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LendingTree sarà il primo e nuovo partner commerciale che si legherà agli Charlotte Hornets per tre anni.

La squadra di Jordan è la diciannovesima franchigia ad applicare una patch sulla canotta e teoricamente altre undici franchigie potrebbero essere libere di scegliere la stessa via.

 

Howard con la patch dello sponsor.

 

La sponsorizzazione scelta è di casa, LendingTree, infatti, è una società mediatrice di base a Charlotte che si occupa di prestiti online e collega i consumatori con più istituti di credito, partner creditizi e banche che si occupano d’imprese.

Dalla sua fondazione nel 1998, questa società ha “facilitato” più di trentadue milioni di richieste di finanziamento. LendingTree fornisce strumenti di finanziamento, ricerche comparative di prestiti e informazioni sui prestiti.

Questo è il dato oggettivo, scisso dalla mia idiosincrasia per la sponsorizzazione, specialmente sulle divise NBA. Orbene, il logo non incide molto a dire il vero. E’ piccolo e discreto, kata metron, ma siamo di fronte a una svolta epocale.

I profitti della NBA si sono moltiplicati all’infinito negli ultimi anni, specialmente grazie alle TV che ne riverberano le fantasmagoriche e affascinanti immagini anche qui, oltreoceano, anche se amerei avere più succo e meno patinato incartamento.

Un prodotto ben confezionato che tuttavia, al passo con la modernità, forse dimentica qualche fondamentale concretezza.

Le sponsorizzazioni, comunque, pomperanno altro liquido liquame nel business NBA, mai arrivato a simili vette, rappresentabili in numeri.

Le cifre della sponsorizzazione non si conoscono, ma fonti rivelano che l’affare potrebbe essersi chiuso tra i cinque e i sette milioni di dollari.

Pete Guelli, Chief Marketing Officer di Charlotte ha detto che la compagnia è la partner prestiti ufficiale degli Hornets e sarà titolare della nuova applicazione mobile degli Hornets, inoltre allo Spectrum avrà pubblicità privilegiata, così come vi saranno annunci radio e televisivi legati ai Calabroni.

La pensata del Chief Marketing Officer di L.T., Brad Wilson è stata semplicemente di raggiungere un pubblico giovane che non fruisce più della TV come un tempo (sostituita da internet), ma che guarda un evento sportivo in diretta.

 

Uno screenshot dalla conferenza congiunta tra Hornets e partner commerciale, nella quale si sono presentate le quattro maglie conosciute fino a oggi.
Manca una quinta, ancora non rivelata.

 

L’unione tra le due forze dovrebbe produrre anche in favore della popolazione, alcune borse di studio e donazione di scarpe.

Le aziende con le loro patch sulle uniformi NBA finora includono marchi nazionali (americani) come GE (Boston Celtics), Goodyear (Cleveland Cavaliers) e StubHub (Philadelphia 76ers), oltre a brand iconici delle città che ospitano una franchigia:

La Disney per gli Orlando Magic e la Harley-Davidson per i Milwaukee Bucks. I campioni di Golden State invece portano un brand giapponese: Rakuten.

Secondo quanto riferito, l’accordo di Rakuten con i Warriors, sarebbe il più vantaggioso nella NBA finora, infatti, sembrerebbe che ai Warriors vadano circa 20 milioni di dollari l’anno.

 

La divisa dei Warriors con lo sponsor Rakuten.

 

In Italia le sponsorizzazioni (calcistiche) hanno origini frammentarie e vanno sotto la forma di escamotage prima di fine anni ’70.

Si passa da un Torino targato FIAT del 1943/44, unitamente alla Juventus Cisitalia (1942) che fecero passare i loro calciatori nelle fila di queste due aziende fusesi con la società sportiva.

 

Il Torino FIAT durante la guerra.

 

Questo per incorporare in azienda i calciatori ed evitare loro la chiamata alle armi o la deportazione eventuale.

Nel 1953 arrivò il Lanerossi Vicenza con la classica R sul petto, la quale tuttavia consisteva in un “abbinamento” e non sponsorizzazione, ovvero era il logo della società che aveva acquisito la società di calcio.

 

Paolo Rossi a Vicenza con la R annodata come simbolo.

 

In B, nella stagione 1978/79, il presidente dell’Udinese (Teofilo Sanson), interpretando una norma vaga (strano in Italia, eh?) la quale diceva che non si potessero inserire sponsorizzazioni sulle maglie, inserì il logo Sanson sui pantaloncini.

Il titolare dell’azienda dovette abbandonare poco dopo l’autosponsorizzazione perché l’interpretazione della norma e soprattutto del termine “maglia” da parte del giudice sportivo fu intesa come estensibile e totalizzante su tutta la divisa.

 

L’Udinese con lo sponsor Sanson.
Foto prese da Soccerstyle24.

 

Il pastificio Ponte (Buitoni/Perugina) comparve sulle maglie del Perugia che per esibirlo s’inventò un fornitore tecnico (unici sponsor liberalizzati) con lo stesso nome, ma la federazione stoppò l’iniziativa, salvo concedere sul fine campionato (marzo 1980) la sponsorizzazione.

 

La Ponti del Perugia fu proprio un vero ponte tra maglie “pulite” e le sponsorizzazioni volute dai team per introitare e/o far mercato.

 

Sull’onda del Perugia, nel 1981/82 vi fu una liberalizzazione di massa nella quale ben 28 squadre esibirono sponsorizzazioni, tra le quali citerò la inno Hit dell’Inter, la Pooh del Milan, la Barilla della Roma, la curiosa F.lli Dieci del Cesena, la Febal cucine del Bologna, l’Ariostea del Cagliari, l’Ariston della Juventus, la Snaidero del Napoli, la Barbero del Torino, la Pop 84 dell’Ascoli, mentre sulle maglie dell’Udinese compariva una Z modello Zorro che in realtà indicava l’iniziale della nuova proprietà Zanussi…

Il Genoa, che aveva già preso accordi precedenti con la Seiko, azienda giapponese il cui significato è “Successo” inserirà inizialmente un logo sul quarto blu del tronco piuttosto discreto, per passar presto alla sponsorizzazione su tutto il fronte maglia.

 

E’ il 1981.
Mario Faccenda (a dx) con la maglia del Genoa sponsorizzato Seiko, affronta Vignola dell’Avellino (sponsorizzato Iveco) in Irpinia, in una partita terminata a reti inviolate.

 

La Fiorentina, che arriverà seconda in quel campionato, inserirà uno sponsor ben visibile, il “giglio alabardato”, una visione/fusione tra la F della Fiorentina (non molto amata dai propri tifosi) e lo sponsor (anche sponsor tecnico) della J.D. Farrow’s.

 

La maglia viola della fiorentina con il cerchio bianco centrale a contenere la grande F.

 

A una buona parte dei tifosi non piacque molto, ma la scelta era stata presa.
A parte l’evidente marketing, devo dire che personalmente taglio, scelta dei colori non erano affato “stonati”.
Forse qualcuno negli anni l’avrà rivalutata.

 

Anche Maradona e Platinì a metà anni ’80 sono sponsorizzati.

 

A oggi le sponsorizzazioni sono diventate multiple, occupano talvolta ogni lembo della divisa o ricalcano le brutture di un paesaggio rovinato come lo sfondo della Valle dei Templi.

Quella della Faber Lotto Service (società che si occupa di Lotto) utilizzate dal Bochum nel 1997/98, nonostante l’arcobaleno, sono decisamente accostate male…

 

La maglia incriminata del Bochum.

 

Rimango legato affettivamente ai primi sponsor degli anni ’80 del calcio italiano, ma quelli di oggi nella NBA, come allora, potrebbero essere il preludio ad altre mostruosità fuori misura.

Tornando al basket giocato, riguardo gli Hornets che non stanno attraversando un buon momento, anzi, direi che si trovano nella crisi più nera della loro storia recente… ecco alcune motivazioni espresse in dati.

A ieri eravamo 20° per punti segnati con 103,4 a partita, 26° negli assist (anche se talvolta rovinati dalle difese avversarie che spendono falli sui nostri sotto canestro), quindi per passare dalla parentesi ai FT, scendiamo all’ultimo posto, complice Howard, ma non solo, stiamo tirando con il 60,8% che ci catapulta dal primo posto dello scorso anno, all’ultimo. Rimaniamo fermi all’ultimo posto anche nella statistica dei palloni rubati con soli 5,8 a partita, complice una difesa troppo statica, poco propensa a trappole e raddoppi come si usava fare qualche tempo fa.

Le buone notizie vengono dalla percentuale di rimbalzi difensivi conquistati (80,8%) che ci assegnano il primo posto, mentre nei rimbalzi totali siamo secondi, dietro solo a Portland, con i nostri 47,9 a partita.

Non concediamo molti canestri agli avversari sui nostri turnover, siamo quinti con 15,2 di media…

Giovedì notte affronteremo Cleveland con un Batum pronto al rientro, anche se non a pieni giri, useremo la nostra nuova maglia che ha pinstripes (più grandi delle originali) per rievocare un passato, se non glorioso, almeno vincente (in termini di rapporto W/L) e costellato da giocatori rimasti nella memoria, ma per vincere bisognerà fare come alcuni di essi: gettare il cuore oltre l’ostacolo.

 

Kemba con la maglia che useremo contro Cleveland giovedì notte.

 

Dopo i due ultimi disastrosi crolli, le sfide contro le altre due C (Cleveland e Chicago) diventano fondamentali per ridare ossigeno ed entusiasmo a un ambiente che lo sta perdendo, complici aspettative e risultati.

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Game 12: Charlotte Hornets @ Boston Celtics 87-90

Verde il colore della speranza della dimensione cattolica dei Celtics, nero il “non colore” maledetto del Caravaggio.
Michelangelo Merisi, nato a Milano nel 1571 forse non avrà da spartire molto con gli Hornets, forse… ma sicuramente fa da trait d’union tra la mia passione per le squadre “maledette” (a Charlotte crollò il tabellone centrale prima dell’apertura nel 1988 e poi vi fu la morte di Phills nei dintorni della vecchia arena, solo per citare un paio), alle quali spesso la sorte non arride.
Gli infortuni anche quest’anno hanno tolto di mezzo un paio di titolari rendendo più buio del previsto questo scorcio di stagione (le ultime tre partite fuori casa hanno rappresentato un ciclo nero), ma ora con l’utilizzo di MKG e il probabile rientro di Batum (con Cleveland), la tela nera del Caravaggio (nell’ultima fase della sua vita il pittore dipingeva su sfondo nero, soggetti truculenti, specialmente dopo esser stato condannato a morte, iniziò a dipinger la sua testa tagliata inserendola in quadri riguardanti episodi storici, mitici o epici famosi, come David Contro Golia) dovrebbe iniziare a riempirsi con pennellate dei suoi bagliori di luce.
Sfortunatamente il lavoro del maestro Clifford non è di caravaggiana memoria.
Il fato ci ha dato una mano togliendo di mezzo Irving dopo pochi minuti (gomitata di Baynes) ma, ancora una volta, dopo esser stati comodamente seduti in vantaggio, siamo riusciti a farci rapinare come nemmeno Fantozzi, Filini e Calboni all’Ippopotamo.
Azioni solitarie, errori in palleggio o blocchi irregolari, scelte più che discutibili dalla panchina che a inizio ultimo quarto ci costano ancora una volta una sconfitta che lascia a Boston l’undicesima vittoria di fila, più omaggio di Charlotte che W dei locali, che senza loro toglier nulla, si son dimostrati comunque combattivi, come nel loro spirito…
Molto più deludente che bruciante questa volta, sconfortante perder senza aver contro Horford e Irving, non riuscendo a difender 12 punti di vantaggio in altrettanti minuti mancanti…
I liberi hanno prodotto numericamente la differenza (19/33 contro il 21/25 di Boston), ma la fragilità della panchina preoccupa e se Tatum (titolare) ha finito con 16 pt. come il panchinaro Larkin e con 15 si è attestato Rozier, un motivo ci sarà…
Il nero di Caravaggio quindi non è ancora passato, si torna a casa a mani vuote (0-4 nel tour itinerante Ovest/Est) con un killer instinct pari a zero e forse dovremo attendere le gare con Cleveland e Chicago per veder la squadra al meglio con Batum probabilmente per la prima volta al rientro.
Eravamo prima della partita sopra Milwaukee verso il fondo, ora probabilmene andremo sotto, ma è solo per dire che c’è tempo per la risalita, nonostante questa ulteriore delusione.
In caso contrario, il messaggio nella bottiglia è che si attendono rimedi da parte della proprietà…
 
