchi tifosi Hornets) da non sbagliare giacché la posizione in classifica vacilla.
 
Nono posto, a mezza partita da Detroit e con i simpatici (almeno, per me…) Bucks dietro di mezza…

La classifica a Est (prime dieci posizioni) con Charlotte nona, fuori dagli otto posti disponibili.

 
I playoffs sono ancora alla portata ma, per non prendere un probabile 4-0 o 4-1 da Cleveland bisognerebbe cercar di raggiungere la settima o sesta posizione.
L’impresa non sarà semplice perché osservando il calendario, dopo “le Retine”, avremo a che fare con Houston e Clippers in casa, due scomode clienti, anche perché la parte meno titolata di Los Angeles ha recuperato Griffin, poi la gara casalinga contro Philadelphia e una trasferta a Toronto che chiuderà le partite in programma prima della pausa per l’All-Star Game.
A determinare il successo o l’insuccesso della stagione saranno comunque le altre sei trasferte dopo la Gara delle Stelle.
Detroit, Sacramento, Los Angeles (prima Clippers e poi Lakers), Phoenix e Denver le avversarie.
Fossimo quelli dello scorso anno, avrei detto 2 perse e 4 vinte, ma quest’anno è anche possibile che si chiuda con uno 0-6 fuori casa ma c’è l’incognita Cho.
Nel frattempo avremo la scadenza del mercato e il “nostro” GM potrebbe riuscire a portare a Charlotte un giocatore utile che determini un’inversione di rotta nei risultati.
 
Per quel che riguarda le statistiche, che gli americani amano molto, io un po’ meno, perché possono spiegare alcune cose, ma non risolvono problemi o danno sempre indicazioni esaustive, specialmente sulle dinamiche di gioco.
 
Comunque… gli Hornets segnano 105,1 punti di media risultando al 17° posto, mentre ne subiscono 104,3 riuscendo a entrare nelle 10 migliori con un nono posto.
Il saldo positivo della differenza canestri si è assottigliato a solo 0,8 e il 23-21 si è trasformato in 23-28 dopo le già citate sconfitte consecutive.
Gli Hornets hanno appena mandato a Milwaukee Hibbert e Hawes per ottenere Miles Plumlee (soldi) e per guadagnare sul campo più atletismo.
Il problema degli Hornets però non è a rimbalzo secondo le statistiche, almeno quello generale, dove Charlotte è sesta.
 
Il rimbalzo offensivo invece è optional, per problemi atletici, fisici, ma anche per la tattica di Clifford che fa ritrarre la squadra per non subir transizioni, anche se la cosa non sempre riesce.
Certamente schierarsi in difesa velocemente è buona norma, ma talvolta esser troppo rinunciatari in attacco in attacco è deleterio e ci porta in questa statistica nelle zone di bassa classifica.
Le steal sono in calo e questo rappresenta una mancanza…

Ultima con 6,5 rubate a partita.

 
Siamo invece sul podio, per quanto riguarda i turnover nonostante Batum perda troppi palloni a partita.
Questi palloni risaltano ancor di più se si pensa che gli Hornets sono secondi, come l’anno scorso i Calabroni riescono a perdere pochi palloni.

Solo 12,0 turnover a partita e secondo posto in classifica nella statistica.

 
Charlotte si è un po’ persa invece al tiro da tre punti, il quale garantiva propellente per rimonte e vittorie.
Ormai aspetto fondamentale del basket odierno nel quale anche PF e C devono saper tirare possibilmente da oltre l’arco, Marvin Williams e Kaminsky da fuori non hanno fatto granché bene, Hawes è crollato nelle percentuali e anche i piccoli faticano…
Sessions non è un super da fuori, Belinelli dopo l’infortunio è sceso molto in questa statistica, anche se contro Utah è tornato a far bene da dietro l’arco, così come da tre è in ripresa Batum, mentre l’uomo in controtendenza è Kemba, il quale sta tirando con oltre il 40% ed è stato chiamato all’All-Star Game anche per questa specialità.

Charlotte tira con il 35,4% da tre, leggermente dietro New Orleans.

Quello che era già chiaro a tutti a inizio stagione si è avverato ed è un problema, poiché rimbalzi, stoppate, pochi turnover, non compensano qualche punto in percentuale perso al tiro.

Charlotte tira dal campo con il 44%.

L’addio di Big Al con le sue possibilità, il gioco dentro fuori, il suo post basso (per movimenti secondo me attualmente il migliore della lega), ha finito per render più prevedibile Charlotte che con i lunghi spesso si è affidata alle conclusioni da fuori di Marvin Williams o ai pick and roll di Zeller firmati Batum, il quale a volte triangola da fermo dal lato per gli inserimenti di Marvin.
Se i punti di Lee li compensa in qualche maniera Marco (anche se non ha la stessa difesa), la perdita di un piccolo folletto imprendibile come Lin si è sentita.
Sessions non mi convinceva e, infatti, l’ho trovato spesso inadeguato come regista e ha apportato molto meno sprint alla panchina di Charlotte che messa insieme in campo, sta rendendo poco.
Il gioco ordinato di Charlotte produce buone giocate durante la partita, gli assist fioccando e siamo tra i primi 10 nella classifica assist, per di più secondi negli assist per tiri da due punti e talvolta arrivano assist non conteggiati per andare ai liberi.

Non male negli assist con 23,5 a partita…

 
Siamo sesti con l’80,4% dalla lunetta.
Riguardo a Clifford poco da imputargli per quel che riguarda il gioco offensivo se la qualità non è quella desiderata.
Difensivamente se ne può discutere all’infinito…
A livello di motivazioni qualcuno sembra scarico.
Batum a volte, sarà l’atteggiamento o l’espressione, sembra giochi più per contratto (dicono i detrattori e a volte anche a me sembra un po’ sovrapensiero), le motivazioni in generale non sempre mi sembra ci siano.
Se contro i Warriors in casa gli Hornets disputarono una partita aggressiva, già dalla seguente la squadra andava adattandosi ai ritmi di quella avversaria.
Bisogna cercare di coprire meglio la linea da tre punti, specialmente negli angoli, gli avversari stanno riuscendo a prender troppi tiri senza esser contrastati.

Classifica giocatori

16° A. Harrison: 5,25

Ormai non fa più parte del roster da poco più di un mese essendo stato tagliato il 3 gennaio. Marginale con 0,6 assist e 0,2 punti di media in scampoli di partita. Nelle sue poche apparizioni aveva mostrato di non essere attualmente da NBA. Al suo posto attualmente, nel reparto guardie è arrivato Ray McCallum con un contratto da 10 giorni.  In classifica solo perché tengo conto di tutti quelli che hanno giocato durante l’anno.

15° B. Roberts: 5,75

Cosa scrivere su Brian Roberts? Io farei scriver direttamente la società. Che cosa aveva in mente con questo cavallo di ritorno? Forse risparmiare visto il suo contratto da 1,050,961 non sia oneroso rispetto ad altri. Gerarchie molto, forse troppo definite in quel di Charlotte e l’imprevedibilità di Roberts è stata limitata a 99 minuti in quindici partite sul parquet. Caratteristiche simili a quelle di Sessions per quel che riguarda le doti incursionistiche, lo trovavo tuttavia migliore, più veloce e anche più abile nel tiro da fuori. Di contro, a Oakland, recentemente, gli hanno messo contro Curry e lui, stampatosi sui blocchi, ha finito per non andarci nemmeno vicino, contro Utah ha giocato male iniziando a minare il mio buon ricordo dello scorso anno, quando giocava 11,1 a partita da “noi”, prima di passare a Portland per la parte finale di stagione.

 

14° R. Hibbert: 5,78

Roy è appena passato a Milwaukee. Per uno scherzo del destino, la squadra contro la quale esordì quest’anno in maglia Hornets e che rappresentò anche il picco di prestazione, il culmine della sua esperienza con coach Clifford. Poi un ginocchio dolorante lo tolse di mezzo già dalla seconda partita e al rientro l’ex Lakers fornì spesso prestazioni sufficienti, scarse o insufficienti. Hibbert ha provato a tornare sui suoi livelli ma è stato immediatamente frenato da un ginocchio che si è gonfiato sul volo Milwaukee/Miami… Un percorso sino a oggi quindi costellato da difficoltà. Roy da scommessa di Cho (il quale cercava un uomo, possibilmente a basso costo da opporre a Whiteside e agli altri centri dominanti in ottica di protezione del ferro), entrando nell’atmosfera terrestre, è parso lasciar la scia di una cometa che per attrito si consuma, così come evidenziato dal suo basso minutaggio. Forse siamo all’epilogo della sua carriera NBA, anche se Milwaukee l’ha preso, non si sa bene perché (se non per ragioni di salario meno oneroso in prospettiva), se voglia cedere magari un Monroe non a proprio agio o attratta dal contratto a basso costo e in scadenza di Hibbert, abbia deciso di puntare su di lui accettando la proposta fatta da Cho, il quale “tecnicamente”, su probabile consiglio di Clifford, si è accorto che sotto canestro la staticità e la verticalità di Hibbert non sono retrò o vintage, ma vera ruota di pietra fantozziana che in Superfantozzi passa attraverso le epoche rendendola obsoleta. In 16 minuti di media sul parquet, 5,2 i punti segnati (54,2% dal campo), 1 stoppata a partita e solo 3,6 di media a rimbalzo…

 

 13° C. Wood: 5,83

Visto pochissimo in un paio di garbage time, mai messo dentro quando la partita conta. L’arrivo di Plumlee pare essere una bocciatura per lui su giudizio di Clifford, anche se l’1X2 da supermercato di Cho libererebbe qualche minuto forse (anche se nelle rotazioni di Clifford, in genere tre centri non giocano, se non nel garbage time) che tuttavia utilizzerà un Plumlee in rodaggio.  Visto da fuori… meriterebbe qualche possibilità in più, è atletico anche se troppo irruento a volte. Stiamo parlando di 16 minuti di garbage time con 4 punti, 6 rimbalzi e 2 stoppate. Non si sta giocando le sue chance come pensava a inizio stagione, ma è ai margini del team e già gli va bene (per come si son messe le cose) che sia rientrato di Greensboro Swarm, nuova squadra gemella della lega di sviluppo.

12° F. Kaminsky: 5,83

Moose (l’altro soprannome di Frank), è il nostro “mistero” della stagione. Lo si aspettava più maturo e pronto al salto di qualità, in realtà in questo blocco di 17 partite ha mostrato gli stessi problemi d’inizio stagione rimanendo più o meno in media al voto precedente. Oklahoma City e Toronto le sue prestazioni migliori, un po’ realmente utile, un po’ cornice. La top però è quella contro i Warriors fuori casa. L’unico giocatore degli Hornets sembrato davvero in forma e che ha provato a tener in piedi una partita mai nata. I 24 punti per lui nella recente (gara 50) serata di Oakland ne hanno certificato il massimo in carriera. Aveva iniziato benissimo anche a Salt Lake City ma poi è sprofondato in un secondo tempo da “ciapa no” (non prendendo il canestro mai) e i numeri di stagione lo testimoniano. 39,4% al tiro e 30,7% da tre punti, stoppate trascurabili, un turnover a partita e 4,3 rimbalzi a match, ma in 24,2 di media a gara… Salito di più di tre minuti rispetto allo scorso anno, segna 10,3 punti contro i 7,5 dello scorso anno, ma commettendo troppi errori. Me lo ricordavo più abile nei movimenti e al tiro, a volte sembra poco fluido su entrate e spin, anche se i suoi 213 cm non aiutano.

11° R. Sessions: 5,95

Da cavallo di ritorno a cavallo zoppo. Netto contropeggioramento di recente e discesa sotto la sufficienza per Ramon, che dopo qualche discreta partita si sta dimostrando sempre più una scommessa persa per Cho. Per certi versi mi ricorda Neal, lui sparava a raffica jumper, Sessions invece ha una passione ossessivo/compulsiva per la finalizzazione in penetrazione. Da questa ricava anche diversi tiri liberi. Per fortuna almeno in questo fondamentale, recentemente è riuscito a correggere un po’ l’ex nota dolente, una percentuale che non era in linea per un piccolo playamker con sensibilità su questo fondamentale.  Al tiro però, rispetto allo scorso anno a Washington, è peggiorato quasi del 10%, da tre punti è circa un 1/3 ma in 16 (minuti) e poco più, ha una media assist di 2,6, la quale non si discosta molto dai 2,9 di Washington giacché aveva più spazio nella città della Casa Bianca. Troppo bassa perché sia il protagonista di quella linea di continuità che avrebbe dovuto rappresentare per il dopo Lin, anche perché al tiro dal 47,3% dello scorso anno, è passato al 38%. 6,2 il suo apporto in punti a partita. Prima di gara 51 è anche arrivata la notizia che Sessions ha subito uno strappo al menisco laterale del ginocchio sinistro. Il play, che era già stato a Charlotte come “Cats”, si è quindi posizionato in lista infortunati e al momento non si conoscono i tempi di recupero. Un’eventuale operazione comporterebbe tempi da poche settimane ad alcuni mesi.

10° J. Lamb: 6,03

Rientrato da un infortunio (era out dal 10 gennaio per un’infiammazione al metatarso), contro i Knicks (nella persa 107-110) si pensava potesse giocare per aiutare la squadra in un momento poco felice, invece Clifford l’ha tenuto in panchina. Contro Sacramento all’Alveare non ha visto il parquet, tornando in campo a Portland in gara 49, giocando maluccio e ancor peggio a Oakland gara 50 con i Warriors. Clifford lo sta facendo rientrare gradualmente, ma nelle rotazioni è dietro a Batum, MKG e Belinelli, non l’ideale per uno che dovrebbe portar punti freschi a provvista. Nel minor minutaggio che ha a disposizione, spesso prende e tira facendolo in svariate maniere ma rischia di bruciarsi definitivamente. Come Sessions, anzi, più di Sessions, mi ricorda Neal nelle serate no. Charlotte paga anche la sua imprecisione in alcune partite ma è il rischio del mestiere di sharpshooters… Dopo una buona partenza, come lo scorso anno, Jeremy si andava spegnendo e, se dovesse rimanere nel roster oltre la deadline, continuando a fornire scarse prestazioni, non è escluso che Clifford gli faccia veder le partite dalla panchina, come sul finir dello scorso anno e nei playoffs. Ovviamente questo sarebbe un problema perché con la perdita di punti in estate, l’apporto di Lamb era ritenuto fondamentale. Non è mai stato un gran tiratore da tre punti in percentuale, ma quest’anno la sua media è notevolmente peggiorata (22,2%), marginale in quasi tutte le stats se non relativamente a rimbalzo e ai punti segnati, che in rapporto ai minuti giocati, sono saliti leggerissimamente rispetto lo scorso anno se si pensa che l’8,8 dello scorso anno è diventato un 9,0 (parliamo di punti a partita) con circa un minuto in meno sul terreno di gioco. Sono saliti i rimbalzi a 4,7 (+0,9) e spero anche la fiducia grazie all’ultima discreta gara contro Utah, nella quale ha evidenziato velocità, coordinazione e fluidità nel tiro dalla media distanza.

9° S. Hawes: 6,05

Da tre punti quest’anno era credibile come un’eventuale minaccia d’invasione del governo ugandese nei confronti degli States. Parabola dritta al ferro, tecnica più che discutibile, il risultato era spesso un tiro storto. L’anno scorso con le stesse modalità colpiva spesso, quest’anno ha chiuso con un inglorioso 29,1% contro il 37,3% dello scorso anno. Da due punti invece è salito al 54% contro il 42,2% dello scorso anno. Se per Charlotte continuava a costituire un ottimo terminale per le finalizzazioni dei compagni (passaggi in stile McRoberts), era però anche un pozzo senza fondo in difesa, quando la sponsorizzazione non era Telepass, spesso franava o colpiva avversari consentendogli giocate da tre punti troppo facili. Se poi la coppia sul parquet di lunghi per Charlotte era costituita da Kaminsky e Hawes, in difesa spesso erano dolori… Nelle ultime 17 gare conteggiate è sceso in campo 11 volte e solo in un paio d’occasioni ha raggiunto un voto di serata soddisfacente (due 6,5 a Houston e contro Toronto). Teoricamente il terzo centro, ha finito per giocare in 35 partite partendo anche una volta in quintetto, grazie alle problematiche di salute di Hibbert e Zeller. Finito nell’operazione Plumee a Milwaukee insieme a Hibbert nello strano scambio.

 8° M. Williams: 6,11

Per me è il più enigmatico e rappresentativo dei giocatori degli Hornets. Mi spiego meglio… In una squadra operaia Marvin è il prototipo perfetto dell’etica professionale, dell’impegno, della costanza, tutte qualità che io apprezzo, ma è anche un simbolo di un team ancor poco attraente sul mercato forse. Giocare con Marvin Williams come ala titolare, nonostante i suoi 30 anni di esperienza, non ti fa fare quel salto di qualità. In quel ruolo servirebbe ben altro. Marvin è desaparecido negli scorsi playoffs contro Miami e quest’anno vivacchia sulla sufficienza, anche se, come Lamb, sta dando piccoli segnali di ripresa come la doppia doppia recente a Salt Lake City. Rimbalzi, difesa e tre punti, le cose principali che si chiedono a Marvin. 40,7% e 36,7% rispettivamente dal campo e da tre punti quest’anno, contro i 45,2% e i 40,2% dello scorso anno. Per lui che non può costruirsi il tiro da tre alla Steph Curry, è importante ricevere scarichi e avere un minimo di spazio, tuttavia, sebbene non sia sempre facile metterlo in ritmo, quest’anno ha sbagliato troppi open. E’ in calo in tutte le statistiche, anche se forse, speriamo, i piccoli segnali di ripresa potrebbero rimetterlo in linea con le statistiche dello scorso anno.

7° M. Belinelli: 6,22

Marco scende al settimo posto e cala anche nella media voto. A lui Jordan chiede di segnare e nonostante continui a farlo, le medie di tiro sono scese. Consideriamo la statistica da tre punti, specialità nella quale è sempre stato considerato maestro… Prima dell’infortunio il Beli tirava con il 45,2% (53/117), dopo l’infortunio è sceso al 27,6 (18/65)%. E’ vero che il trattamento su di lui è particolarmente spietato. Giocare con la panchina non l’aiuta, giacché, se i titolari hanno pochi punti nelle mani, la panchina è anche peggio. Kaminsky si è afflosciato, Sessions sta vivendo una stagione pessima, Hibbert era marginale in attacco e Hawes ha offerto poco se non conclusioni private e qualche assist. Giocando un po’ con la panchina e un po’ con i titolari, riesce a ricevere qualche assist di Batum, spettacolari e acrobatiche alcune sue finalizzazioni in back-door. Il minutaggio di 24,7 è da sesto uomo, lui porta a casa di media 10,8 punti. Sono convinto possa fare di più se gli Hornets sapranno creargli situazioni migliori che passare dietro un blocco in corsa per un tiro da tre punti. Buone invece le uscite dai blocchi per i catch’n shoot da due punti, così come l’88,3% ai liberi, tolto Wood e il suo 2/2, Marco è in testa alla classifica degli Hornets a gioco fermo. Porta esperienza per Charlotte, io lo vedrei bene in alcuni finali.

6° T. Graham: 6,25

Treveon è uno swingman di 198 cm finite in campo ben poche volte. Non arriva nemmeno a 100 minuti giocati (98), quindi la sesta posizione in classifica sembrerebbe fuori luogo per lui. E’ un po’ come nella NBA; per entrare nei ranking al tiro ad esempio ci vogliono un minimo di tentativi, tuttavia, il giocatore nato a Washington, ha un 5/7 da tre punti che, anche se ottenuto in garbage time, testimonia la qualità al tiro. Vero anche è che nel complesso scende a un più modesto 7/16 complessivamente e che l’impatto in Regular Season è pressoché inesistente avendo giocato piccoli spezzoni in 16 partite e fallito l’unica possibilità (con Toronto nella prima casalinga si avvicinò ai 25 minuti) concessagli da titolare. Favorito da avversari non propriamente eccezionali e da un gioco tanto per finir le partite, in brevi spezzoni di gara (non da garbage), ha dimostrato anche di saper fare una buona difesa. Strano non giochi qualche minuto di più in un team che nelle ultime partite ha difeso abbastanza bene solo contro i Warriors allo Spectrum Center.

5° C. Zeller: 6,34

Cody è fuori dalla partita contro i Warriors in casa. Una manciata di partite con gli Hornets senza energia sotto canestro che hanno evidenziato la penosità difensiva di Hawes e la staticità di Hibbert. Cody non sarà un fenomeno ma, delle 7 partite che ha giocato in questo periodo, ne ha vinte 3 e considerando che in totale Charlotte ne ha vinte 4, direi che risulta essenziale per il gioco di Clifford. Gioca principalmente con pick and roll o con inserimenti, siano essi su passaggi illuminanti o entrate potenti, di sovente chiuse con schiacciate da highlights. Non è il centro alla Horford capace di tirar da tre punti, ma nemmeno quello alla Brook Lopez che prova a tirar da tre punti, per Cody c’è ancora da lavorare sul piazzato da due e da tre non ha mai avuto l’esigenza di provarci quest’anno. “The Big Handsome” usa i suoi 213 cm per tirare con il 59,0% dal campo. Supera la barriera della doppia cifra nei punti segnati (10,9 di media) e ha di media 1,1 nelle stoppate a partita. Peccato dalla lunetta sia un po’ sceso, complice il suo gioco generoso, gli serve una boccata d’ossigeno. Anche a rimbalzo potrebbe far di più, mentre in difesa è sicuramente il miglior lungo che abbiamo nel roster, bravo anche a chiudere gli spazi quando i compagni incanalano l’attaccante e discretamente utile anche quando ingaggia duelli mitici persi, ad esempio con Embiid (stoppò Cody lanciatissimo regalandosi un highlight) o vinti come quello con Valanciunas o tornando ancor più indietro, quello con Howard degli Hawks.