Le formazioni:
 
Baynes tirava giù la palla a due per i Celtics che tuttavia lasciavano agli Hornets i primi punti in avvio:
Lamb s’isolava con mezzo schermo di Howard andando a concludere in runner sulla sinistra per il 2-0 prima che MKG con un jumper raddoppiasse a 10:52.
A 10:10 Kemba s’incuneava in area tentando d’imitare Kemba ma Baynes commetteva fallo su di lui, riuscendo contemporaneamente a metter fuori gioco momentaneamente Irving (gomitata involontaria del lungo bianco al volto del compagno) che lasciava posto a Smart. Kemba infilava i due liberi, poi mandava in lunetta Howard che sul tentativo di alley-oop era fermato all’ultimo da un fallo di Tatum che risparmiava un punto ai Celtics.
Howard si vendicava poco dopo quando lo spin con spinta su Baynes faceva svolazzare come foglia al vento il centro oceanico lasciando la schiacciata appesa a Howard per il sorprendente 9-0 iniziale.
I Celtics cercavano spesso la tripla da fuori ma una maggior presenza perimetrale dettata anche dal rientro di MKG costringeva all’errore i vari Tatum, Brown, Smart (quest’ultimo successivamente al secondo canestro di MKG) che finiranno il primo quarto con 0/7 da fuori…
MKG a 6:31 portava sull’11-2 un punteggio che tendeva a rimaner basso fino allo scontro del pitturato di Morris che cadendo all’indietro realizzava a 5:06 l’11-5.
Clifford chiamava il time-out e dopo una dunk di Theis, Frank infilava un open 3 per il 15-7.
Dopo un’altra alzata di Lamb in avanzamento e una correzione di Theis su un errore in fing and roll di Smart, gli Hornets trovavano spesso la lunetta giocando in modo ragionato ma i lunghi di Charlotte ottenevano solo un 2/6 (Frank ½, Cody ¼), portando il punteggio sul 19-9 prima che Bacon da levante sorgesse con un jumper per il ventunesimo punto.
Gli Hornets finivano forte con Frank sulla banda colorata destra a disegnare una mezza luna per superare l’avversario prima di appoggiare al vetro il pallone del 23-9.
Monk rincarava la dose andando in diagonale sulla destra per l’arresto e tiro da tre punti sfruttando il granitico blocco di Zeller.
A un secondo dalla fine MCW perdeva il contatto con Smart che in pull-up faceva superare la singola cifra a Boston chiudendo il quarto sul 26-11.

Brown marcato stretto dal rientrante MKG.

 
Senza MKG in campo Boston tentava di approfittare della spaziatura sul perimetro.
Howard faceva in tempo a fintare d’andare sull’esterno del post per ricevere in area spalle a canestro e girare facilmente in appoggio il 28-13, ma dopo un’entrata forzata contro Zeller da parte di Tatum che appoggiava al vetro, Larkin colpiva da tre punti.
Charlotte ci provava da sotto ma non segnava, tuttavia un tap-off di Zeller favoriva il rimbalzo di Howard che restituiva palla al compagno sotto per il facile appoggio.
Niente da fare ancora una volta sull’addizionale ma tanto bastava per allungare sul 30-21.
Bacon a 8:21 infilava ancora dalla diagonale destra ma Tatum senza MKG tra i piedi infilava la sua prima tripla che precedeva un tecnico battuto da Smart per un parapiglia accesosi sotto canestro dei Celtics nel quale Howard era affrontato dal piccolo n°36 e reagendo con una manata bassa, attorniato, era punito più dal fattore campo che dalla giustizia.
Per Smart, che aveva acceso la miccia, nessuna sanzione.
Comunque gli Hornets sul tramonto della stessa azione beneficiavano di due FT per un fallo su Monk che non imitava i compagni, portando due punti nelle casse di Charlotte.
Larkin in chiaroscuro dietro il blocco di Baynes segnava altri tre punti ma il pittore Kaminsky tentava d’imitare meno l’assonante Kandinskij e il suo astrattismo, abbandonandone i connotati e portando il surrealismo sul parquet dipingendo due splash tricromici che issavano Charlotte sul 44-28.
MKG rientrava e in prodigioso recupero stoppava un millimetro prima del contatto con il plexiglass il pallone rilasciato da Rozier, poi andava a opporsi a una schiacciata in entrata di Brown che faceva saltar la palla sul ferro e splittava dalla lunetta.
Passavano un minuto e quaranta secondi, quando a 4:00 dall’intervallo, Rozier dalla diagonale destra realizzava il trentaduesimo punto per i Celtics.
Howard veniva spesso mandato in lunetta mentre nel mezzo Rozier con un ottimo step back scagliava una bomba da tre punti dalla diagonale sinistra non lasciando scampo alla pur ottima difesa di Lamb, il quale dardeggiava senza paura anche da almeno un metro oltre la linea restituendo la pariglia da tre punti all’avversario.
Un altro fallo su Howard a meno di due minuti dalla seconda sirena dava a Dwight l’opportunità d’andare in lunetta ma ancora una volta il nostro centro sbagliava andando sul 2/9 dalla linea della carità.
Tuttavia per le regole NBA la palla rimaneva in nostro possesso e da una baseline drive di Kemba nasceva il passaggio per MKG (con successivo incrocio) che andava su a schiacciar prepotentemente il pallone del 52-37.
Un mezzo avvitamento di Marvin in post sinistro con alzata a una mano precedeva le giocati finali, l’ultima delle quali era di Kemba che tentando la tripla (passando dietro il blocco di Howard), si vedeva tranciare da Rozier che da dietro faceva da ponte.
Tre liberi per il capitano che chiudeva i conti dei primi 24 minuti con un 3/3 per il 57-41.
 
Si riprendeva con Brown che da sotto non riusciva a segnare ma Baynes a rimorchio infilava i due punti, tuttavia Charlotte costruiva due azioni intelligenti:
Un’entrata di MKG a sfidare il rookie Tatum, non pronto nel caso a difendere sulla nostra ala e un passaggio hand-off di Howard che Lamb usava per schermarsi con il centro e violare ancora una volta il canestro bostoniano.
Boston tentava di riprendersi dal torpore con Morris che cadendo all’indietro ancora una volta, dall’alto del pitturato realizzava due punti.
Morris ricavava tre punti aperti dal giro palla e Clifford chiamava un time-out per riorganizzare il team.
Boston andava a vuoto e Morris tentando di catturare un rimbalzo offensivo rimaneva per terra, Charlotte andava dall’altra parte con l’uomo in più, pescando proprio Marvin Williams libero sulla linea del tiro da tre che non perdonava, ma siccome si usa dire popolarmente che “San Giovanni non fa inganni”, Morris da tre punti imitava il collega e duellante realizzando da fuori a 7:54 il 64-51.
Marvin dal post basso sinistro sfidava Tatum tirando dall’altezza del tabellone riuscendo a infilare il cesto. Kemba a 6:08 spinto da Brown da dietro sul tentativo di jumper bloccava il tempo andando in lunetta a realizzar il 2/2 che lo portava in doppia doppia (10 pt., 10 rimbalzi), poi incrementava la statistica nei passaggi vincenti andando sulla linea di fondo a consegnare un passaggio per Zeller che nel pitturato colorava la parabola con un mezzotono da due punti.
Bacon continuava la sua super serata al tiro infilando il quinto su altrettanti tentativi per il 74-60 ma una serie di liberi a favore di Boston, riavvicinava la squadra di Stevens che finiva a -12 il quarto sul 76-64.
 

Una lotta a rimbalzo sotto il tabellone dei biancoverdi.

Quando Theis dal corner sinistro segnava tre punti dimezzando lo svantaggio, la nuova tragedia era nell’aria. Una panchina disastrosa si caricava di falli (Frank a 8:20) e subiva una tripla di Brown che a 7:53 dimezzava ulteriormente lo svantaggio.
Kemba si lanciava a canestro ma incollandosi sull’entrata con la quale si separava dai difensori ed esibendosi in un preciso pull-up dalla media, fermava la rimonta dei Celtics. Boston riprendeva le operazioni per il sorpasso che avveniva a 5:30 con Brown in appoggio.
Rientrava MKG ma tardivamente mentre Howard perdeva palloni e commetteva qualche fallo di troppo.
La sorte si affrancava ai leprechaun quando Larkin in jumper compiva l’anello e la tabella prima di veder entrar il suo pallone, non preciso.
MKG prendeva uno sfondamento da Tatum ma in attacco Lamb errava andando da solo a concludere, quindi Tatum a 3:08 segnava un due lungo.
Sul 79-84 Kemba buttandosi dentro sbagliava ma andava a prendersi un rimbalzo di forza per correggere da sotto e riportarci a -3.
Zeller stoppava Tatum sull’azione offensiva dei Celtics, MKG salvava prima che la palla toccasse l’esterno del campo, poi era lo stesso n° 14 a provarci non facendo centro, Zeller catturava il rimbalzo ma sulla seconda possibilità Kemba non segnava da tre.
Tatum prendeva la via del canestro sfuggendo alla nostra ala piccola dando il +5 ai suoi…
Per un fallo dell’attivissimo Tatum su Kemba il nostro capitano si presentava in lunetta realizzando solamente il secondo libero, così, dopo una lotta a rimbalzo vinta dai Celtics, Morris tentava d’ammazzare la partita con la tripla ma colpendo il ferro innescava una rapida transizione di Walker che a contatto con Brown completava un gioco da tre punti (85-86).
Morris segnava appena dentro la linea dei tre punti contro un incolpevole Walker e il divario tornava a tre punti a :23.0 secondi dalla fine.
Clifford sceglieva la tattica rapida con Kemba a metter dentro due punti in appoggio, ma il cronometro bruciava sei secondi, poco importava se sulla pressione di Charlotte di Marvin e Michael, Rozier pestava la linea laterale destra.
Palla in mano a Charlotte per l’ultima possibile azione, ma Kemba forzava contro Morris (in cambio dopo l’avvicinamento di Zeller al nostro play) un duello che vinceva il difensore avversario; poco spazio sul tiro di Walker che colpendo la base del ferro spegneva le ultime speranze di Charlotte.
Fallo immediato di Walker, 2/2 di Rozier per l’87-90 a :03.6 dalla fine.
Sulla rimessa di Kaminsky, la palla scorreva orizzontalmente davanti a Lamb, colpendo Brown prima che Walker, dietro l’avversario, potesse raggiungerla…
Finiva così… con una demoralizzante sconfitta degli Hornets che gettando al vento un’altra possibilità, ora avranno 5 giorni di riposo per riordinare le idee e tornare a casa per affrontare la sfida con Cleveland.
Pagelle
 
Walker: 6
20 pt., 5 rimbalzi, 11 assist, 1 rubata. Sbaglia un tiro solo dalla lunetta, purtroppo il 19/33 complici Howard e Zeller ci penalizza, sbaglia però tutti e sei i tentativi da fuori, per il resto arma i fucilieri o i granatieri intorno a se con passaggi degni del miglior Paul. Si porta a casa un ventello anche stasera ma il voto va irrimediabilmente abbassato per la forzatura contro Morris. Va bene prendersi responsabilità ma non si gioca mai facile, mai di squadra in momenti di tensione simile. Bisogna cercare di muover la difesa e non sempre affidarsi ai miracoli, in un’era dove ne avvengono pochi tra l’altro…
 
Lamb: 6
9 pt, 5 rimbalzi, 2 assist, 1 stoppata, 1 rubata. 4/10 dal campo. Non male in certi frangenti. Si fa disorientare da Larkin nel finale sulla baseline destra e forza come Walker un tiro abbastanza improbabile in un momento cruciale.
 
Kidd-Gilchrist: 6,5
8 pt. (4/6), 5 rimbalzi, 1 stoppata. Buona presenza difensiva in molte occasioni. Gli scappa Tatum nel finale, tuttavia in 27 minuti, al rientro fa una buona partita.
 
M. Williams: 5,5
7 pt., 5 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. In 24 minuti ci prova 5 volte finendo con tre realizzazioni. Il compitino non qualche rimbalzo, non tutti difficili.
 
Howard: 5,5
6 pt., 11 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata, 2 stoppate. Pulisce qualsiasi cosa sotto I tabelloni nel primo tempo, tuttavia dalla lunetta fa cilecca troppe volte (2/9) e questi punti importanti mancano alla fine. Qualche fallo di troppo nel finale. Buona protezione dell’anello con un paio di stoppate ma anche 7 turnover…
 
Kaminsky: 5
14 pt., 2 rimbalzi, 1 assist. Bene nella prima parte quando con due bombe di fila spinge Charlotte a staccarsi ma nella seconda parte inizia a cincischiare troppo finendo per mettersi troppo spesso in condizioni di tirar male. Manca di quella coordinazione unita al tempismo che fa la differenza in talune occasioni. Forzature o tiri che avrebbe potuto prender più tranquillamente vanno a vuoto, un peccato nonostante il suo 3/6 da fuori.
 
Zeller: 5,5
7 pt., 6 rimbalzi, 2 stoppate. Cody è generoso. Un buon blocco per Monk nei primi 24, una stoppata su Tatum nei secondi. Il 3/7 dalla linea però è una macchia che ci costa parecchio.
 
Bacon: 6,5
10 pt., 4 rimbalzi. Dwayne arriva in doppia cifra mettendo dentro i suoi primi 5 tentativi sui 7 tentati. In difesa non irreprensibile sempre anche se cattura un rimbalzone nel finale. Indiavolato nella prima fase, finisce con lo spegnersi insieme alla panchina.
 
Monk: 5
6 pt., 3 rimbalzi. Chiude con un 1/8 dal campo. Al solito tira frettolosamente cercando di dare una spinta a Charlotte sulla rimonta dei Celtics ma finisce con il far precipitare la situazione. I suoi errori al tiro aiutano i Celtics a tornar a galla.
 
Carter-Williams: 5,5
0 pt, 1 rimbalzo, 3 assist, 1 stoppata. Un po’ confusionario, cerca d’esser l’uomo ovunque. Commette tre falli e con lui in campo andiamo sul -10 di +/-. Non s’integra perfettamente con il resto del team, anche se la difesa tutto sommato non è malvagia in 11 minuti di gioco.
 
Coach Clifford: 4,5
Ancora una volta sbaglia a lasciar troppo tempo I titolari in panchina. Con 5 giorni di break, avrebbe dovuto richiamarli immediatamente in campo, anche se non si fossero retti in piedi, anche se avessero dovuto lanciare una stampella contro il nemico come Toti. La panchina trascolora facendo impallidire i tifosi di Charlotte che, ancora una volta, devono assistere a un finale assurdo. Non azzecchiamo una rimessa vincente o un clutch shot da quando i turchi occupavano l’Ellade…

Game 11: Charlotte Hornets @ New York Knicks 113-118

New York e la sua vastità mi fanno sentire sempre un po’ inadeguato.
Spazi immensi… d’accordo, non sconfinati come quelli degli scenari spaziali, ma pur sempre in un rapporto di qualcosa di troppo “illimitato” per me.
Metaforicamente, se Pollicino fosse nato a New York, avrebbe ancor di più amplificato la sua indipendenza.
La fiaba di Pollicino (che per chi non la conoscesse posto qui con relativa analisi:
https://psicologia.tesionline.it/psicologia/article.jsp?id=23989 )
è una fiaba sull’indipendenza, sulla “fame” e sul superamento degli ostacoli, temi attualissimi in una società che mostra il sorriso masi sta lentamente smascherando anche agli occhi di chi “da dentro un acquario”, la vede perfetta o quasi.
Così, la piccola Charlotte volava a New York per tentare di superare i sorprendenti Knicks, guidati dall’orco cattivo Porzingis (28 pt. alla fine e bel cognome per un orco) che, con 30,2 pt. di media a partita, si presentava come seria minaccia per gli uomini di Clifford.
Per superare gli ostacoli Walker e i suoi fratelli dovevano aguzzare l’ingegno e battere la paura del bosco e/o mal di trasferta.
Fino a pochi minuti dalla fine i Pollicini in teal sembravano poter dare il lieto fine alla favola, ma le briciole di pane (rappresentate dai punti di vantaggio accumulati) disseminate per ritrovar la strada in finali roventi erano mangiate dagli uccellini O’Quinn (12 pt.) e McDermott (20 pt.) che con dedizione e determinazione regalavano una vittoria insperata al loro pubblico.
Per Charlotte si tratta di una sconfitta bruciante, dopo aver giocato offensivamente bene, ancora una volta la difesa (dovrebbe essere l’arma principale degli Hornets) non è riuscita a fermare gli attacchi avversari e non rimane che augurarsi il rientro di MKG che in 4 partite giocate, sarà un caso (?), ha ottenuto tre vittorie e una sconfitta.
Gli uomini di Hornaceck nel finale hanno aumentato le percentuali finendo con un clamoroso 60% dal campo contro il 46,2% di Charlotte.
La battaglia assist è stata vinta dai Knicks per 24-29 mentre dello stesso scarto, a favore degli Hornets è stata la lotta a rimbalzo (40-35).
Il 40,5% da tre di Charlotte contro il 48% avversario è un dato che dovrebbe far riflettere Clifford.
Un vero peccato poiché complici le vittorie di New Orleans a Indianapolis, di Dallas a Washington e dei Cavaliers sui Bucks, avremmo potuto approfittare per guadagnare una W importante…
 
Le Formazioni:
 
La palla a due era vinta da Howard su Porzingis per un soffio, Charlotte iniziava in attacco e su uno scarico diagonale indietro Marvin Williams trovava due FT per un contatto con Jack.
Dopo 16 secondi quindi Charlotte sbloccava la propria cifra, cosa che faceva anche New York poco dopo con una correzione di Kanter.
Marvin colpiva con un deep 3 frontale mentre Bacon spendeva il secondo fallo, mandando questa volta in lunetta T. Hardaway Jr. che tuttavia non segnava nessun libero (0/2).
Howard incrementava il vantaggio andandosi a prendere un rimbalzo offensivo su Kanter e usando il corpo metteva dentro.
A 10:15 tuttavia Porzingis iniziava la sua partita colpendo dalla media per trovar la parità con una tripla poco più tardi. Lamb usufruiva di una baseline dribble drive di Kemba con relativo assist fuori per la tripla del 10-7.
Charlotte accumulava qualche punto con un 2/2 di Howard dalla linea e un no look bound pass in avanzamento di Lamb per Williams, che, sulla linea di fondo destra appoggiava da distanza ravvicinata.
Hardaway Jr. tuttavia batteva la difesa di Charlotte con un’altra tripla evidenziandone i problemi di rotazione, una quasi zona sui cambi accettati…
A 7:44 Howard continuava a produrre offensivamente; un ortodosso crossover era ben chiuso a canestro produceva un libero aggiuntivo (a segno) ma Porzingis pareggiava il numero di punti della giocata di Howard a 6:59 bombardando da tre.
Lamb alzava una cortina di fumo denso, la scia dietro un pallone teso lanciato in diagonale da metà campo sul quale l’aggancio con schiacciata volante di Howard produceva l’effetto highlight, ma Porzingis continuava a stupire con una tripla e un alley-oop altrettanto importante, così New York passava avanti sul 19-20.
Clifford a 5:43 chiamava un time-out che Charlotte sfruttava al meglio presentandosi con un alley-oop solitario di Howard su assist di Walker, poi era lo stesso Kemba a passare alla tripla a 5:01 mandando la gara sul 24-22.
Kemba approfittava dell’ingresso del rookie Ntilikina per fintare da sx e batterlo sul salto.
Il nostro capitano attirava anche il raddoppio in entrata e lo scarico indietro su Frank era provvidenziale per la tranquilla bomba di Kaminsky.
Kemba a 2:50 faceva secco ancora il rookie con la maglia n°11 da grande distanza e Charlotte volava sul 32-24 con un 8-0 di parziale.
Ntikilina lo interrompeva splittando dalla lunetta, usata altre volte dai padroni di casa (in bonus) nel finale.
Monk si faceva stoppare da O’Quinn in attacco e abboccava a una finta di Thomas che piazzava poi il jumper solitario avanzando ma il nostro numero 1, liberato da un paio di passaggi perimetrali, si faceva perdonare saettando una freccia avvelenata dall’angolo destro per il 38-31.
Malik poi congelava il gioco sull’ultimo possesso liberando Lamb a :03.4 sulla prima sirena; Jeremy dall’esterno sinistro bombardava da tre e gli Hornets salivano sul 41-32 a chiudere la frazione.

Monk prova il tiro contro O’Quinn.
Foto: Frank Franklin II.

 
Con la panchina in campo si tornava a soffrire nella seconda frazione:
O’Quinn e McDermott usavano le loro caratteristiche per assottigliare il divario, tanto da tornare sul -1 (43-42).
Monk per fortuna respingeva l’assalto arancioblù a 8:29, a un paio di secondi dalla scadenza dei 24 inventava la bomba centrale e Zeller su un successivo attacco, al secondo tap-in faceva centro dando letteralmente una mano.
McDermott sorprendeva la difesa tagliando in diagonale sulla sinistra su un bound pass per schiacciare aggressivamente ma Monk a 7:19 piantava un’altra tripla imitato da Thomas.
Carter-Williams si dava da fare in difesa, così, grazie a un suo recupero Charlotte innescava un fast break con Lamb a servir un passaggio schiacciato a Monk che da sotto in facile e artistico reverse layup di sinistra, ampliava il vantaggio.
Charlotte giocava di squadra e un pallone mosso velocemente dava la possibilità a Cody di piazzare un lungo due per il 55-49.
Il rientro di Porzingis produceva l’entrata ai quasi 24 dell’unicorno con l’alzata nel pitturato che non lasciava scampo alla buona difesa di Williams.
A 4:37 la difesa produceva ancora l’offesa.
La transizione guidata da Lamb con un passaggio diagonale con il contagiri lanciava Williams frontalmente; il suo allungo in salto con appoggio a oltrepassare Porzingis era buono, così come il libero addizionale.
Del 58-51, Walker s’inventava un’entrata con un’alzata/tiro altissimo (per evitare il lungo) che finiva dentro, preludio a una deflection di Howard che lanciava Monk in transizione per il 62-51.
Hornaceck chiamava il time-out a 3:33 schiaffeggiando nervosamente la palla dopo il 7-0 run.
New York si dimenticava Monk a sinistra, così Malik puniva la formazione di casa realizzando il suo diciottesimo punto in serata grazie a un altro dardo da tre punti.
Un lob di Monk per Howard e si andava sul 67-53. MCW continuava a dar fastidio in difesa, mentre in attacco serviva un run pass a Howard che rimpinguava le sue cifre in schiacciata.
Chiudeva con 4 punti Jack a ridare qualche speranza ai newyorkesi che sulla sirena che portava all’intervallo tornavano sul -11 (68-59).