4° M. Kidd-Gilchrist: 6,41

MKG è uno dei pochi che risale in classifica, nonostante alcune serate “difensive” non a livello dei fasti passati. Nelle quattro vittorie ottenute a gennaio, tre volte è stato fondamentale con l’impegno e l’energia a rimbalzo e/o la marcatura sul giocatore avversario. Lui è sceso nei turnover oltre che nei punti segnati, è salito nelle stoppate, sta tirando dal campo e ai liberi meglio dell’anno scorso (45,3 dal campo, stessa statistica di Walker, con lui il migliore tra gli esterni, anche se Kemba tira molto più spesso da tre di MKG limitatosi a un 1/8) e ruba il doppio di palloni dello scorso anno (anche se le cifre qui son modeste). Paradossalmente, per questioni d’equilibrio credo sia anche il nostro punto debole. Mi spiego meglio… Batum, anche se potremmo considerarlo tranquillamente uno swingman e qualcuno di voi obbietterà che i ruoli di SG e SF sono simili, è finito a giocar da SG (complice il rientro di MKG quest’anno, dopo l’infortunio he lo tolse di mezzo per quasi tutta la stagione) ma non è una guardia tiratrice pura. Se poi paragoniamo il tutto alla seconda parte dello scorso anno, con Lee a far da SG e Batum da SF, ecco allora che tutto torna. Lee era un giocatore in grado di colpire anche da tre punti (ricordate gara 5 a Miami?), MKG no. Aprire il campo per Batum così è più difficile avendo MKG un tiro dal range limitato, anche se talvolta, nonostante un tiro non esteticamente dei più belli da vedere e un gomito piegato all’interno, è estremamente e insospettabilmente preciso anche quando tenta due punti da distanze ragguardevoli. Proprio l’interscambiabilità dei ruoli per tirare dall’arco sta sfavorendo Charlotte, che, più di blocchi stagger, pick and pop o giro palla, hand-off e quant’altro, si serve di semplici blocchi per andare al tiro da tre punti. La media è buona, ma lui è troppo discontinuo, non so se l’infortunio alla spalla lo stia limitando.  Detto che, per carattere (tenace e grintoso) è un giocatore che mi piace, ci sono da calcolarne i vantaggi e gli svantaggi nell’averlo sul parquet con questa formazione. Credo Clifford se ne sia accorto se, negli ultimi quarti, ha variato a seconda delle esigenze, quintetti con lui out e magari Batum e Belinelli in campo contemporaneamente. Le rubate sono passate da 0,4 a 0,8 a partita ma quelle incursioni in transizione e i coast to coast dello scorso anno, sono più rari. Erano “punti facili”, benzina per far ripartire Charlotte in momenti di difficoltà. Paradossalmente meno fastbreak e meno punti, da 12,7 a 9,1. Aggressivo anche n attacco in alcune ispirate serate, è troppo “discontinuo” a livello difensivo, dovrebbe essere più aggressivo quando è vicino al tiratore da tre punti e non limitarsi ad alzar la mano, facile a dirsi più difficile a farsi, ma gli Hornets si affidano a MKG come stopper.

 3° Mil. Plumlee: 6,50

Una sola partita giocata per il numero 18. Appena arrivato, catapultato a Salt Lake City, ha giocato discretamente contro Utah ma l’esordio non è stato vincente. Contro i Nets potrebbe rifarsi con una W. Vedremo se Clifford continuerà a preferire Kaminsky come centro titolare o Plumlee acquisterà il ruolo di titolare (anche se per poco), se non più minuti, aspettando il rientro di Zeller che è destinato pare alle calende greche… Fisicità, rimbalzi e stoppate. Se non garantisce una protezione perfetta del ferro, è l’antivirus free che blocca le principali minacce. Il peso attualmente è il suo contrattone che supera quello di Kemba. 12,5 per 4 anni fanno 50 milioni. Ammesso e non concesso che i soldi si possano trasformare nel valore sul campo, avrà il suo bel da fare per giustificare quelle cifre.

2° N. Batum: 6,51

Croce e delizia. Ormai tramutatosi da SF in SG, Nicolas è il leader negli assist per Charlotte con 6,0 a partita staccando Walker di 0,5. Purtroppo è anche colui che perde più palloni (128 in 1656 minuti giocati), a volte per leggerezza o passaggi non esattamente consigliatissimi. Qualche drive rimasta tale senza il kick, per aperture in mano agli avversari abili a intercettare e a colpire in transizione o qualche sufficienza nel controllare il pallone dando poco peso all’avversario mentre si da uno sguardo intorno e si decide il da farsi. La media punti è equivalente a quella dello scorso anno, ma è ottenuta specialmente grazie a liberi (buonissimo tiratore da 84,7%) e alle triple da oltre l’arco (per fortuna le percentuali sono in risalita dopo un avvio di stagione parecchio impreciso da questo punto di vista), le quali coprono più di un terzo dei suoi tiri dal campo. Quando ci prova da due punti a volte si affida a fade-away in turnaround, dimostrando una scarsa propensione per l’entrata. In quest’aspetto il gioco è regredito, talvolta preferisce fornire un filtrante sulla linea di fondo, diverse volte il destinatario è stato Marco, spesso bravo a concludere veloci giocate emozionanti. Mi smentisce finalmente nell’ultima partita, gli va bene tre volte su quattro entrate tentate, una stoppata di Gobert ci può stare… E’ il secondo tiratore di Charlotte avendo tentato la conclusione 586 volte (237 le realizzazioni) ed ha un 40,4% dal campo. Discreto a rimbalzo, è meno performante tuttavia dello scorso anno in difesa, nonostante la furbizia di qualche canotta tirata, a volte subisce troppo dal diretto avversario. Come scritto in precedenza nell’area dedicata a MKG, credo gioverebbe a Batum esser collante, partendo da ala piccola. Fa molto per Charlotte ma nei momenti decisivi spesso quest’anno fallisce l’obiettivo.

 1° K. Walker: 6,81

Convocato per il primo All-Star Game della sua carriera, Kemba è rimasto su livelli da partita delle stelle fino alla gara contro Toronto (n° 43), poi una serie di discrete prestazioni e un paio di battute a vuoto. A volte sembra, nonostante Clifford voglia coinvolgere tutta la squadra offensivamente, che Kemba sia Charlotte e Charlotte sia Kemba, questo perché i titolari hanno pochi punti nelle mani. I punti di rottura di Batum, le sporadiche triple di Williams, le iniziative di MKG e i pick and roll di Zeller non bastano a colmare il vuoto lasciato da giocatori partiti verso altri lidi in estate. Kemba in difesa non è un fenomeno nonostante le rubate siano poco più di una a partita e sia sul podio per sfondamenti ricevuti (molto bravo a piazzarsi davanti al semicerchio), ma sul tiro di rapidi e micidiali avversari, nonostante non lesini energie, i cm non lo aiutano. In regia condivide le chiavi con Batum, rispetto al quale perde meno palloni, ma non è un regista puro alla Paul, è un playmaker più portato alla finalizzazione. Non ha mai tirato così bene dal campo con un 45,3% e al momento è sopra di 1,9 punti a partita rispetto alla media punti dello scorso anno (20,9 contro i 22,8 attuali). Scende un pochino con la media voto, normale, complice anche il gennaio tremendo di Charlotte, tuttavia è stato anche recentemente convocato per la gara da tre punti (sempre all’All-Star Game), essendosi costruito un tiro dal 40,2%. Certo… non è quello rapido e da ogni longitudine del parquet che ha Steph Curry, sovente deve mettersi in ritmo e meccanizzarlo dopo esser passato dietro un blocco, ma sta diventando davvero preciso. Ecco… al tiro vorrei vedere meno pullup tirati su dal palleggio e qualche entrata in più, anche se giocare con la scritta Hornets sulla maglia non aiuta (qualche fallo non fischiato) e qualche specialista d’area a volte lo stoppa, tuttavia meglio magari una rimessa da oltre il fondo o due punti più facili, che un “ponticello” dalle basse percentuali. Qui però è lui a dover fare un distinguo, la fiducia ce l’ha, il ball handling anche, la convocazione per il Week End delle Stelle è arrivata, gli manca solo un compagno che segni regolarmente e gli tolga pressione, rendendolo bersaglio più mobile e meno individuabile.

 

La classifica dei singoli riepilogata.

 

 

I voti nelle 17 ultime e singole partite.

 

Le principali statistiche individuali dei giocatori, complete.

 

Kemba contro Toronto in una delle ultime vittorie di rilievo degli Hornets.

Stanotte si gioca contro Brooklyn, come sempre presente, proviamo a spezzare la nefasta striscia.

“Let’s go Hornets!”

Game 51: Charlotte Hornets @ Utah Jazz 98-105

 
CristallHornets
 
Nella notte dei cristalli baskettara di Charlotte, gli Hornets si fanno bruciare il vantaggio ottenuto a fine terzo quarto dimostrandosi belli ma fragili nei finali.
Il sapere di Charlotte sembra essersi perso lo scorso anno, quando vincemmo cinque overtime su cinque.
Purtroppo ancora una volta non posso scrivere di un finale felice, già detto mille volte che serve qualcosa di più, inutile dilungarsi, a Cho e Clifford, magari con l’aiuto di MJ, il compito di portare in North Carolina qualcosa di valore e utile alla causa.
L’esordio di Plumlee è stato positivo, anche se la nota negativa è un contratto che al momento supera quello di Kemba, ma che nei prossimi due anni diverrà meno pesante per l’effetto dell’innalzamento di salary cap e luxury tax…
Nota a margine, buon arbitraggio per entrambe le squadre, un canestro annullato a posteriori ai Jazz (dopo aver rivisto probabilmente il tutto in New Jersey a inizio intervallo) e un fallo assegnato a Utah anziché tre tiri liberi come stabilito dal primo fischio sono scelte coraggiose ma giuste.

Frank Kaminsky. Ottima partenza da centro titolare, ma finale offensivamente controproducente per Charlotte
2017 NBAE (Photo by Melissa Majchrzak/NBAE via Getty Images)

 
Clifford nello Utah doveva far a meno di Zeller ancora una volta, Kemba aveva la febbre ma partecipava allo shootaround e finiva per giocare, mentre Plumlee, già aggregato con i compagni partiva dietro a Kaminsky lanciato come C titolare.
Ecco lo starting five viola; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e Kaminsky.
Utah rispondeva con; Hill (25 pt.), Ingles, Hayward (33 pt.), Diaw e Gobert.
 
Fantastica partenza degli Hornets; Marvin Williams deviava un pallone a Diaw (palla poi persa oltre il fondo da Kemba in attacco) e anticipava l’alley-oop per Gobert, Kaminsky si attivava subito e in area con un giro e tiro frontale, nonostante la marcatura metteva dentro il 2-0.
A 10:41 si ripeteva ma da tre punti, poi in difesa chiudeva Ingles oltre il fondo ma dopo un giro a vuoto di Marvin da tre, Hill realizzava da tre ma Batum finalmente si buttava dentro in attacco e con il fing and roll triplicava il vantaggio.
Kaminsky da tre punti lo quadruplicava (12-3) prima che i Jazz chiamassero time-out e risalissero sul 12-6 prima e sul 16-10 (canestri dal lato destro da lunga distanza per MKG e Marvin con un mismatch su Hill prima che arrivasse Gobert in raddoppio) con un jumper di Hill frontale che consigliava una pausa a Clifford.
A 5:35 entrava Lamb in campo, il quale rollando sulla linea di fondo destra riceveva il pass di Kaminsky e chiudeva con due punti subendo il contatto di Gobert.
Peccato per il FT mancato che non gli faceva chiudere una possibile giocata da tre punti, comunque a 4:10, dopo un ½ dalla lunetta di Burke, entrava Plumlee, nuovo acquisto degli Hornets con il numero 18, il quale approfittava del secondo libero sbagliato dei Jazz per deviare una palla a Gobert e favorire il nostro recupero lasciando spazio a Lamb in attacco che guadagnava 4 punti per Charlotte (due dalla lunetta a 4:00 dalla fine del quarto e due poco più tardi in banker), poi a Roberts che con la finta dal pitturato mandava a spasso il difensore e realizzava un up & under portando sul 24-13 il punteggio. Hayward in entrata segnava due punti, Lyles dalla linea a 2:19 metteva il primo libero consentendo a Plumlee il rimbalzo sul secondo.
Il nostro nuovo acquisto a 1:48 fintava rapidamente spalle a canestro, girata e hook sopra la testa di Gobert, palla aiutata dal ferro e primi due punti per il fratello maggiore di Mason.
Una combinata Lamb/Plumlee dava altri punti alla squadra di MJ prima che nel finale Utah rientrasse con cinque punti di Exum in entrata (28-20) e con una tripla a :01.7 dalla sirena facendo 28-23.
 
In avvio di secondo quarto, sue aperture orizzontali di Marco davano la possibilità a Utah di rendersi pericolosa, se sulla prima si rimediava, sulla seconda Exum scappava in contropiede chiudendo in schiacciata, inoltre, a 10:23 il vecchio Joe Johnson di tripla portava il match in equilibrio.
Roberts da tre non segnava e Gobert (fallo di Plumlee) metteva dentro uno dei due liberi concessi portando sopra i Jazz che si avvantaggiavano con un appoggiato di Exum (left hand) dopo un’entrata sfruttando un blocco.
A 8:24 Frank continuava a impressionare tirando fuori equilibrio e ai 24, altro canestro realizzato…
Exum continuava a cercare punti vicino al ferro ma questa volta dopo esser scappato sulla linea di fondo sinistra era fermato da una super stoppata di Marvin Williams che dava il via a un fast break concluso da Marco con la tripla del controsorpasso dall’angolo destro (33-31).
A 8:04 Hayward trovava una flash dunk centrale, il punteggio rimaneva stretto e Marvin di destra metteva dentro due punti con l’appoggio al vetro eludendo Gobert piazzato a centro area.
Joe Johnson metteva dentro tre punti dalla diagonale sinistra mentre a 6:36 sulla sinistra Batum finalmente mostrava continuità nel gioco fatto a entrate.
Kemba a 6:05 con le sue finte e la ripartenza dalla linea di fondo sinistra faceva collassare la difesa; assist sotto canestro sulla destra per Marvin fermato irregolarmente.
Due FT ma un solo punto, comunque utile per portar a casa il 38-36.
Hill dalla diagonale sinistra usava uno screen di Favors per realizzare prima che Marco, cercando fortuna, guadagnasse due FT e li realizzasse a 5:39.
I Jazz prendevano il sopravvento con due tiri di Hill dalla lunetta (incrocio sull’entrata con Marvin e stoppatone di quest’ultimo ma fallo dato contro) a 4:31, poi Kemba metteva dentro il suo primo canestro ma a 3:14 Ingles sul giro palla di Utah realizzava la tripla aperta del 42-46 (3:14).
A 2:08 a Exum era concesso un canestro arrivato dopo la luce gialla e quindi fuori tempo dall’angolo destro, i tre punti venivano assegnati per esser scalati nell’intervallo.
Comunque sia Utah raggiungeva gli spogliatoi sul vantaggio reale di 44-52 con Charlotte abbastanza bloccata se non in occasione di un canestro di Belinelli con il baricentro in avanti a :12.6, per due punti utili a tenere vive le speranze di rimonta.

Charlotte comes undone in Utah nonostante una doppia doppia di Marvin Williams alla Energy Solutions Arena.
2017 NBAE (Photo by Melissa Majchrzak/NBAE via Getty Images)

 
Nella ripresa Frank iniziava con un tiro a una mano che colpiva la base del ferro mentre dall’altra parte Hayward iniziava esaltandosi con due punti.
A 11:18 Kemba riconosceva un raddoppio e vedendo infilarsi in back-door MKG sparava un pallone in diagonale che la nostra ala piccola metteva dento in schiacciata.
A 10:46 Gobert sbagliava da sotto ma erano troppi i cm perché gli Hornets riuscissero a portargli via il rimbalzo offensivo nonostante la lotta…
Rudy finiva così per segnar due punti da sotto riportando il vantaggio dei padroni di casa in doppia cifra (46-56).
Batum suonava il campanello dall’angolo sinistro, Hayward sull’altro lato del campo risultava impossibile da fermare e allora gli Hornets si dedicavano alle triple di replica per resistere; era il turno di Marvin Williams a 9:38 che sempre dal lato sinistro portava gli Hornets sul -6.
Gli Hornets finivano sul -11 con Hayward che non sbagliava nemmeno da tre a 8:56, ma poi risalivano poggiando il primo mattone con Kemba da tre a 8:40.
Marvin a 8:05 muoveva un piede avanti da fermo per indurre Gobert ad arretrare, la finta gli bastava per guadagnare il tempo per esplodere una tripla effettuata da qualche passo dietro l’arco. Gli Hornets tornavano così a -5, poi un raddoppio di Kaminsky a dar una mano a MKG serviva per far sbagliare Hayward in sospensione, inoltre Charlotte ricavava dal passaggio dentro/fuori di Batum per Frank altri tre punti a 7:08, riportando la differenza a soli due punti.
Marvin pareggiava con due liberi (Exum in recupero si poteva davanti alla nostra ala grande ma in scivolamento non riusciva a rimaner immobile), rintuzzati da due punti di Favors dalle parti del ferro opposto, Nic a 5:44 si avventurava in area andando a trovar due punti difficili ma coraggioso era premiato; finta e trovando rami sfoltiti dal vento realizzava il pareggio a quota 65.
Marvin in transizione lanciava MKG fermato ancora irregolarmente, liberi splittati e +1 Charlotte che dopo aver subito due punti di Johnson, guadagnava due FT per effetto del bonus. 4:19 Batum in lunetta.
Una garanzia per il 2/2 e il sorpasso.
Burks non metteva il tiro in entrata (probabilmente leggermente spinto da dietro) stoppato da Plumlee, Lamb dall’altra parte si avvedeva del rientro furioso dell’esterno dei Jazz e accelerando dal palleggio trovava la spinta alle spalle per andare in lunetta per il 70-67.
A 2:27 nel semicerchio sotto canestro Gobert si liberava rozzamente di Marco perdendo palla per il fischio arbitrale, mentre 14 secondi più tardi Exum era troppo aggressivo finendo addosso a Walker impegnato nel tiro da tre punti.
I liberi finivano dentro così come la tripla di Marco che a 1:40 mandava i Calabroni sul 76-69.
Exum con l’eurostep segnava da due ma Kemba nel finale segnava sei punti.
A :15.9 infilava la tripla del 79-71, nel mezzo Gobert ne metteva due recuperando un rimbalzo, ma con poco più di quattro secondi sul cronometro Walker in qualche maniera segnava un buzzer beater da tre punti nonostante la chiusura di Johnson ed Exum. Sembrava un segnale positivo per chiudere finalmente con una vittoria ma i mormoni partivano bene nell’ultimo quarto nonostante lo svantaggio di 9 (82-73).
 
Approfittando della panchina di Charlotte J. Johnson segnava da tre, Lamb era l’unico in grado di replicare e segnando passava tra i giocatori in doble figures.
Jeremy si ripeteva poco dopo su Lamb dimostrando facilità al tiro dalla media.
A 9:53 tuttavia Hayward guadagnava due FT, Lamb ci provava da tre punti ma non funzionava, Hill dietro un blocco purtroppo sì e il gap per Utah si riduceva a quattro punti (86-82).
Belinelli passando dietro al blocco a 9:07 usava uno style casual per infilare un’altra tripla, quella dell’89-82 che ridava fiato a Charlotte.
A Hill era consesso troppo spazio e da tre annullava la bomba di MA 6:47 per una spinta di Batum (offensiva) su Gobert, il lungo avversario entrava in lunetta da dove falliva ambo le conclusioni, Kemba cambiava la rotazione e la traiettoria in entrata e non segnava, Hill ci provava da tre ma il ferro gli diceva no.
Era Hayward a recuperar un air-ball di Gobert e a metter dentro in una difesa troppo statica sotto (vista pochissime volte in serata) canestro per poi realizzar da destra dal mid range accedendo al -1.
La soluzione in attacco per Charlotte la trovava MKG che mettendosi in ritmo realizzava un solo cotone su Joe Johnson.
MKG deviava un pallone destinato a un canestro di Gobert da pochi passi mentre dall’altra parte il nastro scorreva, Kemba anche arrestandosi in uno contro uno sotto canestro, schiena all’indietro e de punti sull’arresto.
A 4:39 Charlotte si portava sul 96-91 ma da qui alla fine segnerà solamente due punti…
Hayward da due e Hill da tre (a 2:51) agganciavano gli uomini di Clifford a quota 96.
Johnson a 2:22 sorpassava anche in entrata battendo un MKG che per non commetter fallo difendeva in maniera troppo pulita. Charlotte attaccava pessimamente, Kemba a livello del terreno rischiava di perder palla, poi andava sulla destra, troppi secondi trascorsi, palla a Frank al quale non rimaneva che tirare ai 24 da marcato; nemmeno il ferro mentre dall’altra parte Hayward segnava la sospensione frontale del 96-100.
Kaminsky in entrata lasciava indietro Gobert ma l’appoggio impreciso diceva che gli Hornets non avrebbero vinto nemmeno in serata, arrivava la conferma a 59 secondi dalla fine, quando dall’angolo destro Johnson chiudeva i discorsi con una tripla. Kemba segnava gli unici due punti del finale di Charlotte a ormai la partita era scappata.
Utah chiudeva sul 98-105 continuando la sua marcia verso i playoffs.
 
Pagelle
 
Walker: 6,5
18 pt. (6/17), 2 rimbalzi, 6 assist. Gioca con la febbre e nel primo tempo sembrerebbe che questo lo limiti parecchio. Si accende nel terzo quarto quando gli Hornets fanno il botto passando dallo svantaggio a un consistente vantaggio. Per come è costretto a giocare e peri il terzo quarto è un 7,5, per come gioca il finale e parte del primo è un 5. Un 6,5 pare giusto.
 
Batum: 6
11 pt. (4/9), 3 rimbalzi, 6 assist. Finalmente si vedono delle entrate. Sbaglia la quarta stoppato da Gobert dopo averne messe comunque tre. Deve continuare a giocar così con questo tipo di passo allungato che costringe gli avversari a rimaner indietro (sempre non si chiami Gobert). Al tiro non va male ma anche lui nel finale potrebbe far di meglio. Quattro turnover con una palla persa in palleggio, complice e concausa l’immobilità dell’attacco di Charlotte.
 
Kidd-Gilchrist: 6
7 pt. (3/6), 6 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Alcune giocate davvero degne di nota. Ottimo al tiro con punti di rottura se on va fuori ritmo. In difesa le giocate estemporanee non bastano. Finisce con tre falli e avendone spesi “pochi” forse avrebbe potuto osare di più su Johnson nel finale.
 
M. Williams: 7
16 pt (5/10), 12 rimbalzi, 1 assist, 3 rubate, 1 stoppata. Non è lui la causa della sconfitta. La nota negativa è che in genere purtroppo è un giocatore che ha bisogno dell’aiuto dei compagni per andare a segnare. A volte tenta delle power drive, nel finale gliene va male una e tende appunto, non a nascondersi ma a non esser utile se non si trova spazio per farlo colpire. Comunque una presenza in difesa, due stoppatone (su una gli fischiano un fallo sul quale non sono d’accordo) impegno e marcature buone, doppia doppia per lui.
 