Il gioco da tre punti di Marvin oltrepassando Porzingis.
Foto: Frank Franklin II

 
Il terzo periodo iniziava male per Charlotte che addormentata dalla Mela della strega di Biancaneve subiva 4 pt (2/3) da T. Hardaway Jr. e un’entrata di jack a ricciolo che tagliava il gap a soli 5 pt. (69-64).
Lamb andava a vuoto due volte ma Howard conservava il vantaggio andando a stoppare all’ultimo il pallone che Kanter aveva appena scagliato da sinistra, così Jeremy al terzo tentativo faceva centro interrompendo il digiuno di Charlotte a 9:14.
Una mattonata di Hardaway Jr. al vetro accorciava le distanze a 4 pt. ma Lamb era servito da Bacon un paio di volte: sulla prima il nostro numero 3 tagliava perfettamente per virare a L in area verso canestro e depositare, sulla seconda la baseline drive con passaggio fuori gli consentiva una tripla dalla diagonale sinistra per l’80-71.
A 6:33 una finta in partenza di Marvin che precedeva l’entrata con extrapass per Howard ci dava l’82-73 che precedeva una rubata di Kemba su Porzingis, la quale portava a due punti di Graham servito da un non egoista Walker.
Un’altra recuperata era convertita da Graham in due punti per il 91-79.
MCW serviva un assist a Frank rovinato dal fallo di New York e dallo 0/2 di Kaminsky, nessuno poi gli rovinava l’ottima difesa su Kanter che usava il blocco illegalmente sul suo transito…
Kemba realizzava da tre schermandosi con Frank.
 
Quando Cody nell’ultimo quarto correggeva da sotto per ovviare a un errore di Graham si viaggiava sul +10 (96-86), quasi impensabile con la partita in controllo aspettarsi una vittoria di New York propiziata da O’Quinn che segnando da sotto faceva scattar la molla della rimonta.
Lo stesso O’Quinn la proseguiva schiacciando (anche grazie a un velo di Thomas) mettendo dentro il 104-98.
Era ancora il barbuto giocatore ad avere la meglio contro Kaminsky da sotto con l’appoggio al vetro.
Rimanevano solo quattro punti da difendere a Charlotte a 6:59 ma un minuto più tardi Howard da sotto segnava sull’errore di Walker che a 5:34 realizzava fuori equilibrio sfruttando il vetro da posizione centrale.
Nove punti di vantaggio non bastavano però perché New York con due triple rapide (Thomas e Hardaway) si portava a un solo possesso lungo, raggiungendo la parità a 2:32 dalla fine con un 2/2 di Porzingis ai liberi per un fallo chiamato a Howard sotto il tabellone opposto.
Dal 111-111 si passava sul + 3 arancioblù con la tripla dell’Unicorno su Howard dal mezzo.
Monk si prendeva una tripla da sinistra ma non era preciso, Howard catalizzava il pallone e Lamb attaccava il ferro guadagnando e segnando due Ft a 1:48 per il -1.
Kemba prendeva uno sfondamento epico andandosi a mettere davanti al semicerchio apposito ma la sua tripla non andava a buon fine, così New York usava i 24 secondi con Hardaway che attirava Williams su di se, Monk e il nostro numero due tenevano una posizione ibrida e sulla possibilità di pick and pop da tre di Porzingis usciva Kemba che in salto era facilmente battuto, Monk non teneva il dribbling dell’Unicorno che con un fing and roll depositava il canestro della sicurezza aiutato dall’assenza di un protettore del ferro.
Clifford aveva schierato un quintetto basso per cercar di rubar palla presumibilmente (Williams, Monk, Bacon, Carter-Williams e Walker).
Sull’ultimo tentativo di Charlotte la palla finiva alta in mano a Monk che tentava da posizione quasi centrale la tripla ma il n°11 avversario dava fastidio e il ferro diceva no, Kemba recuperava e dopo uno scambio con Malik il suo tentativo di riapertura da sx verso il compagno era toccato da Thomas che sfortunatamente faceva carambolare la palla addosso al nostro capitano.
Senza più time-out, palla in mano agli avversari e con :01.8 sul cronometro la partita era chiusa.
Il fallo di Walker allungava solo di due la vittoria dei Knicks.
 
Pagelle
 
Walker: 6
21 pt., 5 rimbalzi, 7 assist. In media stagionale punti, fa qualcosina in più per quanto riguarda gli assist e trova un paio di giocate delle sue ma i 5 turnover, compreso quello finale abbassano il voto. L’errore da tre nel finale fa parte del gioco ma stasera si è fatto vedere meno.
 
Lamb: 5,5
15 pt., 5 rimbalzi, 4 assist. Segna gli ultimi 2 pt. di Charlotte. Non sfigura con Lee. In media punti, tuttavia anche lui mi lascia un po’ perplesso. Nel suo caso su alcune giocate, come un tentativo nel finale fuori equilibrio e una difesa peggiorata rispetto all’ultima gara come sul 111-109 sembra uno che non abbia mai visto un campo da basket.
 
Bacon: 5,5
0 pt., 2 rimbalzi, 3 assist. Gioca 18 minuti e si evidenzia per due assist a favore di Lamb, per il resto rimane anonimo. Come ala titolare avremmo bisogno di più spinta.
 
M. Williams: 5,5
12 pt., 3 rimbalzi, 2 assist, 2 rubate. 5/5 dalla lunette e un buon inizio non bastano. Finisce con un 3/8 dal campo, con difese sulle quali non sempre può fare molto su Porzingis ma nel finale rimane su Hardaway dando, sul cambio, via libera alla letale giocata dell’Unicorno. Lui ha più esperienza di Monk ma nel caso ha avuto poco occhio.
 
D. Howard: 6,5
21 pt., 9 rimbalzi, 1 rubata, 1 stoppata. Domina a tratti. S’inverte a volte su Porzingis e lo fa abbastanza bene salvo nel finale, quando subisce una tripla sulla quale comunque mette la mano davanti all’Unicorno.
 
Graham: 5,5
7 pt., 2 rimbalzi, 2 assist, 1 rubata. La parola foul e la parola Graham vanno di pari passo. Cinque i falli spesi. Giocatore che si spende generosamente ma ingenuamente a volte come a fine secondo quarto quando tampona Hardaway a centrocampo regalando due liberi. Mette solo un ¼ da fuori però realizza 7 punti a parità di minuti con Bacon.
 
Kaminsky: 5
5 pt., 2 rimbalzi. Con lui in campo il +/- è positivo (+3), ma credo sia ironia della sorte. A parte una tripla aperta e un’entrata autoritaria (questa nel finale), tira in maniera scomposta e in difesa è troppo facile spostarlo. Se ne accorge O’Quinn, mentre Clifford se ne avvede troppo tardi.
Monk: 6
21 pt., 2 rimbalzi, 3 assist. Ottimo da fuori fino quasi alla fine con un 5/10 che diventa un 5/13 dopo gli ultimi tre errori costati caro, tuttavia è un rookie e chiedergli anche da shooter, di segnare sempre è ancora prematuro. Non riesce a tenere Porzingis nel finale ma nell’occasione le colpe sono da suddividere in tre.
 
Carter-Williams: 7
4 pt., 3 rimbalzi, 3 assist, 3 rubate. Non perde un pallone e si batte come un leone in difesa recuperando palloni e cercando alla bisogna anche a rimbalzo di dare una mano sebbene non abbia possibilità grandiose. Buono lo smistamento per i compagni. Speriamo continui così. +9 di plus/minus.
 
Zeller: 6
7 pt., 7 rimbalzi, 1 stoppata. Se ne prende due di stoppate in un’unica azione sulla quale ci prova quattro volte finendo per andare in lunetta a splittare. Importante dalle parti del ferro avversario per ribadire a canestro qualche tentativo.
 
Coach Clifford: 5,5
Buon gioco di squadra ma difesa che patisce sempre il gregario di turno. Da Forbes a Dieng a McDermott oggi. MKG forse è l’unica soluzione con la quale non avere rotazioni imbarazzanti sui pick and roll. Brutta sconfitta contro una possibile concorrente.

Game 10: Charlotte Hornets @ Minnesota Timberwolves 94-112

Nel profondo nord, al riflesso di un’aurora boreale volavano gli affamati Calabroni per cercar la loro stella polare, osservata anche da terra da famelici Lupi della foresta nei quali occhi brilla una luce verdastra (vedi new logo).
La fame di successo contagia tutte e due le franchigie che hanno avuto buoni periodi nella loro storia, ma hanno patito le loro introduzioni a fine era dei ’80 (Minnesota è più giovane di 365 giorni circa), così, quest’anno Charlotte con Howard e un paio d’aggiustamenti in un Est più povero, spera di tornare ai Playoffs, così come i canidi che con Butler, Teague e Gibson a unirsi a Wiggins e Towns, sono cresciuti molto in un competitivo Ovest, fino a raggiungere prima del match un 6-3 di tutto rispetto.
Ad avere la meglio sul proprio territorio sono stati i Lupi che hanno trovato dei Calabroni intirizziti, ghiacciati da un finale di secondo quarto che ha prodotto un gap irrimediabile.
Gli Hornets hanno chiuso con un 42,5% al tiro contro il 45,8% dei Timberwolves ma ancor di più hanno perso nettamente la battaglia sotto le plance 38-54.
11/21 dalla lunetta per Charlotte contro i 26/30 dei Lupi… a nulla sono valsi i soli 11 turnover contro i 16 della squadra di Thibodeau.
Charlotte quindi cade esternamente per la seconda volta e torna a quota .500 nella mischia prima d’andare nella Grande Mela.
 
Le formazioni:
 
Sguardo al cielo, pronti, via, Howard non saltava sulla palla a due e nemmeno sul primo tiro quasi frontale di Gibson che oltrepassava la retina.
Charlotte però inaugurava un filone di tre assist smistati da Walker:
Primo giro a ricciolo di Kemba sulla baseline, bound pass per l’accorrente Marvin che depositava facilmente il pareggio, alzata per alley-oop devastante di Howard a 10:53 più passaggio sull’incrocio a sinistra a liberare Marvin per la bomba del 9-8.
Le squadre rimanevano piuttosto vicine anche quando Lamb dalla sua nuova mattonella (angolo sinistro), imitato da Bacon poco più tardi, colpivano da tre punti per il 15-12. Graham con un fade-away attaccando il post basso destro batteva i due lunghi dei Lupi, poi era Frank (con spazio) dalla diagonale sinistra a trovare il ritmo per colpire da tre punti che ci portavano sul +6 (20-14) ma i Lupi si riportavano sopra con un parziale di 0-7 aiutati da una tripla di Wiggins e da un preciso jumper di Butler.
Graham era propositivo anche in attacco e trovando il varco appoggiava al plexiglass sulla destra, Dieng stoppava la sfera dopo il tocco, così Charlotte tornava sopra di uno. Frank in entrata verticale, leggermente a destra del canestro metteva dentro con un tocco soffice ma nel finale di quarto, sul venticinque pari, Crawford dal palleggio s’inventava la bomba del 25-28.
Graham, dall’angolo destro, su scarico di Monk, riusciva a vanificare il vantaggio centrando a sua volta il bersaglio da grande distanza mandando le squadre al primo riposo sul 28-28.