F. Kaminsky: 5,5
15 pt. (6/15), 2 rimbalzi, 1 assist, 2 rubate. Nel finale finisce fuori per falli. Peccato perché era partito alla grandissima segnando tutto il possibile e anche di più. Poi finisce fuori ritmo e con lui Charlotte è trascinata nel gorgo del buco nero di finali punto a punto dove lui sbaglia un paio di realizzazioni in maniera pesante.
Belinelli: 6,5
13 pt. (4/9), 2 rimbalzi. Solo un plauso a Marco e non solo per il 3/6 da tre punti che migliora le medie da dopo l’infortunio… Uscendo dal campo, inquadrato di schiena a mezza figura probabilmente tira un calcione a qualcosa dopo aver scosso la testa. Si vede che ci tiene, e a parte qualche difesa non al top e un passaggio reiterato scriteriato fa una buona gara portando punti dalla panchina. Clifford nel finale avrebbe dovuto inserirlo nuovamente sul nostro attacco conclusosi con l’air-ball di Frank. Coinvolto da Roberts non sempre all’altezza (insieme al finale di Frank) e da un finale ormai andato prende un -11, ma la prossima in casa con Brooklyn sarà l’occasione per vincere oltre che continuare così e ancor meglio a livello personale.
 
Lamb: 6,5
12 pt. (4/8), 1 assist. Jeremy sta aumentando un po’ i giri dopo il rientro. Deve evitare le triple se possibile, dal mid-range mostra scioltezza, fiducia e confidenza, nonché una certa grazia e velocità d’esecuzione. Finisce giocando 15 minuti segnando 12 punti, non male anche come fantamedia in un lasso di tempo limitato. +4 di +/-…
 
Mil. Plumlee: 6,5
4 pt. (2/3), 8 rimbalzi, 2 stoppate. Spende tre falli in modo intelligente, porta a casa soprattutto rimbalzi ma anche due stoppate buone. Buona la prima, anche se i punti sono 4, cambia un po’ la musica sotto le tabelle con il numero 18 in campo. Non sarà una saracinesca ma sicuramente è meglio di Hawes o Hibbert. Il problema è il contratto…
 
Roberts: 5
2 pt. (1/5), 1 rimbalzo, 4 assist Una voragine in difesa. Gioca 13 minuti nei quali solo gli assist sono decenti ma comunque non bastano per definirlo playmaker vero, al tiro è deleterio. Esagera portando palla sul finire del primo quarto. In quell’azione più che congelare il gioco, lo rende fermo, infatti, finisce con un fiasco.
 
Graham: s.v.
0 pt. (0/0) Due minuti per lui.
 
Coach Clifford: 6
La squadra gioca bene nel terzo quarto ma non solo. Resiste con i mezzi che ha, un Plumlee in corsa e un Kemba febbricitante. Che succede nei finali però deve dircelo lui. Male sulla difesa negli angoli dove gli avversari spesso ci bucano o graziano comunque tirando senza esser contrastati e male sugli attacchi finali. Belinelli l’avrei fatto rientrare prima, nei finali in questo momento potrebbe esser più utile di Batum paradossalmente.

OperaziHornets

 
 
Aggiustramenti e piccole operazioni nel “mercato” di Charlotte.
Ray McCallum è un nuovo giocatore degli Hornets.
 
Ray è un playmaker di 191 cm per 86 kg nato a Detroit il 12 giugno 1991.
Nella sua carriera NBA ha girato tra Sacramento, San Antonio e Memphis.
 
Attualmente giocava per i Grand Rapids Drive, franchigia della NBA Development League situata a Walker, nel Michigan, “gemellata” con i Detroit Pistons.
Tagliato a sorpresa proprio dai Pistoni a metà di questa prestagione, per il Finals MVP NBA Summer League Las Vegas (2014) si dischiudono nuovamente le porte della NBA grazie a un contratto da 10 giorni.

Un buzzer beater a un decimo dalla fine in prestagione di McCallum.

Forse ci sarà la possibilità d’esordire (Roberts e Clifford permettendo) con la quarta squadra NBA giacché dall’operazione McCallum, si passa alla meno simpatcia possibilità d’operazione per Ramon Sessions (stesso ruolo) che si è infortunato.
Non si capisce ancora bene l’entità del danno, ma pare che il menisco laterale del ginocchio sinistro si sia strappato e non sono previsti tempi di rientro certi.
 
A poche ore dalla partita di Salt Lake City contro i Jazz, Kemba pare aver la febbre e la sua presenza è incerta, spazio quindi a Roberts se dovesse mancare anche il play titolare con Kaminsky nel ruolo di centro da starter dopo le perdite di Hawes e Hibbert.
 
Non una grande prospettiva per stasera ma ogni gara ha storia a se.
Off-Topics
Dedicato ai fenomeni (o magari sempre lo stesso che cambia e-mail) che mi stanno scrivendo commenti ignoranti…
Amici di quello che mi aveva scritto qualche giorno fa il primo…
Ma per caso…

 

 

 

 

 

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Milestone?

L’accordo è ufficiale, da poco.
Più che una pietra miliare (milestone), non volendo scrivere di una pietra tombale, diciamo che è una pietra rotolante, di quelle che rotolano giù a valle.
Un pesante macigno forse sulle ambizioni degli Hornets per questa stagione.
Se Melo come secondo scorer, per toglier pressione a Kemba è sogno irraggiungibile, con le già citate e più quotate Cleveland, Los Angeles (sponda Velieri) e Boston alla finestra, in questi giorni si era scritto di un Ibaka lasciato libero a Orlando.
Per Clifford sarebbe il giocatore perfetto, per la sua idea di difesa con una squadra che al momento latita in questo fondamentale aspetto…
Invece è arrivato Miles Plumlee acquistato dal GM Rich Cho.
 
Chi è costui?
 
Miles (Christian) Plumlee, nato a Fort Wayne (Indiana), è il fratello maggiore (due anni in più) del Mason di Portland, ed è un nuovo giocatore degli Charlotte Hornets.
In cambio, Milwaukee (che taglierà Steve Novak), detentrice del “cartellino”, riceverà Roy Hibbert e Spencer Hawes più “cash considerations”.
Miles è un centro di 211 cm e ha 28 anni (nato il primo settembre 1988).
Quest’anno ha giocato 32 partite partendo 12 volte come titolare. Miles ha iniziato nella NBA con gli Indiana Pacers, poi ha giocato per i Phoenix Suns e attualmente era ai Bucks.
La sua migliore stagione è stata quella del 2013-14 con i Suns, quando ha tenuto una media di 8,1 punti e 7,8 rimbalzi.
Premesso che trovo l’affare piuttosto marginale dal punto di vista tecnico, lo trovo abbastanza sconveniente dal punto di vista economico e assurdo da quello dell’utilità.
Mi spiego meglio… partiamo dall’utilità.
Per utilità intendo dire che, giacché Charlotte sarebbe stata costruita per partecipare ai Playoffs, quindi possibilmente avere un record vincente, oggi, nella condizione particolare nella quale siamo finiti, sei sconfitte consecutive e ormai ai bordi dei Playoffs (che comunque ci vedrebbero eventualmente uscire ben presto contro Cleveland), la prima operazione di Cho sul “mercato di riparazione” è stata pessima.
Pessima, non solo perché Miles Plumlee è giocatore che ha poco minutaggio (in una sola occasione quest’anno ha superato i 20 minuti ed era il 3 novembre), ma perché a noi serve qualcosa che faccia la differenza, pronto e possibilmente subito.
Recentemente si è ritagliato qualche minuto ma le sue statistiche non sono fantastiche.
In 9,7 minuti giocati di media ha a referto 2,6 punti, 1,7 rimbalzi, 0,6 assist, 0,3 stoppate e il 62,9% ai liberi.

Le statistiche di Miles Plumlee in NBA.

Marginale appunto si diceva nonostante Cho si dica eccitato per la sua fisicità, l’abilità a rimbalzo e l’etica professionale.
E’ vero che Hibbert ha deluso, gioca poco (anche per problemi a un ginocchio e non so se rimarrà ancora molto in NBA a causa di questi dolori) e raramente bene.
Non è riuscito a essere il rim protector desiderato dopo la buona partenza a Milwaukee (chissà che in Wisconsin abbiano visto solo quella di partita del buon Roy?), è altresì vero che se Hawes porta punti, in difesa è sponsorizzato Telepass ultimamente, inoltre le percentuali da tre sono crollate sotto l’effetto di una tecnica di tiro da fuori, completamente da rivedere.
A chi giova questa trade?
Dal punto di vista tecnico non credo che Plumlee, cifre alla mano (spero di sbagliarmi), non possa portare grandi miglioramenti alla causa degli Hornets, con il rientro di Zeller giocherà dietro di lui.
Charlotte sicuramente voleva qualcosa di più atletico rispetto al zampettante Cervo Hawes e al pachidermico Hibbert.
Da quest’angolazione, per ipotesi euristica, Charlotte avrebbe fatto un affare, poiché, se Plumlee giocasse con voglia e intensità, non sarebbe certo compagno degli zombie vaganti sotto il canestro (Hibbert e Hawes) visti recentemente.
H&H da Hero Quest quindi out, dentro M.P., peccato non via sia una V in mezzo…

Dal punto di vista economico Milwaukee fa un affare liberandosi del contratto quadriennale del fratello meno nobile dei Plumlee. Già, perché i 12,5 milioni a stagione per quattro anni sono ben cinquanta milioni per un giocatore che non sembrerebbe valerli, salvo miracolose riabilitazioni dalle parti di Charlotte.
Hibbert costava cinque milioni (contratto in scadenza), mentre Hawes avrebbe avuto due anni di contratto; quest’anno 6,3 mil., la stagione prossima 6,0 mil., in diminuzione.
Paradossalmente gli Hornets superano il salary cap e prendendosi questo contratto potrebbero avere di più da spendere come MLE (mid level-exception) durante la prossima stagione non attiva.

Grazie a Paolo Motta per avermi indirizzato su questo dettaglio.

A Charlotte comunque mancano un giocatore in post basso che possa attrarre l’attenzione e fare gioco dentro fuori (vedi il Jefferson dello scorso anno), un incursore e playmaker dalla panchina e un 4 o un 5 (eventualmente da invertir con Zeller) che sappia difendere.
Gli arrivi estivi sono sembrati in maggior parte “cinesate” copie, più scarse (salviamo Belinelli che ha a altre caratterisiche rispetto ai ceduti) dei giocatori dello scorso anno dalle qualità migliori.
Qualcos’altro dovrebbe arrivare, in genere gli Hornets sono soliti muoversi per un paio di trade negli ultimi anni, il problema è il livello.
 
In ultimo da registrare un contratto da dieci giorni fatto firmare a Mike Tobey (vista la perdita di due centri), pivot bianco già visto in preseason, tagliato prima della stagione regolare.
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Game 50: Charlotte Hornets @ Golden State Warriors 111-126

Terra Promessa
 
“Siamo I ragazzi di oggi, pensiamo sempre all’America, guardiamo lontano, troppo lontano… omissis.
Finché qualcosa cambierà, finché nessuno ci daràààà… una Terra Promessa, un mondo diverso, dove crescere i nostri pensieri, noi non ci fermeremo, non ci stancheremo di cercare, il nostro cammino!
Siamo i ragazzi di oggi, zingari di professione, con i giorni davanti e in mente un’illusione.
Noi siamo fatti così, guardiamo sempre al futuro e così immaginiamo un mondo meno duro”.
Cantava così un giovane Eros Ramazzotti quando il più famoso festival canoro d’Italia era “roba” da brividi e non la kermesse carnevalesca odierna…
Tutto è mutato, le parole son restate e riadattate per i malconci Calabroni suonano come un monito e uno stimolo a non cedere di fronte alle avversità al contempo.
Charlotte sta cercando una vittoria esterna che non arriva da otto trasferte consecutive (nove con la L di stanotte). L’ultima vittoria esterna il 28 dicembre a Orlando in un gennaio esterno da encefalogramma piatto.
Andare a Oakland e vincere non era certo semplice, se non impossibile (come si è rivelato) per la disparità di forze messe in campo, ma i Warriors, quando iniziai a seguire la NBA, nonostante un buon Mullin non erano certo squadra scintillante da titolo…
Occorre quindi che Charlotte ci creda e conquisti la sua terra promessa prima possibile. Forse sarà per attinenza al testo, se vogliamo mistificare e metterla sulla religione, la terra dei mormoni?
Speriamo, perché quasi tutti gli altri risultati pervenuti nella serata non ci sono certo favorevoli.
La partita non c’è mai stata…
In serata da registrare 39 punti di Curry e 29 di Thompson, 68 punti per gli Spash Brothers, le due guardie titolari che sotto l’effetto di una buona stella hanno segnato 17 delle 25 triple tentate facendo chiudere la squadra di Oakland sul 43,8% dalla distanza contro il 30% di Charlotte…
45-47 i rimbalzi pro Warriors, così come sopra di due sono sempre i Guerrieri negli assist (33-35) nonostante Charlotte abbia ben giocato di squadra.
Dieci i turnover per entrambe le squadre ma GSW che ha sfruttato meglio i fast break o se li è creati da attacchi errati di Charlotte, oppure ancora ha colpito con un paio di triple di Curry da ben oltre l’arco.
 
Clifford a Oakland schierava; Walker, Batum, Kidd-Gilchrist, M. Williams e Spencer Hawes, mentre Kerr aveva a disposizione tutti i giocatori principali tranne Pachulia, così componeva un quintetto con; Curry, Thompson, Durant, Dr. Green e J. McGee.

Frank Kaminsky III ha segnato 24 punti partendo dalla panchina. Nonostante abbia giocato bene, sprecando poco, Charlotte è incappata nella sesta L consecutiva.
2017 NBAE (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

 
Inizio difficile per gli Hornets che incassavano a 11:38 la prima tripla di Curry, MKG perdeva palla in attacco sotto la pressione della difesa Warriors e se Thompson contrastato da MKG sbagliava, mentre poco più tardi (10:32) Batum pareggiava grazie a una tripla in scioltezza, servivano solo altri 9 secondi a Curry per riportare avanti di tre i suoi con un altro tiro da oltre l’arco. Kemba a 10:08 accorciava con la sospensione tirando qualche passo dentro la linea da tre punti portava le distanze a un solo punto (5-6).
Purtroppo però la partita degenerava rapidamente; le triple di Durant, Curry (da ben oltre l’arco e in transizione) e Thompson su Batum a 8:57, portavano sul 5-15 il punteggio con Clifford obbligato a chiedere un time-out.
A 8:35 MKG da destra partiva in uno contro uno per andare in area e alzare un buon tiro oltre il difensore, coraggio premiato e la palla s’infilava dolcemente nella retina.
Un assist ravvicinato sotto canestro (da sinistra a destra) per MKG lasciava solo Hawes che in “ritardo” non interveniva sulla schiacciata del centro di serata dei GSW che ripristinavano il +10, ma questo non era ancora nulla…
Marvin sbagliava la tripla dall’angolo, Thompson no, MKG era l’unico a portar punti e si ripeteva da distanze non proprio sue; piuttosto lontano dal canestro infilava comunque due punti con un altro preciso tiro.
McGee conquistava un rimbalzo offensivo e sull’apertura Curry a 6:48 colpiva ancora da tre punti con la contraerea di Charlotte azzerata.
Clifford chiamava un secondo time-out sul 9-23 ma Thompson, toccato da MKG in ritardo, portava a casa un gioco da tre punti con il jumper dal mid range che era completato dalla lunetta. McGee da sotto conquistava due punti e un libero addizionale (fallo Belinelli) andando a gioco fermo a prendersi il terzo punto sulla stessa giocata.
Iguodala in mezzo a una difesa sbandata a 5:00 esatti dalla sirena segnava il 9-31 prima che Charlotte tornasse a veder la retina a 4:38 grazie a una collaborazione italo/francese, canestro di Marco in corsa sulla linea di fondo raggiunto dal passaggio di Batum.
Thompson al vero, Kemba dalla linea a 3:39 aumentavano di due i punteggi delle due squadre, poi a 3:14 Sessions dava dentro a Hawes che si spingeva a pochi cm dal ferro per appoggiare dal lato destro il 15-33.
Dopo un canestro di Looney contrastato da due punti di Kaminsky a 2:07, Curry a 1:27 metteva a referto un’altra tripla dalla diagonale sinistra.
Nel finale Kaminsky riceveva nel pitturato, un quarto di giro verso destra, short hook e 19-38.
A :01.7 tuttavia Curry si portava a casa altri tre punti tirando sopra Batum e i Warriors chiudevano sul 19-41 il primo quarto…
 
Il secondo periodo si apriva con un turnaround di Kaminsky piazzato poco più in là del post basso sinistro, Sessions dava una mano conquistando due FT ma dalla lunetta realizzava solo il secondo.
Sessions si rifaceva dando il pallone a Williams che da sotto appoggiava al vetro, prima che la panchina dei Warriors, un po’ in difficoltà, fosse aiutata da Thompson in fing and roll.
Anche Dr. Green aiutava i compagni meno abili; la sua tripla aperta riportava il divario a 20 pt, prima che Thompson con tre punti dalla top of the key conquistasse il massimo gap.
Un Kaminsky ispirato nel suo piccolo provava ad andar dentro ma la difesa dei Warriors sporcava un pallone che viaggiando in direzione di Belinelli era sfruttato dallo stesso al meglio con un tiro dalla linea di fondo sinistra aiutato dai ferri.
Per Thompson da tre non c’era difesa, Charlotte reagiva con il gioco di squadra invece…
MKG dalla linea di fondo serviva indietro un Belinelli lanciatissimo, aggancio e due punti con tocco di McAdoo.
Gioco da tre punti a 8:41 per il 31-52 prima che Frank a 8:06 continuasse a “stupire” realizzando altri due punti. A 7:51 Thompson dalla media realizzava su Belinelli ma Frank a 7:37 in area, da solo contro due difensori, si girava e appoggiava lestamente al vetro ottenendo altri due punti.
Thompson in transizione approfittava della chiusura lenta di Marco e faceva decollare GSW a suon di triple…
Charlotte cercava qualche azione di squadra ma segnava con Batum per una violazione dei tre secondi e con Lamb, bravo a metter dentro un teardrop dalla parabola altissima.
Batum al vetro a 5:06 riportava Charlotte sul -17 e, nonostante Kemba fosse stoppato, con la palla riconquistata dal fondo, Marvin dalla rimessa segnava tre punti dal passaggio portando sul 43-61 la partita a 4:22.
Curry segnava da tre dalla diagonale destra mentre Marvin inciampava e lasciava via libera al figlio d’arte al quale in entrata non serviva nessuna “defezione” momentanea della difesa di Charlotte per segnare con abilità e meriti tutti propri.
A 2:54 Curry, su di giri, andava a commettere un fallo inutile su Kemba impegnato nel tiro da tre punti, niente canestro ma un 3/3 dalla lunetta per il capitano in divisa viola a 2:54 dall’intervallo.
I Warriors andavano sul 48-70, poi Batum pescava un’altra tripla muovendosi sul fronte di tutto l’arco, passaggio, controricezione andando verso destra e 51-70.
A poco serviva se i Warriors sparavan da tre con facilità estrema; Curry a 1:19 continuava con la pioggia di triple (bomba più vicina al cerchio di centrocampo che all’arco dei tre punti), Batum si ricordava che: “non può piovere per sempre” e dalla diagonale sinistra infilava un’altra tripla, quella del 56-75.
Chiudeva Golden State con due punti in back-door e Charlotte andava a riposo sul -21 (56-77).
 

Marco Belinelli va a segnare partendo dall’esterno sinistro. Dopo aver fatto fuori Thompson, passa Varejao andando ad appoggiare con un bel movimento.
2017 NBAE (Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images)

Le ultime residue speranze si spegnevano subito; a inizio terzo quarto una tripla di Green e due correzioni volanti di McGee mandavano i Warriors sul 57-84 ottenendo un +27 veritiero. Hawes stoppava due tentativi dei Warriors e a 8:27, dal corner sinistro, nonostante la folata d’aria del difensore, Marvin scoccava la freccia del 62-84.
I Warriors ripartivano da una persa di Batum (passaggio arretrato intercettato) per segnar con Durant nonostante Marvin provasse la difesa modello koala per rimediare alla giocata del compagno. Due di Durant servivano ai Warriors per portarsi sul +32 (66-98), prima che Charlotte mostrasse qualcosa di buono.
Nella fattispecie un tiro da tre di Kaminsky senza esitazioni di sorta a 5:11, una finta di Belinelli che mandava Thompson per terra e sul movimento in dribbling lasciava lì anche Varejao che vedeva Marco passarlo per l’appoggio elegante sulla sinitra del ferro.
Marco poi dava a Kaminsky sul centro-sinistra, Green provava a stopparlo ma Frank era carico e realizzando la tripla fissava per un istante lo scoreboard sul 74-98 (-24).
Durant guadagnava due liberi e interrompeva l’inerzia viola portando i suoi a toccar quota 100.
A 2:15 Kaminsky era spinto sul rilascio del pallone, un 2/2 che era seguito da un altro buon attacco di Charlotte; giro palla per trovare varchi, un giro palla difficoltoso e prolungato che vedeva però nella parte finale Marco ricevere e sparare una bombarda vincente dalla destra.
Curry metteva 5 punti di fila mentre Marvin si accontentava ad altra longitudine di schiacciare su un tappeto giallo, trovando apparecchiato grazie all’assist proveniente da destra.
Sul finale Frank realizzava altri due liberi ma l’ultima parola era ancora dei Warriors anche in questo quarto, Curry, un passettino verso sinistra oltre l’arco, Roberts rimaneva indietro e tripla veloce per l’83-108 che chiudeva il quarto e incrementava di altri 4 punti il vantaggio rispetto all’intervallo.
 
Nell’ultimo quarto Charlotte segnava due punti con Marco, poi due ottimi canestri di Kaminsky servivano al carrarmato pe far registrare il suo ventiquattresimo punto (suo nuovo massimo in carriera nella NBA), Thompson tanto per non scherzare a 7:44 interrompeva il fluido viola segnando la tripla del 91-113 e anche se Roberts segnava quasi allo scadere dei 24 secondi e una transizione Lamb/Belinelli/Lamb (assist a triangolo in corsa di Marco restituendo palla a Jeremy) serviva come il cioccolato a una donna per combatter la depressione, si rimaneva distanti, anche perché perfino McCaw segnava da tre punti a 5:56 dal termine relegando Charlotte al -22 (96-118).
Belinelli segnava due liberi e faceva toccar quota 100 a Charlotte (100-120) mentre Clifford innestava la panchina profonda. Panchina che approfittava per ridurre lo scarto finale a 15 punti.
I Warriors vincevano comunque 111-126 una partita mai iniziata.
 