Howard abbatte Towns ma gli Hornets escono sconfitti a Minneapolis.
Foto di: Jeffrey Becker-USA TODAY Sports

 
Dopo un paio di minuti si riprendeva a giocare con Lamb unico titolare tra i bianchi in campo.
Era proprio lui a regalare il vantaggio a Clifford, poi un zigzagare di Monk dalle parti della FT line più assist verticale consentiva a Zeller di passare sotto il ferro e depositare nella retina il 32-28 ma in un sol colpo i Lupi pareggiavano con una giocata da 4 pt. di Crawford.
I Lupi in questa fase segnavano ben sei punti dalla lunetta con Dieng, intervallati solo da un hand-off che portava ancora Monk a servire Zeller sullo scatto verticale per due punti.
Charlotte si riavvicinava quando Frank, attaccando il canestro, si fermava nel pitturato dopo uno spin; elevandosi aspettava un tempo per battere il lungo avversario con una parabola che ci restituiva il -2 (38-40).
Si tornava addirittura sul -1 quando una drive di Monk dalla destra era propedeutica per l’alley-oop a una mano di Howard che infilava il 41-42.
Come incessante pioggia però, ancora una volta, la squadra avversaria iniziava a battere la nostra difesa da oltre la linea dei tre punti.
Un parziale infuocato che vedeva portarsi i padroni di casa sul 45-61 sfruttando un 5/8 parziale di quarto da 3 pt. a fronte dello 0/5 di Charlotte dalla medesima distanza.
Se poi si aggiungeva una difesa allo sbando con una pletora di semi ali a vagabondare per il campo e Gibson a sbagliar due volte da sotto e Towns a correggere, rimanevano poche speranze di bloccare il parziale.
Howard faceva a sportellate sotto il canestro avversario riuscendo a realizzare due punti ma si “beccava” un tecnico subito dopo (Butler lo realizzava).
MCW in campo da poco andava in lunetta per un fallo subito a rimbalzo su una palla vagante nella nostra metà campo ma mancava ambo i liberi, così Towns stoppava Kemba che reagiva nervosamente con un fallo nel tentativo di recuperar palla.
Il 2/2 allontanava la squadra di Thibodeau, prima che Walker rimediasse con due punti per chiudere i primi 24 minuti.
Si andava ad abbeverarsi lasciando tracce di punteggio sul tabellone che recitava: Hornets 51 Timberwolves 68…
8 gli assist di Kemba e top scorer Howard con soli 9 punti…
Un parziale di 17 a 26 rimbalzi e un 53,8% Timberwolves dalla linea (stessa percentuale degli Hornets dal campo) da abbassare assolutamente.
 
Si usciva dalle grotte del Target Center per il terzo quarto con un profondo svantaggio.
A centrar per primo l’obiettivo era Bacon con un FT jumper ma Teague infilava ancora da tre realizzando il suo sedicesimo punto di serata.
Charlotte si destrava segnando ai 24 con un runner di Kemba che precedeva un’azione da transizione sulla quale Walker apriva a destra per un liberissimo Marvin che aggiustava i piedi e sferzava la retina con la bomba del 58-71.
Thibodeau ricorreva allora a un time-out e i Wolves tornavano sul +15 ma Marvin Williams intercettava un passaggio di un Butler che da terra tentava di servire indietro un compagno e depositava in contropiede, per poi infilare anche una tripla a 7:13 diminuiva lo svantaggio a 10 pt. (65-75).
Wiggins e Lamb duellavano in jumper.
Per due volte Wiggins aveva la meglio mostrando lampi di classe, anche Lamb intervallava con i rimbalzi di un ferro amico.
Nemmeno l’entrata in campo di Graham riusciva a fermare Wiggins che in entrata batteva il nostro numero 21 per subir fallo da Howard sul tocco che faceva rotear la palla sul ferro per una giocata da tre punti.
A 5:32 il punteggio era di 68-82.
A 3:28 Charlotte beneficiava di due FT da andare a battere da Zeller che ricevendo in transizione era bloccato fallosamente da Teague prima che potesse alzare le braccia per il comodo appoggio.
Zeller continuava però la serata negativa degli Hornets dalla lunetta splittando.
Il punteggio si ampliava a favore di Towns & Company nonostante Monk da tre portasse il tabellone sul -17 iniziale di secondo quarto e successivamente Lamb da ben oltre l’arco accorciasse ancora le distanze di un ulteriore punto. Un reaching foul chiamato a Lamb, viziato però inizialmente da una chiave articolare di Dieng sul braccio di Jeremy, incredibilmente non vista dagli arbitri, mandava in lunetta la squadra di Minneapolis che chiudeva sul 79-97 il terzo periodo.
 
L’ultimo era quasi garbage time…
Crawford da 3 pt. faceva toccare temperature estreme sul -21 (79-100), un rim run di Cody servito dal fondo da Monk era buono per superare gli ottanta ma gli stessi due protagonisti da sotto non riuscivano a concludere nulla di buono poco dopo con Monk a tirar corto da distanza ravvicinata e Zeller non riuscendo a catturare il rimbalzo.
Crawford inventandosi il palleggio in entrata spiazzava Lamb e l’aiuto; comodo per Dieng depositare l’81-104.
Un sussulto l’aveva Howard che schiacciava prima a 6:49, poi da un tuffo di Lamb per recuperar una palla in difesa nasceva un tentativo dalla lunga di Monk dalla sinistra spentosi sul ferro sul quale spuntava Howard a metter dentro l’87-105 ancora alla sua maniera.
Una correzione di Gibson sopra l’anello sulla quale Lamb chiedeva inutilmente l’interferenza dava a 4:41 dalla fine un punteggio di 89-109.
A far del muschio in panchina rimaneva Kemba con Carter-Williams a giocar gli ultimi minuti insieme agli altri panchinari poiché la partita era ormai irrimediabilmente compromessa.
Finiva 94-112 con gli Hornets che voleranno a New York (vittoriosi 108-101 sui Pacers nella notte) per un’altra trasferta da affrontare con più spirito di questa.
 
 
Pagelle
 
Walker: 5
9 pt., 2 rimbalzi, 9assist, 1 rubata. Finisce con 4/15 al tiro tradendo la squadra nell’apporto di punti. Si ferma a 9 così come gli assist. Buoni ma tre spesi subito. In difesa deve dare quel qualcosa in più sui playmaker avversari. Nella penultima patita P. Mills ha dato il là alla vittoria finale degli Spurs, in questa gara Teague ha bombardato nel finale di secondo quarto scavando il solco.
 
Lamb: 6,5
13 pt., 1 rimbalzo, 4 assist. Lo si può attaccare per l’esiguo numero di rimbalzi e per il fatto di non esser riuscito a difender a tratti su un Wiggins che tuttavia avrebbe battuto quasi tutti i migliori difensori della lega nelle conclusioni trovate stasera. Jeremy si batte anche in difesa. Ferma la sua striscia con almeno 15 punti ma con il suo 5/10 contribuisce ancora finendo con un +2 di plus/minus.
 
Bacon: 5,5
7 pt., 3 rimbalzi, 2 rubate. In rotazione sincrona quando MKG non c’è, esce dalla panchina per mostrare sempre la stessa faccia nel lineup. Perde il duello con Butler ma era preventivabile, tuttavia non sbraca. Limita a 6 le conclusioni infilandone la metà.
 
M. Williams: 5,5
13 pt., 3 rimbalzi. Finisce con un 5/8 al tiro la sua serata che in chiave offensiva è più che discreta, direi buona, ma in difesa, nonostante qualche malizia come un fallo speso su Towns (brutto cliente da marcare) che aveva preso miglior posizione sotto canestro, prende pochi rimbalzi surclassato dall’atletismo degli avversari.
 
Howard: 5,5
13 pt., 9 rimbalzi, 1 assist. Finisce con un 6/8 al tiro ma non è dominante. Duella con i vari Towns, Gibson, ma non arriva in doppia doppia. Qualche lampo ma inizia non saltando nemmeno un paio di volte e anche su alcuni tiri rimane a guardare senza nemmeno alzare il braccio. Tecnico a parte a New York mi aspetto possa tornare a far bene.
 
Graham: 5,5
9 pt., 1 rimbalzo, 2 rubate. Buon inizio, poi si perde un po’. Anche lui fatica finendo con un 3/7 dal campo.
 
Kaminsky: 4
8 pt., 5rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Un giocatore di cui Charlotte necessita dalla panchina se vuole avere una buona annata, soprattutto dal punto di vista offensivo. Chiude con un pessimo 3/11 dal campo e una difesa non brillantissima tanto da finir coinvolto in un -31 di +/-. Più impegnato a protestare, un giocatore bipolare, troppo discontinuo perché Charlotte possa avere una buona annata.
 
Monk: 6
6 pt., 3 rimbalzi, 8 assist. Il 2/8 sparacchiato dal campo, a volte tirando con troppa fretta, non è un gran biglietto da vista seppur rookie, è uno shooter. Andrebbe sotto la sufficienza ma si rivela in serata d’assist producendone alcuni interessanti da penetrazioni sulla linea di fondo.
 
Carter-Williams: 5,5
0 pt., 1 rimbalzo, 1 assist, 1 rubata, 1 stoppata. Non si poteva pretendere. Un voto d’incoraggiamento che avrebbe dovuto esser più basso di mezzo punto, ma al rientro dopo lungo tempo… fa 0/3 dal campo e 0/2 ai liberi, piazza una stoppata in 8 minuti. La serata è nata storta per tutti. Ad maiora! Per lui e per il team.
 
Zeller: 6,5
16 pt., 9 rimbalzi, 1 stoppata. Cody finisce con un buon 6/8 dal campo con 9 rimbalzi in 22 minuti, benché anche lui fatichi facendosi sfuggire qualche rimbalzo e sparando un 4/7 dalla lunetta. La solita serata di fatica, nella quale fa meglio di Howard partendo da uno spirito migliore.
 
O’Bryant: s.v.
0 pt, 1 rimbalzo. Non considero il suo 0/3 dal campo negli ultimi 4 minuti di garbage time. Rientra dalla panchina dopo l’ibernazione di Clifford. Lui non fa molto in attacco ma lascia un po’ il tempo che trova la cosa.
 
Coach Clifford: 5
Doveva risolvere il problema della difesa sul tiro da tre punti. Difesa ancorata a un’orbita geostazionaria che manteneva le distanze sui tiratori avversari lasciando sempre spazi troppo golosi per non esser sfruttati. Se in attacco vogliamo ricalcare il sistema più usato nella NBA (almeno nei momenti di difficoltà), ci sarebbe da andare a prendere il non più giovanissimo Crawford o giocatori simili, scaricando zavorra o paccottiglia non troppo aderente a tali schemi… Anche dalla jungla del pitturato non escono buone cose. I Lupi vincono nettamente a rimbalzo anche se dal pitturato i Calabroni a livello di punti hanno avuto la meglio. Prova qualche rotazione differente ma sinceramente a questo punto quasi non saprei nemmeno io che rotazioni tentare giacché alcuni elementi della panchina non riescono a tenere. Forse può solo abbassare numericamente i minuti alla second unit.

Game 9: Charlotte Hornets @ San Antonio Spurs 101-108

 
Occasione mancata da parte degli Hornets che hanno finito per cedere per l’ennesima volta all’AT&T Center, campo degli Spurs, i quali festeggiano da dieci anni quando Charlotte va in Texas.
Senza Leonard e Parker la squadra del Pop trova come protagonisti alcuni panchinari; Forbes 22 pt. (il quale ha aperto la rimonta trovando canestri importanti), Gay 20 pt., Ginobili e Murray 10 pt. a testa, aiutati da Aldridge (14 pt.) e un Mills che nel finale fa 4/4 da tre punti.
Charlotte quando ha a che fare contro le texane, patisce i tiri spaziali da fuori (vedi Houston) e a nulla è valso vincer virtualmente la lotta a rimbalzo 46-45.
16 assist contro i 31 degli Spurs potrebbero sembrare eloquenti a livello di gioco di squadra ma è statistica un po’ falsata perché Charlotte va 42 volte in lunetta contro le 26 degli Speroni che spesso ricorrono al fallo da sotto per bloccare un canestro certo.
Sono però 27 le trasformazioni della squadra di Clifford contro le 21 degli Spurs.
Impietoso il confronto tra le panchine con un 16-64 a livello di punti realizzati (per noi out ancora i due Michael).
Paghiamo anche il 41,3% dal campo contro il 47% degli avversari.
Sottotono Kemba, grande serata invece per Lamb, mentre Kaminsky ha decisamente steccato.
 