Pagelle
 
Walker: 5
7 pt. (1/5), 2 rimbalzi, 5 assist. Ultimamente il team si affidava troppo a Kemba, nonostante i punti di rottura di Batum e qualche altra giocata, compresi tiri da tre non sempre ben consigliati, l’esistenzialismo cliffordiano che ultimamente aveva preso piede, trovava in Walker il massimo esponente della solitudine individualista, intento a cercar punti come quelli che stasera non va a cercare. Finisce ben presto in panchina. Inutile spremerlo inutilmente. Gioca 25 minuti perdendo tre palloni ma trovando 5 assist. Con uno 0/3 interrompe una lunga serie di partite con almeno una tripla realizzata in una partita segnata. Male anche al tiro e su Curry non può far molto.
 
Batum: 6
13 pt. (4/7), 5 rimbalzi, 7 assist. Limita a due i turnover in 24 minuti, anche se il secondo è “grave”, per il modo, non per il punteggio. Mette un ¾ da oltre l’arco e un 2/2 dalla linea ma da dentro l’arco dovrebbe tentare qualche entrata…
 
Kidd-Gilchrist: 6
8 pt. (4/11), 9 rimbalzi, 1 assist. Si fa stoppar tre volte però a parte quel tipo di situazioni, all’inizio cerca di tener a galla Charlotte. Bene nei rimbalzi, in difesa va a fortuna alternata contro clienti scomodissimi. Dei titolari è quello che ha il passivo del +/- meno pesante.
 
M. Williams: 5,5
14 pt. (6/13), 5 rimbalzi, 1 assist. Ci vuole più concentrazione sulle triple aperte. Non tira male da fuori se consideriamo che il suo 2/5 equivale al 40% ma se dall’altra parte mettono quasi tutto e lui ha spazio, almeno una in più deve metterla, è il gioco che gli chiede Clifford. Un titolare che non ha tantissimi punti nelle mani.
 
Hawes: 5,5
4 pt. (2/6), 4 rimbalzi, 4 assist, 3 assist, 2 stoppate. Di tutto un po’ ma a rimbalzi serve qualcosa di meglio. Lanciato titolare per le assenze di Zeller e Hibbert fa quel che può, cioè pochino nonostante viva veloci buoni momenti come le due stoppate rifilate nell’arco di un breve periodo.
 
Belinelli: 6,5
16 pt. (6/11), 2 rimbalzi, 7 assist, 1 rubata. Non sempre eccezionale in difesa, dopo aver perso un pallone va a intercettare e a recuperare in difesa. Male da tre punti dove continua il trend negativo con l’1/5 in serata, bene da due punti e dalla lunetta. Ottimo in fase assist. Torna lui dopo esser stato Daniel Stern (uno dei due attori che interpretavano il ruolo dei cattivi in Mamma ho perso l’aereo).
 
Kaminsky: 7,5
24 pt. (9/14), 7 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. Non perde nemmeno un Pallone, fa alcune buone difese e in attacco raggiunge il suo massimo in carriera facendo vedere che sa giocare a basket e che i fondamentali li ha. Anche lui torna il carrarmato in contrapposizione a Salvini (giocavam con lui prima?) e alla sua ruspa, il quale, in una foto trovata su internet, assomiglia da giovane proprio a un altro altrettanto giovane Frank. Speriamo che Frank continui così, ne abbiamo un estremo bisogno.
 
Sessions: 5,5
1 pt. (0/3), 3 assist. Gioca solo 7 minuti, difficile spostare l’ago della bilancia della sufficienza. Buoni i tre assist, ma di contro ci sono due tiri sbagliati, una stoppata presa e un errore dalla lunetta e di certo non spacca le pertite come faceva Lin. Onesto gregario.
 
Lamb: 5
7 pt. (3/11), 7 rimbalzi, 1 assist. A parte un bel teardrop, molto arriva nel finale. In generale tira male e non mi piace molto. Troppo prendi e tira senza coinvolgere i compagni.
 
Roberts: 5,5
8 pt. (2/3), 2 rimbalzi, 3 assist. In difesa finché c’è Curry davanti ha gli incubi. Nel finale del terzo rimane dietro a un blocco e nonostante l’aiuto di Frank prende la tripla in faccia, dinamica simile ma non identica a quella che a pochi secondi dalla sirena dello stesso periodo lo vede ancora trafitto da lunga distanza. Bene al tiro. Dei 15 minuti sfrutta quelli contro la panchina avversa.
 
Wood: 6
4 pt. (1/1), 1 rimbalzo. Ancora 6 minuti per Wood ma di garbage. Lui fa il suo e porta un +8 a casa…
 
Graham: 6
5 pt. (1/3), 1 rimbalzo, 1 rubata. Se può tirare da tre lo fa bene. Un po’ meno da due, dalla lunetta ne mette un paio e porta un plus/minus di +9 a casa, anche lui nel tempo spazzatura.
 
Coach Clifford: 6
Si, siamo stati travolti. Non importa. Si rivede qualcosa nel gioco di squadra. Ora bisogna inserire nuovamente Kemba nel contesto alla prossima. Segue le sue rotazioni e non quelle di Kerr, coraggioso, rischia e se subisce il Curry/Roberts, recupera quando la panchina avversaria è in campo ma la disparità di forze era troppo marcata.

Game 49: Charlotte Hornets @ Portland Trail Blazers 98-115

 
 
GrigiHornets
 
Siamo formati dai nostri pensieri; noi diventiamo quello che pensiamo. Così qualche secolo fa si pronunciava Buddha Siddhārtha Gautama.
In parte è vero, poi servono anche le azioni per tramutare il pensiero in realtà.
Così io continuo a credere che più che un problema fisico o tecnico a Charlotte manchino le motivazioni, almeno, per un buon 50% delle colpe di queste sconfitte.
A cosa pensino gli Hornets a questo punto non lo so.
Quinta sconfitta di fila. Partita durata realmente 24 minuti, difesa che dopo il primo quarto nel finale del secondo è sembrata quasi inesistente, causa interpreti ma anche per “colpa” di un certo casino disorganizzato, aldilà dei cinque falli fischiati contro MKG, aldilà di una serata storta per qualcuno, non mi è piaciuta l’interpretazione del match.
Le due squadre hanno finito incredibilmente per tirare e segnare lo stesso numero di canestri da tre punti (11/31) ma Charlotte esagera certamente con quest’ opzione, accontentandosi a volte di prender tiri che per come partono si capiscono subito difficilmente avranno fortuna.
Gli Hornets poi hanno catturato 42 rimbalzi contro i 51 di Portland…
Nell’ex Rose Garden la viola di Charlotte si tinge di grigiore, la materia grigia degli Hornets sembra influenzare giocate e voglia… Lillard ha finito con 27 punti, Crabbe con 21 e McCollum con 18entra sul podio degli avversari.
Da noi 22 di Walker, 18 di Batum e 10 a testa per Kaminsky e M. Williams.

Nicolas Batum all’ex Rose Garden he è stata casa sua, finisce con 18 punti ma Charlotte perde la quinta di seguito in un orrendo gennaio da 4 vittorie e 11 sconfitte…
2017 NBAE (Photo by Cameron Browne/NBAE via Getty Images)

 
Clifford in Oregon si presentava senza l’energia di Zeller, con i compagni, ma in abiti civili.
La formazione era sempre quella: Walker, Batum. Kidd-Gilchrist, M. Williams e Hibbert.
Portland schierava ; Lillard, McCollum, Turner, Vonleh e M. Plumlee.
 
Hibbert portava la palla nella nostra metà campo, Walker nell’altra ma sulla pressione degli uomini di Stotts la palla usciva immediatamente in rimessa laterale a favore di Charlotte.
Dopo un errore a testa, MKG lanciato in entrata metteva dentro cadendo fuori dal campo, Walker con un pullup dall’altezza della linea del tiro libero a 10:50 faceva 4-0.
Le squadre rimanevano a secco per un minuto e cinquanta secondi, a interrompere il digiuno ci pensava Lillard con una tripla frontale che unita a quella di McCollum a 8:15 ribaltavano il risultato sul 4-6.
Hibbert, che dopo il 4:00 aveva già stoppato Vonleh, ci riprovava sullo stesso ma questa volta la palla impennandosi premiava l’ex Charlotte portando Portland a doppiare gli Hornets.
Charlotte costruiva una buona azione passandosi palla velocemente; l’assist finale era un lungolinea di Batum per Hibbert che dalla media sulla sinistra trovava il cotone interno della retina a 7:25.
Dieci secondi più tardi purtroppo McCollum colpiva ancora da dietro l’arco e issava Portland sul 6-11, Charlotte reagiva e ripagava con la stessa moneta a 6:57 quando Marvin esplodeva la tripla del riavvicinamento.
Batum dalla diagonale sinistra scoccava un’altra freccia da tre punti e Charlotte si riportava sopra di uno (12-11).
Lillard tentava di riportare sopra i suoi ma nel tentativo di reverse layup si vedeva stoppare da un attento Hibbert.
Il numero 0 avversario segnava comunque successivamente in fade-away prima che un Hibbert dall’ottimo inizio stoppasse ancora Vonleh consentendo a un jumper dalla sinistra di Batum di elevarsi sulla testa di Lillard e finir dentro la retina per il controsorpasso (14-13).
A 4:18 Plumlee dalla lunetta svirgolava due liberi mancando l’ennesimo controsorpasso che avveniva tuttavia sempre a gioco fermo grazie alla firma di Crabbe a 3:49.
Kaminsky da tre continuava a non prendere e Lillard con un runner metteva dentro il 14-17…
A 2:40 Kemba a tutta velocità si buttava dentro per andare a depositare sulla sinistra del ferro eludendo la possibile stoppata di Leonard e Belinelli andava a prendersi un tiro in corsa dalla media diagonale destra; silhouette jordaniana a gambe aperte e 18-17, uno dei pochi lampi di Marco oggi.
A 1:47 Lillard metteva dentro toccato dal fianco destro di Hawes completamente fuori dal suo cilindro nel tentativo di stoppata. Gioco da tre punti e +2 per i “Tracciatori di Sentieri” che a cavallo tra il primo quarto e l’inizio del secondo cercavano di costruirsi una via per la fuga nonostante che sul tramonto del primo quarto Batum colpisse da tre punti.
L’ultima parola del primo quarto l’aveva Harkless che correggeva da sotto e rimandava a +5 i bianchi di casa (23-28).
 
L’inizio del secondo era più drammatico del finale del primo periodo; la panchina in campo degli Hornets sembrava l’allegra brigata Brancaleone alla conquista di non si sa che…
Crabbe era toccato da Belinelli 15 secondi dopo il via e mettendo dentro tiro e libero aggiuntivo mandava gli Hornets sul -8. Calabroni che scivolavano in fretta sul -11 con una tripla di Crabbe dall’angolo sinistro e sul -13 dopo un’altra tripla, questa volta per opera di Crabbe.
Sul 24-37 Clifford chiedeva un time-out.
Ci volevano due FT di Sessions per sbloccar l’attacco degli Hornets, i quali a 9:37 si rimettevano in moto ma solamente 13 secondi più tardi, MKG uscendo da un blocco dalla destra toccava Crabbe (cambio marcatura ma identico risultato) sul fianco mentre l’avversario in elevazione si apprestava a scoccare il tiro.
Tre tiri liberi a segno e Hornets sul -14.
A 9:49 la mano sinistra del Beli proponeva l’assist saltato per la dunk di Hawes a 9:49, Spencer però faticava parecchio e si rivedeva al tiro da tre… storto e corto la palla non entrava, McCollum invece al vetro la metteva dentro facendo tornar i padroni di casa al massimo vantaggio.
Dai bordi dell’area destra però a 7:39 si elevava Williams che con il suo tiro a una mano faceva carambolar la biglia come in un flipper all’interno dei bordi del ferro mentre Leonard lo toccava. Giocata da tre punti e Hornets sul 31-42.
Un jumper di McCollum su Hawes era pane per i denti di Stotts, altri due errori ravvicinati di Hawes facevan disperar Clifford, il quale vedeva finir giù e restarci MKG su un’entrata di Aminu, proteste da ambo le parti, Portland non segnava mentre Charlotte in transizione in 4 contro 5 la metteva dentro con Hawes.
A 6:22 Portland subiva anche un tecnico che Walker realizzava, così Charlotte recuperava qualche punticino tornando a -10 (34-44).
A 5:41 Williams batteva Plumlee distante dal canestro chiudendo con una tomahawk jam imperiale per il 36-44.
Turner dal centro del pitturato tirava sopra Kaminsky ottenendo due punti prima che Batum, capendo le intenzioni di Lillard di contrastarlo su un eventuale tiro da tre e utilizzando un blocco di Marvin dall’angolo giusto tirava assorbendo il contatto.
Batum chiudeva dalla linea con un 2/3 portandosi a 10 punti e mandando Charlotte sul 38-46.
A 4:07 il francese in uno contro uno estraeva dal cilindro anche il fade-away vellutato raggiungendo la dozzina di punti.
Purtroppo a 3:37 Aminu dalla sinistra infilava una tripla pesante che rimandava a -9 gli imenotteri vanificando in parte gli sforzi della squadra di Clifford.
Con due passaggi orizzontali però la palla attraversava la metà campo offensiva dei Blazers, da destra a sinistra da dove fuori l’arco Walker aspettava la sfera per guadagnar tre punti.
Crabbe e il suo 2/2 interrompevano solamente il momento positivo di Kemba, il quale a 2:50 dalla diagonale destra segnava altri tre punti.
Frank da sotto ne aggiungeva due e gli Hornets accorciavano sul -3 (48-51).
Portland in attacco faceva girar palla, sul perimetro la difesa latitava, Crabbe aveva metri e metri di spazio per sparar la tripla con Belinelli assente ingiustificato… 48-54 che diveniva 50-56 prima della seconda luce rossa per effetto di un rim/glass su tiro di Walker e due di Lillard.
Charlotte recuperava quindi 8 punti dal massimo vantaggio Trail Blazers e andava negli spogliatoi tenendo in piedi ancora la partita.

Marvin Williams, nel paese dei ciechi chi ha un occhio solo è re. Uno di quelli che ci ha provato, nonostante tutto…
2017 NBAE (Photo by Sam Forencich/NBAE via Getty Images)

 
La partita però sembrava non esserci nel terzo quarto; Portland iniziava con un gancio di Plumlee a 11:39, proseguiva con un giro e tiro di Turner dalla linea di fondo sinistra…
Charlotte incassava quattro punti e tornando sul -10 (50-60) forse perdeva anche quella residua fiducia rimasta.
Kemba passando dietro un blocco di Hibbert andava a metter in sospensione due punti a 9:39 ma una tripla sbagliata di Marvin certificava anche il modo d’attaccar sbagliato di Charlotte che con l’1/7 d’avvio quarto certo non mostrava un buon viatico per recuperare.
A 8:13 un alley-oop per Plumelee era rovinato da Hibbert che con la sua spinta induceva il lungo bianco a schiacciar sul ferro. Buona scelta perché Mason splittando non portava a casa due punti certi.
Plumlee si vendicava con una reverse jam a due mani passando oltre il ferro a 7:42, McCollum con un FT jumper approfittava dei pessimi attacchi di Charlotte per portare a 15 (52-65) il vantaggio dei locali.
Plumlee metteva a referto altri due punti dalla linea della carità mentre Batum sparava l’ultimo fuoco d’artificio infilando una tripla che gli consentiva di mantener la perfezione da fuori l’arco con un 3/3 utile a ridurre lo scarto alla dozzina di punti a 6:11.
Quando Batum mancava un tecnico per proteste (di Turner) a 4:55, la partita poteva anche considerarsi chiusa, a poco serviva il canestro di Belinelli abile a rollare dentro e a chiudere con due punti su una rimessa laterale destra se quattordici secondi dopo anche Vonleh, palesemente in imbarazzo per tutta la serata, metteva dentro una flash dunk per i fotografi approfittando della totale assenza della difesa di Charlotte.
A 1:19 Batum lasciato libero oltre l’arco metteva il suo quarto tentativo su cinque cercando d’arginare la schiuma bianca che si riversava sulla spiaggia di Charlotte rendendo fine la roccia per abrasione.
Sempre Buddha diceva che tra la roccia e il fiume vince quest’ultimo, non per forza ma per perseveranza.
Kemba da tre nel finale realizzava il 68-84 ma Aminu chiudeva in entrata evitando la stoppata di Batum e l’aiuto alle spalle. Punteggio sul 68-86 dopo 36 minuti, gara chiusa…
 
Inutile ammorbarvi con l’ultimo quarto dove spuntava un buon Frank e a metà tempo entrava la panchina remota di Charlotte, Clifford cercava di far partire per Oakland più freschi i suoi titolari, mentre la deframmentazione del gioco era affidata a Lamb e Roberts, i quali infilavano due triple, intervallate da una specie di scoop in salto, un reverse scendendo con il quale Connaughton incantava il Moda Center.
Lo stesso numero 5 metteva dentro da tre ma Roberts dalla sinistra gli rispondeva negli ultimi scampoli del match.
Finiva 98-115 con Charlotte già quasi pronta per imbarcarsi per Oakland.
 
Pagelle
Walker: 6,5
22 pt. (8/18), 3 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate. Perde due palloni, uno infilandosi sotto canestro in palleggio con la palla che gli rimane dietro, poi va a recuperare un pallone rientrando in difesa e allungando una mano provvidenzialmente che forse salva un canestro. Le percentuali sono buone ma manca qualche facile canestro da sotto, appoggi che solitamente non fallisce. Essendo il fulcro del team in attacco gli si chiede sempre qualcosa in più.
 
Batum: 6
18 pt. (6/12), 8 rimbalzi, 6 assist. Diciamo che sto cercando di capire questo -13 di plus/minus. Se qualche volta si attacca alle canotte avversarie non vuol dire che la difesa sia a livello dello scorso anno. Mi sembra mancare qualcosa lì, come mi sembra non tenti più le entrate a canestro accontentandosi del tiro. Il 4/6 da tre copre molto del suo score, poi un 2/4 dalla linea e 4 palle perse. Nic è questo, prendere o lasciare, anche se… nei panni di Clifford farei come Cowens fece con Rice, lo convincerei che può anche entrare…
 
Kidd-Gilchrist: 5
5 pt. (1/5), 5 rimbalzi, 2 assist. Finisce la partita con 5 falli, poi non serve più il suo rientro… Il 5 è numero ricorrente in serata e nonostante I suoi sforzi è frustrato dai suoi stessi interventi e dalle sue giocate, compresa un’entrata andando a destra da cui ne ricava un impietoso air-ball da non molto distante da canestro. Le cose non gli riescono…
 
M. Williams: 6
10 pt. (3/9), 5 rimbalzi, 3 stoppate. 3/3 dalla linea, nota stonatissima l’1/7 da oltre l’arco ma Marvin è uno dei pochi a provarci a difendere. Rimbalzi e stoppate, nel terzo quarto vola a strappare un rimbalzo mentre Vonleh da dietro spingendolo lo fa atterrare parallelamente al parquet. Una bella schiacciata. Sufficienza di stima per l’impegno profuso.
 
Hibbert: 6
2 pt. (1/3), 7 rimbalzi, 2 stoppate. Parte alla grande. Due stoppate, difesa, poi rischia di perder una palla ma un compagno lo salva. Gioca solo 12 minuti, bene nel primo periodo, male nel terzo quando prova anche un tiro insensato. Minutaggio troppo limitato comunque in assenza di Zeller.
 
Sessions: 5
6 pt. (0/2), 1 rimbalzo, 2 assist. Gioca 13 minuti e segna 6 liberi. Difficile fermarlo se inizia con il suo palleggio sismico fatto di piccole esitazioni a mettersi in ritmo. Gli avversari se l’avvistano troppo tardi commettono fallo. Se invece ha palla tra le mani o inizia il paleggio è probabile che sotto pressione possa anche incorrere in qualche rubata subita di troppo. E’ il caso del secondo tempo quando perde due palle in serie, una dietro l’altra, che portano a Portland 4 punti in comode transizioni finite con due schiacciate. Difesa che non gli riesce troppo bene.
 
Belinelli: 4,5
6 pt. (3/6), 1 rimbalzo, 1 assist. Mi sembra una delle sue peggior partite difensive. Crabbe segna 21 punti e lui a volte è ingiustificato assente. Compensa con 6 punti, non ci prova mai (chiuso) da tre punti, finisce con un -16 di plus/minus che conferma la mia diagnosi sul vuoto da lui lasciato in difesa.
 
Kaminsky: 5
10 pt. (4/10), 1 rimbalzo, 1 rubata. Segna quando non serve più. L’inizio ultimo quarto è il suo regno. Prima auguri… In 24 minuti cattura solo un rimbalzo e poche volte fa una buona difesa.
 
Hawes: 5
8 pt. (4/9), 4 rimbalzi, 2 assist. Devo sempre distinguere tra attacco e difesa. Hawes come il solito gli capita di recente, in difesa è un dramma. In attacco segna due canestri facili facili. In 16 minuti porta un discreto bottino nelle casse di Charlotte, ma il gruzzoletto non basta in toto a fargli guadagnar la sufficienza.
 
Roberts: 6,5
8 pt. (2/3), 1 rimbalzo, 1 assist. Gioca gli ultimi 6 minuti di “rumenta time”… Li sfrutta al meglio segnando due triple. Chissà che in questo momento di difficoltà lui possa tornare più utile al gioco di Clifford, il tiro da fuori l’ha, l’entrata anche… Speriamo prenda qualche minuto in più rispetto a Sessions.
 
Wood: 6
0 pt. (0/1), 3 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Nel finale entra e ci prova subito dall’angolo sinistro da tre. Niente da fare. A parte questo tiro malconsigliato prende i suoi rimbalzi e mette giù anche una bella stoppata sul piatto da mostrar a Clifford per aver più spazio.
 
Graham: s.v.
0 pt. (0/1), 1 rimbalzo. Entra, cattura un rimbalzo, poi si eclissa dal vero gioco.
 
Lamb: 5,5
3 pt. (1/4), 2 rimbalzi. 50% da tre. Anche per lui i 6 minuti finali. E’ al rientro e prova il prendi e tira ma gli va bene solo una volta.
 
Coach Clifford: 5
La squadra che fa girar bene la palla sembra presa da frenesia di tirar da tre punti o andar con soluzioni comode ma poco redditizie. Portland è squadra sui nostri livelli con alcune similitudini per ruolo. Perder di 17 è troppo. Il modo con il quale la squadra ha mollato gli ormeggi è preoccupante. Mi riprometto di rivederla in parte, prendendo appunti non sempre si colgono alcuni dettagli, ma anche la difesa su blocchi e coperture è sembrata sbandare troppo in fretta.