Le formazioni:
 
Charlotte non vince a San Antonio da un’eternità ma le prime battute di partita sembravano non risentire di questo dettaglio del passato:
Vinta la palla a due, Bacon dalla diagonale sinistra infilava il 3-0 con sicurezza, Marvin teneva Aldridge sul primo attacco e Dwight puliva sotto il tabellone, tuttavia un paio d’’attacchi “sconsiderati” di Charlotte (senza pazienza), aprivano un parziale di 0-7 chiuso da Aldridge da fuori al quale era stata concessa libertà.
Charlotte reagiva portandosi nuovamente sopra con Kemba a circumnavigare la zona sinistra finendo con un’alzata dalla baseline sinistra e Williams a colpire da tre pt. per l’8-7.
Un floater di Anderson e altri due punti per l’ala grande ex Portland (ricavati da un rimbalzo offensivo) mandavano sull’8-11 il match, pareggiato con una bomba di Kemba dal lato destro.
Gli Spurs muovevano velocemente palla alla loro maniera regalando a Murray due punti facili nel cuore del pitturato, poi per l’ennesimo fallo su Howard, l’ex Hawks andava in lunetta, splittando (2/6 al momento) ma trovando la parità a quota 15 a 4:10 dalla fine dei primi 12 minuti.
Ginobili in campo portava esperienza ai suoi e iniziava con un ½ dalla lunetta a realizzar punti.
Su un cambio forzato, Monk non teneva il primo passo di Rudy Gay che trasformava in una giocata da tre punti l’occasione.
Ginobili in entrata da sinistra trasformava anche un reverse layup chiudendo sul 19-25 il primo quarto.
 
Riavvicinarsi dal -6 era la missione per il secondo quarto e Lamb, aiutato dal secondo ferro che faceva ripiombare perfettamente in verticale una palla finita nella mesosfera, tentava l’impresa.
Frank dal post basso sinistro contro Anderson e Zeller in transizione con un ½ (abbattuto) ai liberi a 10:13 riportavano la squadra di Clifford a un misero punticino (24-25) prima che le squadre iniziassero a spezzettare il quarto finendo spesso in lunetta.
Gli arbitri punivano un contatto del pressante Zeller su Aldridge che portava a casa con l’aiuto dell’anello altri tre punti.
Poi era Lamb a cercare il fallo e a trovarlo, sfruttando le occasioni concesse dalla terna.
Lamb però si dimostrava meno maturo e troppo precipitoso su un’uscita; colpito Fobes regalava tre tiri liberi (2 a bersaglio) prima di rimediare in attacco con il floater del 28-30.
Si rinnovava la sfida con Forbes a colpire da due punti e Lamb con il crossover a lasciar lì, sul lato sinistro Danny Green prima di avvicinarsi a canestro dalla linea di fondo sinistra da dove trovava l’arcobaleno vincente.
Un 2/2 di Aldridge e un ½ di Howard non favorivano Charlotte che sul 31-36 tornava sul -3 quando uno scarico di Ginobili su un classico spostamento di due giocatori sullo stesso lato (Ginobili/Aldridge) era bloccato a due mani alte da Monk che guidava la transizione servendo Kaminsky in appoggio volante vincente.
Gli Hornets entravano troppo presto nella zona bonus e anche se Ginobili splittava, il punteggio si dilatava sul +7 (35-44) con un canestro dell’ex Kings, Gay.
Walker danzando sul parquet realizzava un canestro in floater mentre veniva spostato da Murray.
Grazie al fallo del n°5 avversario Kemba ci portava a quota 40.
Il finale era uno stillicidio di liberi, da una parte e dall’altra con Zeller a ridarci il -3, ma proprio un suo fallo offensivo (spinta alle spalle per cercare il rimbalzo) sull’errore di Bacon in transizione, ci riportava sul -4 anziché sull’ipotetico -1.
Un’entrata di bacon su Forbes produceva l’effetto di un 2/2 ai liberi, ma Gasol segnava il suo primo canestro dal campo prendendosi un rimbalzo offensivo e mandando le squadre negli spogliatoi sul 45-49 con 2 punti comunque recuperati.

Howard, di forza, entra contro lo spagnolo P. Gasol.

 
Gasol, in apertura di secondo tempo, raddoppiava i suoi punti dal campo sorprendendo Howard sul primo passo; l’appoggio di sinistra era facile perché Howard non opponeva intelligentemente resistenza.
Dwight, un po’ spaesato nel primo tempo, cominciava a far sul serio a 10:58 quando subendo un fallo sotto rimaneva concentrato infilando un 2/2 ai liberi per poi andare due volte alla correzione volante sotto le plance (nel traffico la prima volta, sfruttando il controtempo degli avversari sull’entrata di Bacon la seconda), infine, a 9:19 spingendo su Gasol, forzava l’entrata che gli regalava una giocata da tre punti che dava a Charlotte il -2 (54-56).
Non rimaneva che intensificare la difesa per riuscire a metter il capo davanti e Marvin Williams provvedeva a soffiare un pallone ad Aldridge che Bacon era lesto ad arpionare trasformando con un fing and roll dopo la transizione verticale.
Howard si faceva stoppare da sotto ma la sua apertura per Bacon era superba:
Bacon realizzava da fuori il vantaggio (59-56) che Green riduceva a un punto trovando spazio per concludere a una mano in schiacciata rabbiosa.
Il passaggio di Kemba sulla sinistra per un libero Williams consentiva al nostro numero due di fintare avendo un tempo di vantaggio; teardop vincente che anticipava l’alzata di Lamb per la grintosa schiacciata volante di Howard per il 63-58.
Lo stesso Lamb arrotondava (1/2) dalla lunetta dopo aver subito un fallo di Mills con la difesa di Howard protagonista su Aldridge (altra steal). Forbes, protagonista inatteso, apriva però la via per la rimonta dei suoi con una tripla che era contrasta solo da due liberi di Bacon, poi gli Speroni cavalcavano l’onda, trascinati dal caloroso pubblico trovavano il pari a quota sessantasei con una steal (passaggio orizzontale debole tra Frank e Cody) e dunk.
Gli Spurs passavano sopra come un trattore alla difesa della second unit degli Hornets e ci si mettevano anche gli arbitri chiamando un’interferenza inesistente a Graham su tiro di Forbes per il 66-70.
Murray e Gay in transizione producevano uno spettacolare alley-oop a una mano del secondo che inchiodava anche il +10 per pop quando una difesa frastornata si dimenticava l’ex Re a sinistra.
Il 68-78 era parzialmente mitigato da una tripla di Graham ma sulla sirena quasi da dietro il tabellone spuntava ancora un teardrop di Monk che nel mare desolante dei disincentivi era goccia pesante.
Si chiudeva il terzo atto sul 71-80.
 
Si tornava in scena per gli ultimi 12 minuti con Lamb ad aprire in back door per una schiacciata aggressiva partendo dalla linea di fondo sinistra.
Cody riusciva a sinistra del canestro a fare un numero da prestigiatore su un passaggio leggermente fuori misura di Lamb; aggiustamento con la sinistra e appoggio volante con la destra.
Lo stesso Zeller poco dopo, arrivato a rimorchio, sprecava l’appoggio e anche dalla lunetta l’assist di Kaminsky (0/2). Sul -11 Lamb ci riportava a galla con due triple dall’angolo sinistro che avevano come unico comun denominatore nel gioco, la costruzione; prima Kemba e poi Treveon dalla linea di fondo servivano il lungo linea.
Si tornava sul -5 (81-86) con Charlotte che dava l’impressione di poter giocare il match sino in fondo.
Un 2/2 di Kemba dava alla squadra colorata di teal il -2 (84-86) ma sul più bello Ginobili inventava un’entrata con cambio peso che lo portava di sinistra a posterizzare Kaminsky, il quale pasticciava anche in attacco facendosi portar via palla.
Lamb in entrata ci restituiva il -4 (86-90) ma a 5:14 dalla fine arrivava la prima spallata netta con un’azione da 4 punti di Forbes:
Tiro da tre punti e leggero tocco di Lamb sulle dita l’86-94. Sembrava finita, anche perché Walker si faceva soffiar palla a metà campo da Anderson ma in uno contro uno, rientrando gliela riportava via clamorosamente, ci pensava il solito Lamb a 4:55 dall’ultima luce rossa, dopo una finta a incrociare il passo su Forbes e a scaricare il jumper che ci portava sull’89-94 (tocco di Forbes falloso e libero addizionale trasformato).
Mills però nel finale trovava momenti di gloria realizzando una prima tripla dalla top of the key battendo Kemba con un velocissimo spin e trovando il bis dalla diagonale sinistra cadendo indietro per l’89-100…
A 2:56 un ½ di Howard ci consegnava il novantesimo punto, Bacon con un sibilante strobilo faceva colpir alla sfera la tabella ma dall’altra parte Marvin recuperava e convertiva. Tutto inutile se Mills a 2:05 infilava ancora da tre…
Gli Hornets profondevano le ultime energie nel finale con un ½ di Kemba ai liberi (Aldridge foul), un soffice fing and roll di Bacon e una tripla frontale di Lamb per il 98-103 a meno di un minuto dalla fine.
Non era il tempo però il principale avversario ma Mills che dalla diagonale sinistra sfruttava la non eccelsa altezza di Walker per batterlo ancora da tre punti.
98-106 al quale rispondeva Charlotte che da una rimessa laterale sx di Lamb faceva pervenire il pallone sotto a Howard che si arrangiava portando a casa una giocata da tre punti a :31.6. Bacon sulla rimessa degli Spurs raddoppiava bene, Jeremy recuperava aprendo per lo stesso bacon che si spostava sulla sinistra, il suo tiro era affrettato e finiva nettamente corto, così gli Hornets erano costretti al fallo e la partita finiva con gli Spurs ad arrotondare dalla lunetta fino al 101-108 finale.
 
Pagelle
 
Walker: 5,5
13 pt. (4/12), 4 assist, 1 rubata. Poche perle per Kemba stasera, giù di tono anche nei numeri; un paio di scarichi utili per un paio di colpi pesanti ma nel finale Mills lo batte 4 volte. L’altezza non lo agevola, però, nonostante i tentativi, permane la falla. Recupera un pallone magistralmente, dopo esserselo fatto scippare facilmente.
 
Lamb: 7,5
27 pt. (10/15), 9 rimbalzi, 6 assist, 2 rubate. Per la nona volta consecutiva sale sopra i 15 pt., la sua più lunga striscia in carriera, anche grazie al fatto d’aver trovato continuità. Riapre i giochi più volte trovando la mano da fuori e il coraggio. Gli si chiede di segnare e lo fa, Clifford lo ributta in campo con la panchina in chiara difficoltà e nonostante ciò, finisce con un +14 di plus/minus a integrare le già importanti cifre ottenute in 35 minuti.
 
Bacon: 6
18 pt., 7 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Si prende parecchi tiri concludendo con un 6/15 dal campo aiutato da qualche transizione e dalla personalità di cercare di prendere sempre d’infilata i difensori. Passa da difese estreme a difese non brillantissime, tipico da rookie. Esplode nel punteggio ma sbaglia nel finale un canestro eventualmente importante.
 
M. Williams: 6
7 pt., 6 rimbalzi, 1 rubata. Un +10 con Marvin in campo. Aldridge prende il doppio dei rimbalzi, lui fa la sa onesta partita anche se non quella sperata. Chiude con un 3/8 dal campo, facendo comunque un figurone rispetto a Frank.
 
D. Howard: 6,5
20 pt., 13 rimbalzi, un assist. Parte male. Stralunato, fuori ritmo vaga per il campo per tutto il primo tempo. Nella ripresa cambia marcia e i suoi punti ci portano sopra. Quando si siede in panca è l’inizio della fine. Sarebbe da 7 ma il 10/20 ai liberi è penalizzante. Dovrebbe aver la voglia e la pazienza di lavorar tanto sulla testa ai liberi in allenamento anche se l’età non è più verdissima.
 
Monk: 5
2 pt. (1/5), 2 assist, 1 rubata. A parte un turnover, travolto con la panchina e malconsigliato dal diavoletto che ha sulla spalla. Spara e spara ma finisce con due punti in soli 17 minuti. -18 il +/-…
 
Graham: 5,5
3 pt., 3 rimbalzi, 2 rubate. Gran lavoratore difensivamente parlando, inserito con la first unit patirebbe sicuramente meno avversari che schizzano da tutte le parti a compagni non sempre irreprensibili in marcatura. Un paio di conclusioni da fuori; una troppo tesa, l’altra a dare qualche speranza…
 
Kaminsky: 4,5
6 pt., 4 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. 2/9 dal campo e due perse. Troppo molle stasera. Si fa spinger di spalla da Gay regalandogli il terzo punto, poi si fa posterizzare da Ginobili. Su uno degli ultimi time-out prova una tripla (corta) che è solo l’ultima di quattro tentativi, tutti andati a vuoto. Se non riesce a segnar da sotto, si limita da fuori, ma spero la cosa non continui, viste le percentuali.
 
Zeller: 6
5 pt., 4 rimbalzi, 2 rubate, 1 stoppata. Quando entra in campo porta sconvolgimenti. Nel primo tempo, nonostante fosse stato chiuso in svantaggio, diverse buone marcature su Aldridge con scivolamenti all’indietro hanno limitato il potenziale del 12 avversario. Nella ripresa si è un po’ sciolto nonostante qualche buona azione. Un suo 0/2 ai FT nella seconda parte ci penalizza un po’.
 
Coach Clifford: 5,5
Rotazione obbligata? Non saprei ma Charlotte è palesemente travolta verso la fine del terzo quarto e rimane a inseguire costretta dal break decisivo degli Spurs. Rientra Lamb nell’ultimo quarto ma non basta nemmeno facendo miracoli…

Game 8: Charlotte Hornets Vs Milwaukee Bucks 126-121

 
Le arti nascono sovente da sofferenze personali o empatiche.
Pensiamo a un quadro ad esempio come Guernica o al buio campo di Van Gogh, per non parlare di Frida Kahlo e il suo cervo.
Anche nella poesia è così, nella musica rap, sovente gli artisti si raccontano, scrivendo un po’ di tutto, toccando delle volte il personale con il quale il pubblico s’identifica.
Non parliamo poi del teatro o del buon cinema dove le trame psicologiche che siano shakespeariane o di un regista moderno s’intersecano con altri personaggi:
Amici e nemici per frutto di circostanze in quel grande brodo primordiale che chiamiamo vita.
Così, a creare a una grande serata di spettacolo dal punteggio alto con giocate spettacolari è stata l’arte sportiva di queste due squadre che non hanno lesinato colpi, con Charlotte a mostrare buona unità d’intenti.
Un collettivo che si è esaltato anche di giocate personali dei singoli come quelle di Monk in avvio d’ultimo quarto che hanno creato le premesse e il margine per la vittoria.
Per Milwaukee eroicamente un Middleton da 43 punti non è bastato, Antetokounmpo si è fermato a 14 (con 13 rimbalzi in doppia doppia), così ne è scaturita una vittoria sofferta per i Calabroni che hanno dovuto rinunciare ben presto a MKG per sintomi influenzali, ma hanno beneficiato di 26 punti di Walker, 17 di Howard e 16 di Lamb che hanno aiutato Charlotte ad allungare la striscia a 3 W consecutive.

Fermare Giannis era la priorità.

Le formazioni:
 
Henson portava via la prima palla a due dell’anno a Howard e i Bucks passavano in vantaggio al secondo tentativo da fuori con Brogdon a 11:14 per raddoppiare il punteggio con un coast to coast (con fallo di MKG) di Antetokounmpo a 10:51.
Sullo 0-6 erano fischiati i tre secondi difensivi contro i Bucks (10:40), così Walker dalla lunetta muoveva il punteggio, mentre poco dopo Howard imitava Jabbar con un gancio cielo da sogno per il 3-6.
A 8:39 Howard nel pitturato si liberava con un mezzo giro dei due difensori per schiacciare e a 8:05 Lamb infilava un pullup anche se francobollato per il 9-12.
I Bucks però ripartivano segnando tre volte con Brogdon (back-door, runner e tripla dall’angolo destro) portandosi sul +10 (9-19, prima di subire la bomba di Williams, sempre dal corner destro.
Antetokounmpo sfondava su MKG anteponendo l’avambraccio sx in palleggio, mentre Kemba in attacco oscillava a destra e sinistra sul sostituto della star Teletovic che tentava inutilmente di bloccare il saettante pallone che s’infilava nella retina.
Stessa sorte non riceveva la medesima sfera che poco dopo, scagliata sempre dal capitano, finiva fuori ma per colpa di un fallo subito.
Il 2/2 dalla lunetta a 4:35 riduceva il gap a due punti (17-19), tuttavia usciva MKG per sintomi influenzali mentre Teletovic a 3:40 mostrava la specialità della casa con la tripla, anche se Charlotte resisteva agganciando il possesso di svantaggio (23-36) con un magnifico bound pass di Kemba per Marvin che dalla linea di fondo sinistra accorreva per un cutting layup.
Nello spazio di poco tempo però Middleton segnava da vicino usando il vetro e trovando il fallo di Zeller (giocata da tre punti), mentre Teletovic dall’angolo infilava ai ventiquattro secondi un catch n’shot per il 23-32…
Zeller accorciava di due da distanza ravvicinata e il quarto si eclissava sul 25-32.

Monk in sottomano.
AP Photo/Jason E. Miczek.

 
Monk apriva il secondo con una tripla dalla diagonale destra benaugurante (28-32) ma Antetokounmpo ne annullava gli immediati effetti con un gioco da tre punti (aggressivo arrivava dalle parti del ferro subendo il contatto con Graham) e Liggins rincarava la dose rispedendoci sul -10 (28-38). Con Charlotte in difficoltà la difesa era la miglior medicina. Graham recuperava un pallone in difesa aprendo il campo per l’entrata in transizione di Monk ma i Bucks tornavano un paio di volte sul +10 nonostante un canestro da top shot in fade-away di Kaminsky dalla baseline destra da marcato.
A 8:00 dall’intervallo lungo Frank centralmente sbatteva su Teletovic non considerato fermo dagli arbitri, dal contatto il nostro lungo riceveva una spinta inversa che era sfruttata per rilasciar la sfera, la quale aiutata dal ferro (dopo almeno tre in and out di squadra) entrava nel cesto così come il libero addizionale.
Un cutting jumper di Monk nel pitturato dipingeva un futuro più roseo per i Calabroni che sfruttavano anche un blocco alto e un’entrata a ricciolo di Bacon per il 39-42.
Maker dalla diagonale sinistra fermava il progetto rimonta di Charlotte che rimaneva per poco in cantiere, infatti, Zeller cercato sotto canestro, si muoveva bene, subendo fallo da Antetokounmpo (terzo fallo) che da lì a poco sarebbe tornato in panca per problemi di falli favorendo Charlotte. Maker commetteva passi in partenza e tre secondi offensivi facendo saltare due attacchi ospiti, così Charlotte trovava il pari a quota 45 quando Kaminsky con una slam dunk correggeva l’errore di Howard da sotto esaltando ulteriormente il già rumoroso pubblico.
A 4:05 i ragazzi di Kidd riprendevano il comando mostrando gioco di squadra; palla mossa bene per Brogdon che da tre ricavava il minimo spazio per colpire, ma anche per Kemba era un gioco da ragazzi colpire dalla diagonale sinistra dopo aver ricevuto un pallone dall’angolo sinistro di Frank che aveva ricevuto a sua volta dal lato opposto.
Il 2/2 di Middleton dalla lunetta anticipava solamente una gran giocata di squadra degli Hornets che vedeva un mezzo giro con no look pass istantaneo di Dwight ad aprire per Lamb che caricava il catch n’shoot dall’angolo sinistro senza paura dell’avversario incombente.
Gli Hornets quindi passavano avanti sul 51-50 rafforzando il vantaggio con un Kemba ormai più shadow dancer che giocatore di basket.
L’ombra danzante regalava altri tre punti a Charlotte partendo da un crossover in armonia con i tempi dell’universo ma Charlotte si perdeva Dellavedova in transizione che non falliva la tripla del -1.
I team oscillavano dall’uno ai tre punti e a :15.5 dalla fine del quarto Walker portava a casa due FT che una volta trasformati, fissavano il punteggio sul 60-57.

Zeller e Bacon su Henson guardato a vista da Kaminsky.
AP Photo Jason E. Miczek.

 
Il rientro in campo trovava gli Hornets impreparati:
Snell infilava i primi sei punti della sua partita con due bombe consecutive mentre Brogdon acuiva la crisi con altri due punti che mandavano la quadra del North Carolina sotto di cinque (60-65).
A 10:03 un fallo di Middleton su Howard faceva interrompere al nostro centro la lunga serie di errori ai liberi contro i Bucks:
2/2 dalla lunetta che precedeva un fallo in attacco dello stesso Dwight, il quale tornava però a segnare di mano sinistra passando oltre il ferro essendosi preso spazio sulla destra.
Un libero aggiuntivo premiava la sua azione e la trasformazione ci riportava sul -2, 65-67.
A riportare sopra Charlotte ci pensava Lamb con una tripla per il 70-69, ma il minimo vantaggio durava un battito d’ali con l’entrata facile facile di Middleton, spina nel fianco di Charlotte.
Gli Hornets tornavano a comandare quando Lamb con una kick and drive faceva percorrere alla sfera la diagonale verso l’angolo destro da dove l’appostato Williams cecchinava per la tripla del 75-74.
Un’incursione centrale a 5:45 di Lamb (floater) portava altri due punti alla causa, poi si verificavano il terzo fallo offensivo di Howard in poco tempo e il quarto di Antetokounmpo su Dwight che portava a due errori del nostro centro dalla lunetta ma anche al preludio dell’uscita della star avversaria.
Giannis comunque era ancora in tempo per procurarsi due FT a 3:42 per aumentare il suo bottino di due pt..
Una dunk aggressiva del greco (Frank non riusciva a resistere sulla virata) dava il +4 alla squadra di Kidd (79-83) ma gli Hornets si rimettevano in carreggiata con Kaminsky, tuttavia una tripla solo cotone di Teletovic faceva ripiombare sul -5 la squadra di MJ.
A Charlotte non mancava cero il cuore però: Zeller dopo ave r ricevuto sotto, fintato e mancato clamorosamente l’appoggio, rincorreva la palla a sinistra e rimediava segnando due punti a 50 secondi dai 12 minuti finali.
Antetokounmpo nel finale sfondava su Graham che esultava da terra.
Questo voleva dire che il greco si era caricato del quinto fallo… C’era ancora il tempo di vedere due belle azioni:
Charlotte andava di squadra con Kaminsky a percorrere la linea di fondo e non avendo spazio scaricando fuori per Bacon, trovava nel compagno un prezioso alleato che gratificava la giocata con tre punti, mentre Milwaukee con un tournaround in fade-away di Middleton su Graham faceva drizzare i pollici in su anche a Fonzie, antica gloria locale…

Una Honeybee e Hugo con il cannone spara magliette.
Per fortuna nessuna Maude Flanders era presente allo Spectrum Center.

 
Sull’88-88 si presentavano le squadre a inizio ultimo quarto.
Monk provava subito a romper l’incertezza sul vincitore finale esplodendo nel momento del bisogno:
Un due lungo frontale, poi a 11:06 una tripla dalla diagonale destra (93-88) che mandava sul 34-18 il rapporto tra le panchine nei punti segnati, a 9:27 tiro ignorante dello stesso Malik che baciato dalla fortuna e dai due ferri finiva accolto dalla retina portandoci sul 98-90.
Potrebbe bastare così per un rookie, ma la personalità del rookie si estendeva ad altre due conclusioni dalla destra: due frecciate che trapassavano la corazza difensiva dei Cervi dolorosamente, come nemmeno Frida Kahlo avrebbe potuto dipingere (la pittrice messicana vittima di un grave incidente ritrasse se stessa prima di un’operazione a New York).

Il famoso quadro della Kahlo.

Flash Monk organizzava un flash mob con la partecipazione delle statuine della difesa di Kidd:
Fing and roll nel pitturato viola a 7:30 per il 106-95. Il finale sembrava segnato, anche perché l’altro rookie, Bacon; saliva in cattedra dallo spigolo sinistro (toccato da Brogdon) per infilare il 111-97.
Ci sarebbe tantissimo da scrivere, ma per tagliare un pezzo così lungo, basterà scrivere che Middleton non ci stava a perdere e con due azioni consecutive (6 pt.) portava i suoi al riavvicinamento sul -10 (113-103).
Quando Snell segnava la tripla del 115-106 a 3:52 dalla fine, doveva intervenire Marvin per evitare guai nel finale.
La bomba sprigionata era incendiaria e la sua difesa su Giannis altrettanto infuocata.
Un Middleton in the zone però faceva espellere per sesto fallo Graham che doveva cedere anche il passo a una giocata da tre punti dell’esterno ospite.
A 2:27 iniziava il solito hack a Shaq su Dwight che splittando regalava un +11 (120-109) ai Calabroni.
Finita?
No, nemmeno per sogno con Charlotte in campo gli avversari si esaltano come un toro che vede il movimento della mantella del torero:
Triple di Snell e Middleton per acquisire un -5 che nell’ultimo minuto dava ancora qualche briciolo di speranza alla squadra del Wisconsin.
A 13.4 dalla fine tuttavia un 2/2 ai liberi di Marvin teneva in ghiaccio la partita sebbene Middleton subisse fallo da Howard sulla conclusione da fuori e segnando i tre FT raggiungesse quota quaranta per un 122-118 ancora buono.
Lamb andava in lunetta rimanendo concentrato regalandoci il 124-118 al riparo da possibili sorprese che arrivavano con un runner da tre punti in corsa di Middleton (chi se no), che lasciava il povero bacon esterrefatto ad accompagnare. 124-121.
Rimanevano :04.8 da giocare dopo il fulmineo fallo di Middleton su Lamb.
Jeremy tornava in lunetta realizzando entrambi i liberi, chiudendo finalmente il discorso, andando oltre la resistenza del n° 22 avversario.
 
 
Pagelle
 
Walker: 7,5
26 pt., 3 assist. Finisce con un 8/12 dal campo e un 7/7 dalla lunetta. Sbaglia poco anche se il plus/minus è ingeneroso. Nel primo tempo trova il suo momento on fire, inarrestabile come un ninja danzante, poi nel secondo accompagna puntellando, lasciando Monk per più tempo in campo a rubargli volentieri la scena per una volta.
 
Lamb: 6,5
16 pt., 4 rimbalzi, 2 assist. Calibra meglio le triple dello scorso anno. Finisce con un 2/4 da oltre l’arco e porta in dote il solito bottino di punti. In difficoltà su Snell a inizio terzo quarto, dove evidentemente prende della camomilla negli spogliatoi, la quale però ha anche il benefico effetto di tranquillizzarlo nel finale quando il suo 4/4 dalla lunetta ci regala la vittoria sugli ostici Cervi.
 
Kidd-Gilchrist: s.v.
Pronti via e va negli spogliatoi dopo 7 minuti. Un rimbalzo e un assist oltre a uno 0/2 dal campo, ma aveva la febbre.
 
M. Williams: 7
15 pt., 4 rimbalzi, 1 rubata. Prima della gara speravo fosse MKG il prescelto per fermare il geco ma evidentemente Clifford convinto Marvin potesse fare bene, l’ha messo alle calcagna della stella avversaria. Così è stato. Marvin spesso è riuscito a limitare Giannis che ha finito con un 5/16 dal campo, gravato anche da problemi di falli. Con lui in campo si va sul -11 ma è una statistica bugiarda. Marvin c’è anche in attacco e anche nel finale quando con 5 pt. contribuisce alla vittoria.
 
Howard: 6,5
17 pt., 11 rimbalzi, 3 assist, 1 rubata. Le statistiche negative arrivano sempre dalle palle perse, con qualche fallo in attacco di troppo inutile per prender posizione. Con il suo fisico può anche sbracciare meno contro centri meno fisici. Il 5/11 dalla lunetta è già molto meglio dell’ultima volta con Milwaukee. Nel finale commette un fallo evitabile su Middleton che lo aveva battuto poco prima. Nel pitturato in attacco però da sempre la sensazione di pericolosità, aprendo con un gancio cielo in corsa stupendo.
 
Bacon: 6,5
10 pt. 4 rimbalzi. Sfiora l’espulsione spendendosi a volte su Giannis, a volte su Khris (Middleton). Finisce con 4/9 al tiro andando anche a completare giocate con personalità. Fa segnare comunque un +5, nonostante perda qualche duello, come nel finale in un’occasione con Middleton, il quale dalla lunetta però sbaglierà il libero addizionale.
 
Monk: 8
25 pt. (10/17), 2 rimbalzi, 1 assist, 1 rubata. Si scatena ancora nel momento decisivo. Questa volta la sua pazzia non viene arrestata nemmeno dagli addetti con la camicia di forza. Tripla ignorante alla Basile nell’ultima frazione e tante altre buone giocate dopo una prima parte un po’ in sofferenza sullo sgusciante Brogdon. Personalità che fanno di lui l’Uomo partita per Sprite.
 
Zeller: 6,5
6 pt. (2/5), 8 rimbalzi, 1 assist, 1 stoppata. Cancella Middleton nel finale con una super stoppata ma gli arbitri gli danno contro sulla rimessa. Caparbio va a riprendersi un pallone offensivo dopo un suo fuori misura da sotto. Il solito tenace Zeller anche quando sulla singola azione gli va male va a cercare di riprendersi il maltolto e con un +14 di plus/minus lo fa abbondantemente. Un bel jumper nel primo tempo sputato fuori dal ferro non lo fa continuare nella sua realizzazione nei piazzati.
 
Kaminsky: 6,5
11 pt., 3 rimbalzi, 4 assist. Con 5/9 al tiro e un +18 si interscambia con Zeller. Meno appariscente del solito salvo una bella giocata al tiro e la schiacciata appesa descritta nel corpo del pezzo, continua il suo buon momento regalando anche palloni/assist veri per i compagni.
Graham: 6,5
0 pt., 5 assist, 2 rimbalzi, 1 rubata. L’operaio non gratificato. Spende 6 falli, forse non tutti al meglio, però gioca 24 minuti data l’assenza di MKG. Utile in fase assist come quando su una sua penetrazione scarica al volo su Howard da sotto che in due tempi realizzerà.
Coach Clifford: 7
La squadra produce 21 assist contro i 29 di Milwaukee ma le esecuzioni su giocate singole sono spesso aiutate da blocchi. Il resto lo fa il tiratore o il penetratore. Il 53,6% dal campo e un 56% da tre addirittura superiore contro il 49,5% e il 52,8% di Milwaukee nei rispettivi campi già descritti in una battaglia all’ultimo canestro. Charlotte però perde 11 palloni contro i 14 di Milwaukee e ha la possibilità d’andare in lunetta più spesso, soprattutto grazie alla fisicità di Howard, alle incursioni di Kemba e al vantaggio accumulato nel finale. La squadra ha fiducia e la difesa nella seconda parte nonostante un ottimo Middleton potrebbero produrre una striscia vincente allungabile…

Impres(si)hornets

Siamo giunti a novembre dopo un ottobre più ricco di basket giocato ma anche colmo d’infortuni, in parte importanti, come quello shock occorso a Gordon Hayward, poi a quello grave dell’ex Jeremy Lin e anche il nostro Nicolas Batum ha patito un infortunio doloroso che lo terrà un mese e mezzo lontano dai parquet.

Tra le injury ambigue invece troviamo quella di Michael Carter-Williams che è stato parcheggiato nella squadra satellite dei Greensboro Swarm per farlo gradualmente riabituare al gioco e al contatto.

Una riabilitazione che è giunta inaspettata dopo aver letto il suo nome per la partita contro Memphis tra quelli in “Game Time Decision”.

Un piccolo passo indietro che Charlotte sta pagando, anche perché Julyan Stone, la terza PG prescelta è anch’esso entrato in lista infortunati.

Al loro posto stanno giocando Malik Monk ed eventualmente Marcus Paige, il quale ha messo piede sul parquet per uno scampolo di partita ma limitato dal two-way contract, non penso avrà molto spazio.

A livello contrattuale invece, il direttore generale Rich Cho ha annunciato che Charlotte ha esercitato l’opzione (per il quarto anno) che gli consente di legare ai propri destini Frank Kaminsky.

 

Kaminsky guadagnerà 3,6 milioni il prossimo anno che, se venisse riconfermato, potrebbero divenire 4,9 nella successiva.

Frank ha giocato 162 partite con Charlotte ed è entrato nel suo terzo anno (draftato nel 2015 alla nona posizione).

Dopo una gara a Detroit sulla falsa riga dello scorso campionato, ha trovato tre buone partite di fila, riuscendo a variare il suo gioco, senza incaponirsi e limitarsi a soluzioni da oltre l’arco, le quali sono richieste nel gioco NBA moderno anche ai lunghi, ma non sempre portano benefici, specialmente nel caso di un sophemore (lo scorso anno) che aveva bisogno d’affilar le armi e migliorare le percentuali da fuori e variegare il suo gioco integrandolo con azioni in entrata o da post basso vicino a canestro.

“Siamo felici di avere Frank come parte del progetto che stiamo sviluppando qui a Charlotte”, ha detto Cho, proseguendo con: “La sua etica del lavoro e l’impegno stanno mostrando miglioramenti in questa stagione e siamo ansiosi di vedere ciò che il futuro riserverà per Frank”.

Sicuramente Frank ha contribuito alla buona partenza di Charlotte (sopra i .500), così come un altro giocatore che sarebbe dovuto partire dalla panchina; l’ex OKC Jeremy Lamb.

 

La classifica a fine ottobre a Est.

 

Il nostro numero tre sta utilizzando lo spazio che Batum gli ha concesso in virtù dell’infortunio occorsogli, così Jeremy è riuscito a migliorare la dinamicità di un attacco che lo scorso anno si era dimostrato troppo statico e affidato unicamente a Walker.

Le sue incursioni spesso sono in grado di scardinare le difese avversarie. Un’altra chiave dei successi di Charlotte, battute le prime momentanee a Est e a Ovest (Orlando e Memphis), risiede ovviamente in Dwight Howard, centro che, a dispetto degli scettici, disfattisti, se non peggio degli hater che lo davano per finito, ha iniziato alla grande, mostrando qualche problema solo nell’ultima gara con Memphis, dove la pericolosità di Gasol da fuori l’ha un po’ allontanato dalla zona di competenza del pitturato, tuttavia Clifford mettendo in campo il suo sostituto ed ex centro titolare Cody Zeller, ha ovviato il problema con un giocatore affidabile in grado di attaccare e difendere.

Il jumper lungo da due di Cody è sicuramente migliorato, questo crea una minaccia in più contro le difese avversarie chiuse.

Se Zeller e Kaminsky si stanno rilanciando prepotentemente, presto potrebbero mettersi in luce (è proprio il caso di scriverlo visti i costumi) due nuovi super eroi: Lanterna Verde Bacon e Flash Monk.

 

In visita all’Hemby Children’s Hospital dei conosciuti supereroi…
Da sinistra a destra: Dwayne Bacon/Lanterna Verde, Malik Monk/Flash, Hugo, Cody Zeller/Superman e Frank Kaminsky/Batman.
Foto di Jon Strayhorn da hornets.com

 

I due non hanno certamente costantemente brillato, ma hanno portato lampi di luce con qualche giocata esaltante, soprattutto Monk, il quale per ora sta facendo peggio del compagno, ma ha più talento a livello offensivo, mentre Bacon mostra a ingenuità difensive tipiche da matricola, buoni momenti in marcatura e un open jumper affidabile, non ancora da marcato.

Dopo le due W in back to back contro le prime della classe, stanotte Charlotte affronterà i Bucks all’Alveare, cercando la rivincita e l’ennesima impresa, dopo aver lasciato la vittoria a Milwaukee sul loro campo nel “Game 3” della nostra annata, ma l’ambiente ricreato al The Hive (quasi boati per i liberi trasformati da un istrionico Howard) fa sì che per gli avversari sia più dura…